Omaggio alla mia terra[di Antonietta Langiu]

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Nei giorni terribili della devastazione e della morte in Sardegna, ho sentito la necessità di esternare con un pensiero/poesia il mio indissolubile legame con la mia terra lontana, con la speranza che la grave ferita inferta a quella terra, non solo mia, ma di tutti gli italiani, ci insegnino a lottare per un paese migliore. In Sardegna eravamo abituati a tutto, al vento forte, al ghibli che ci portava la sabbia del deserto africano, alla siccità, agli incendi estivi, naturali e non, dei boschi e delle zone incolte; poco alle inondazioni, e ciò in piccolissimi territori.

Ci siamo abituati alle invasioni di popoli diversi nel corso dei secoli, tanti; eravamo e siamo ancora abituati alla cattiva politica da cui è derivato il dissesto idrogeologico della nostra isola; una politica che ha permesso e favorito negli ultimi 40/50 anni l’insediamento di grandi imprese nazionali ed estere, elargendo loro denaro pubblico, per pagare poi miseramente operai e dipendenti. Aziende che subito dopo se ne sono andate in altre località (delocalizzare).  Ci siamo abituati quasi a tutto: alle  esalazioni dannose,  alle contaminazioni e ai veleni delle industrie petrolchimiche ora moribonde e in putrefazione.  Alle servitù militari all’America e alla Nato: dalla Maddalena, con i suoi sommergibili atomici, a Perdas de Fogu, a Serra di Quirra, che hanno avvelenato i territori per l’eternità, dove moltissimi muoiono per tumori, soprattutto bambini; zone dove è stato modificato il DNA dei nascituri.

E, ancora, mi ripeto, alla vergognosa politica volta a soddisfare, in cambio di favori, le mire di magnati e costruttori, che non hanno rispettato l’ambiente e le peculiarità del suo insieme, favorendo grandi infrastrutture alberghiere, enormi ville e piscine fino a toccare gli arenili. Politici e amministratori, per una manciata di voti, hanno concesso si potesse costruire dappertutto: sulle spiagge, nell’ansa dei fiumi, sopra fiumi e corsi d’acqua, sotto una collina franosa…

Una tristissima sorte quella della nostra isola, dissestata e inquinata. Una volta granaio d’Italia, divenuta preda ambita di quei famosi palazzinari che avevano deturpato mezza nazione con i loro grattacieli e i periferici rioni di case fatiscenti, una addossata all’altra; emblema di un’epoca dove molti, qualcuno lo conosciamo anche troppo, hanno costruito le loro carriere politico-parlamentari, e di cui, nonostante tutto, continuiamo a sentire parlare…

Il dramma, che purtroppo non è solo della Sardegna, va cercato anche nell’ignoranza dilagante delle regole fondamentali del vivere, e questo vale per tutti noi italiani, e nel non rispetto della Natura di cui siamo parte e di cui non ne sappiamo apprezzare il valore intimo e universale.

E’ un’isola la mia isola

lontana nel tempo

e per millenni lontana dal mondo.

 Vicina per i conquistatori

la mia isola

gli invasori i razziatori.

 La mia isola ammantata di storia

antica come le sue genti

fiere rigorose superbe.

 La mia isola granitica

dalle bianche sabbie ardenti

su un mare di smeraldo.

 Fatta di silenzi profondi la mia isola

di belati lontani

di profumi che inebriano.

 Luogo di sogni remoti

la mia isola ventosa

di lontane memorie… di eterna nostalgia.                                 

                                                                    

*Sociologa. Sctrrice e poetessa. Vive nelle Marche                                                                                   

 

One Comment

  1. gabriella

    la considerazione amara di A. Langiu è la mia amarezza…saluti

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