Il parcheggio nelle mura di Cagliari o del poco senso del paesaggio e della mobilità dell’amministrazione Zedda [di Francesco Sechi]
Siamo prossimi all’inizio della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile (presentata anche a Cagliari, assente l’Assessore alla Mobilità) che ha come obiettivo quello di incoraggiare le amministrazioni locali (teoricamente virtuose) a introdurre, promuovere, misure di trasporto sostenibili e invitare i residenti a sperimentare alternative all’uso dell’auto. Con quale credibilità un’amministrazione possa presentarsi a questa rassegna essendo totalmente carente dal punto di vista degli atti di base per una mobilità sostenibile, ovvero, i piani di settore (Piano della Mobilità, Piano urbano del traffico, Piano della Sosta, Piano della Ciclabilità, Piano del Trasporto Pubblico) è un interrogativo che, probabilmente, rimane nella testa di poche persone. Quelle che veramente credono che lo sviluppo di una città si persegue “progettando il proprio futuro” attraverso i Piani. Puntualmente il risultato di questa “non pianificazione” è la nascita di discussioni “accese” su opere già appaltate. Opere forti dal punto di vista dell’utilità, spesso espresse da “opinioni personali”, debolissime dal punto di vista della giustificazione di tipo funzionale, economico-finanziario, gestionale, di compatibilità storica, urbanistica-architettonica e di convergenza di obiettivi. E di conseguenza dal punto di vista delle norme costituzionali sul paesaggio che siamo chiamati tutti ad osservare. Mentre ci apprestiamo ad assistere alle piacevoli iniziative musicali a bordo degli autobus del CTM, che magari ci suoneranno la marcia funebre del “defunto” bike-sharing, ci si interroga sulla realizzazione di interventi di concezione “paleozoica” come la nuova rampa di via dei Valenzani, e all’impatto del parcheggio sotto le mura di Castello frutto di una strategia assolutamente condivisibile, quella di “liberare le strade dalle auto parcheggiate attraverso la realizzazione di parcheggi in struttura”, ma assolutamente priva del supporto degli strumenti di pianificazione trasportistica e urbana. Un’opera da 10 milioni di euro ideata e dimensionata vent’anni fa con una vita utile di 40-50 anni che si affaccerà in un mondo ove la mobilità, ci auguriamo, sarà profondamente diversa da quella che vediamo oggi; sicuramente lo sarà nelle città più moderne e virtuose. Uno sguardo agli altri paesei dell’Unione Europea sui temi della mobilità urbana non farebbe male agli amministratori nostrani Scrive, in questo sito, lo storico dell’architettura Franco Masala “Anziché varare un piano credibile del traffico …….”; ebbene la pianificazione dei trasporti a Cagliari è oggi ferma agli atti delle giunte guidate dal Centro Destra, Piano della Mobilità (2009), Piano Urbano del Traffico (2007) e discussi almeno 2 anni prima della loro approvazione, quindi ormai 10 anni fa. Il Piano della Mobilità propose un piano di azione decennale che prevedeva lo studio nel dettaglio degli interventi previsti attraverso lo sviluppo dei piani settoriali di breve periodo e di studi di fattibilità specifici. In particolare:
Tali piani, dal costo complessivo pari a circa un decimo del costo del parcheggio di via Cammino Nuovo, avrebbero dovuto essere redatti in coerenza con gli obiettivi e le strategie individuate dal PUM e, laddove necessario, essere input di aggiornamento del PUM stesso. Di tutto questo oggi non c’è traccia. Quel che nelle intenzioni doveva essere il cammino di un “piano processo” sembra quindi essersi arrestato al primo passo. Il risultato sarà uno sviluppo della mobilità di lungo periodo conseguenza di effetti casuali e non pianificati, che esporranno la città a diventare un sistema “fragile” e a rischio di decadenza. Circolano carte e progetti sulla sosta, sul trasporto pubblico, sulla ciclabilità, etc. che tuttavia non discendono dai piani sopracitati e alle quali non può essere affidato il ruolo di “piano”. Quel che distingue infatti un piano da una carta tecnica o da elaborati progettuali, sono innanzitutto la definizione e la misura degli obiettivi, le strategie, la stima ex-ante degli effetti, la valutazione dei costi e dei benefici che servono a valutarne la “convenienza” e non solo l’utilità. Le città sono organismi complessi e l’accessibilità è un tema altrettanto complesso che oggi viene trattato nelle città moderne in maniera trasversale, coinvolgendo esperti di tutte le discipline. Era il messaggio, non ascoltato o non efficacemente diffuso, che il Centro Studi dell’Ordine degli Ingegneri cercò di comunicare l’anno scorso nel convegno “Città accessibili per una mobilità sostenibile” nel corso dell’edizione 2012 della settimana europea della mobilità sostenibile. Il convegno si articolò in 3 tavole rotonde ove autorevoli ospiti, appartenenti a differenti discipline, affrontarono il tema dell’accessibilità in relazione allo sviluppo della città. Trasportisti, urbanisti e architetti si sono confrontati con economisti delle città, medici, sociologi, scrittori, storici e giornalisti. Il confronto con tutte queste discipline deve avvenire nella fase di pianificazione degli interventi, e non successivamente all’appalto delle opere, auspicando che si possa generare un processo di discussione più elevato e maggiormente condiviso, che possa tradursi in una maggiore consapevolezza del problema complesso dell’interazione fra urbanistica e trasporti e in atti pianificatori più virtuosi con l’obiettivo comune di rendere competitiva la città da parte delle amministrazioni locali. Questo processo virtuoso non si riesce ad attivare, anche perché i finanziamenti (vero motore delle scelte) continuano ad arrivare, a prescindere dalla carenza di atti di pianificazione. Risultato? Un Parcheggio Nuovo sulla via del Cammino Vecchio. *Ingegnere trasportista
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Leggo con viva preoccupazione il suo commento e quello di altri studiosi e commentatori della problematica urbanistica nell’era Zedda cioè dal 2010 ad oggi. Chiedo a lei e ai suoi colleghi perché non avete scritto o detto niente durante la prima giunta Zedda o prima delle ultime elezioni di Maggio? Oggi fare polemiche diventa esercizio letterario fine a se stesso.
Non ho mai visto ne’ sentito, purtroppo alcun consigliere comunale di maggioranza o di opposizione protestare contro la mancata predisposizione di un Puc in aderenza al PPR del 2006. Allora va tutto bene, o siete una banda di complici?