L’In-Fertility Mind della cultura del Ministero della Salute [di Nicolò Migheli]

Polite Sperm 02

Non nascondiamoci dietro il dito che indica la luna. Le società europee e quella italiana in particolare hanno davanti a sé un problema molto serio. La denatalità diventerà fattore di squilibrio permanente a meno che non intervengano fatti nuovi. Società a piramide rovesciata con in cima i giovani invece che gli anziani così come dovrebbe essere. La fertilità sia maschile che femminile negli ultimi decenni è diminuita. Non solo per cause socio-economiche e culturali ma per lo stile di vita. Inquinamenti, cibo spazzatura, mancanza di movimento e di vita all’aria aperta hanno il loro peso.

Mentre la vita media cresce, l’età della fertilità femminile resta quella stabilita dalla natura: dai 14 ai 40 anni. Poco più poco meno. Così come è stato fatto in altri paesi, la ministra Lorenzin lancia per il 22 di settembre una giornata di informazione sulla fertilità; in ossequio all’inglesorum della cultura dominante economicista viene battezzato con l’hastag  Fertily Day. La comunicazione viene affidata all’agenzia Mediaticamente che ha già eseguito lavori per il ministero. Il 31 di agosto la campagna, in gran parte pensata per le reti sociali, viene lanciata. Con la rapidità che solo la rete può dare, viene ricoperta prima di critiche rabbiose e poi sepolta dall’ironia dei navigatori.

Nella notte dello stesso giorno il sito viene bloccato e la campagna sospesa, forse ritirata. È la prima volta, a mia memoria, che ciò avviene in così breve tempo. Le giustificazioni della ministra sono rivelatrici del clima culturale in cui lei vive. Si va da: i social non hanno capito – dimenticando il secondo assioma della comunicazione: Quello che gli altri hanno capito è stata la tua comunicazione – alla fertilità è un problema di tipo sanitario.

Il contesto non è competenza del Ministero della Salute. Se per confutare la prima affermazione, basterebbe che la Lorenzin facesse memoria dei corsi sul Parlare in pubblico che lei ha frequentato prima di essere una delle donne d’assalto del berlusconismo, nella seconda si rivela la cultura medica dominante, quella della specializzazione, ogni fatto di salute vissuto a sé stante ignorando aspetti che invece toccano il profondo. Curare il corpo ignorando l’anima.

Il tutto, in questo caso, amplificato da slogan superficiali e cialtroni. Una comunicazione che getta la responsabilità sulle giovani donne colpevolizzandole. Nessuno tra i creativi dell’agenzia, del gruppo di comunicazione del ministero, la stessa Lorenzin, si sono resi conto che toccavano temi che sono fondanti nell’esistenza umana. Che i miti di qualsiasi cultura toccano la sessualità e la raccontano negli aspetti anche dolorosi e violenti. Nessuno che abbia fatto un’indagine semantica sul qual claim: la fertilità è un bene comune e sulle implicazioni e molteplici letture.

Bene comune nella giurisprudenza e politica degli ultimi trent’anni in Italia significa bene indisponibile, che non può essere privatizzato, ma solo proprietà della comunità. Si può dire altrettanto della fertilità? Certo dal punto di vista teorico sarebbe pure corretto, la fertilità del gruppo e garanzia del mantenimento dello stesso. Una cosa però è scriverlo nei testi di sociologia e antropologia, un’altra è calarlo nella vita delle persone, dove la riproduzione è fatto privato.

Così è sempre stato, ad eccezione dei Lebensborn nazisti. Nessuno evidentemente,  tra gli autori dello scempio,  ha idea della società in cui vive. Società di donne libere che decidono se, quando e come procreare. Nessuno si è reso conto che quell’espressione e tutta la campagna, innesca o fa rivivere sensi di colpa, sguardi di amici, familiari, nonni con la domanda carica di frustrazioni e dolore: “Beh, quand’è che ci date questo nipotino?”

Nel mondo ideale degli autori evidentemente questo pensiero non viene colto, non perché si immaginano padri e madri felici, no, solo per pressapochismo. E che dire del figlio unico che diventa oggetto di ulteriore colpevolizzazione? Renzi ha già disconosciuto la campagna, in realtà dovrebbe interrogarsi.

Fertily Day è organica al suo modo di governare: supponenza, annunci e molta superficialità. Un’ultima considerazione, i tagli all’istruzione cominciati con Berlinguer negli anni Novanta sono al governo e producono questi frutti. Per tutto il resto tweet.

 

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