Le “verità oggettive” degli assessori tecnici [di Nicolò Migheli]

anziani-spopolamento

Capita che ad Austis in un incontro sulla presentazione di un ennesimo Master Plan sulle aree interne, l’Assessore alla programmazione della Regione Sarda si faccia sfuggire che lo spopolamento è un fatto ineluttabile e che i servizi vanno finanziati dove ci sono le persone. Se le aree collinari e montane si spopolano, tanto peggio per loro. Sono le dure leggi dell’economia, è l’assenza della mitica massa critica che porta con sé l’abbandono. E sempre accaduto così, e chi siamo noi per poter invertire o almeno stabilizzare il dato odierno?

La spiegazione in un concetto: quello della marginalità. Espressione che porta con sé il limes, il confine tra la civis e la barbarie. Uno stravolgimento semantico: il centro che diventa margine e il margine centro. La stessa aggettivazione di interna assume caratteri negativi. Non più intimo, familiare, caldo, ma non esibibile, nascosto rispetto al resto che diventa mostrabile. La società occidentale e quella italiana in particolare, negli ultimi trent’anni è vissuta nell’idea che la tecnica fosse superiore alla politica, dotata di un’oggettività che la seconda non può avere, perché quest’ultima, soggetta a contrattazioni, interpretazioni; ben diversa dalla fredda neutralità della prima.

Peccato che la tecnica, nell’accezione contemporanea della parola, sia ben lontana dalla tecné greca, non contenga in sé conoscenze e competenze capaci di interpretare il mondo; si sia tradotta spesso nel vil meccanico di manzoniana memoria- se trovate l’espressione insultante, quella dei citaredi di Niccolò da Cusa potrebbe essere più sopportabile-. Una serie di abilità che talvolta non vivono di idee proprie ma si limitano ad applicare quanto i pensieri dominanti portano sull’uscio di casa o a portata di mouse. Le eccessive specializzazioni, utili senz’altro, a volte impediscono di leggere la complessità del reale e di restituire soluzioni che siano compatibili, ma soprattutto utili ad una società in perenne pericolo di disgregazione.

Però quando i tecnici fanno politica agiscono sul reale, le loro ricette utili o dannose che siano, hanno un impatto nelle vite quotidiane delle persone, sono lacrime e sangue. Quindi i tecnici non dovrebbero far politica? Certo che sì, però prima di cimentarsi in ruoli decisivi dovrebbero praticare il cursus honorum delle rappresentanze comunali, abituarsi al confronto con istanze differenti, farsi eleggere ad esempio. Così potrebbero verificare il gradimento delle loro ricette che non basta scrivere in ponderosi studi.

Tornando a noi: il buco della ciambella Sardegna è marginale? Lo è dal punto di vista culturale e sociale? Lo è dal punto di vista ambientale? No di certo. L’unica marginalità sarebbe quella economica, ovvero non si sosterrebbe da sé, e quindi via scuole, uffici postali e bancari, presidi sanitari. Per cui l’assessore certifica una realtà che certe misure trascinerebbero a punti di non ritorno. Una supposta oggettività che è dimostrata dalle profezie auto-avveranti.

In quell’ottica trasferire Barrali in un condominio di Mulinu Becciu sarebbe infinitamente più conveniente. Ma lo sarebbe per la Sardegna? Sarebbe strategico per le sorti dell’isola rafforzare l’orlo e lasciare il centro vuoto, in balia del selvatico, privo di agricoltura, percorso da incendi indomabili e alluvioni, preda di speculatori in incetta di terreni abbandonati, risorsa decisiva per un futuro affollato e con risorse scarse. Tutto questo costa infinitamente molto di più dei risparmi di bilancio di oggi. Peccato che le idee dell’assessore si stiano dimostrando arretrate e sanciscono la nascita di due cittadinanze, quella degna di ogni attenzione delle aree urbane e quella di serie B, senza servizi.

In parlamento sta per essere presentata una proposta di legge che contempla misure per la salvaguardia dei comuni nelle aree interne. Peccato che le posizioni dell’esecutivo regionale siano in contrasto con direttive europee e le politiche sulle aree rurali. In questo periodo molti dei  Gal stanno scrivendo il loro PSA, non hanno molta autonomia nelle scelte perché le linee sono state imposte dall’Assessorato all’Agricoltura.

È passato il principio dello sviluppo locale a regia regionale. Sostanzialmente si ripete quanto già sperimentato nella precedente programmazione con scarsi risultati. Forse lo strumento non è più all’altezza delle sfide, o comunque resta insufficiente. Quanto al nuovo Master Plan, occorrerebbe leggere i documenti per capire se sarà utile. Resta una forte sensazione di sconforto, la Sardegna deve sparire e qualcuno sta operando perché avvenga.

2 Comments

  1. umberto cocco

    Perché, caro Nicolò, le città sarde campano di economia, economia sana, produttiva?
    Campa di assistenza e soldi pubblici Cagliari, così Sassari, così la Sardegna urbana e così quella rurale. Anche gli assessori campano di lauti stipendi pubblici, di studi ripetuti sino alla noia prima che entrassero in politica facendo finta di essere in prestito, da studiosi e accademici.
    Ti risulta che si vendano sul mercato le pubblicazioni? Si sono venduti e si vendono i masterplan, i masterplan delle città e delle zone interne: alle amministrazioni pubbliche. Se Paci si fosse fermato qualche ora ad Austis l’altro giorno, avrebbe potuto vederli in faccia alcuni sardi che l’economia di mercato l’hanno fatta sul serio: i minatori emigrati in Belgio.

  2. Un commento in forma di poesia
    di Vittorio Sella

    Il deserto dei campi

    Le tracce del tempo sono muri a secco
    in linea al confine delle querce
    e sacchi trafitti alle travi nei cortili
    vuoti di grano sotto la pioggia
    che cancella le impronte nel fango.

    I segni del tempo sono sentieri solitari
    sotto un cielo di nebbia
    che i passi oscura e abbuia
    le cime delle querce nei campi
    deserti anche a primavera.

    E vedi le carcasse dei carri
    che restano con le ruote morte,
    immobili nei ristoranti senz’anima.
    I corpi non si piegano più
    alla terra che geme
    nel silenzio degli assenti.

    Ma in queste notti tornerà
    sugli altopiani la luna
    a levarsi dal mare
    con tocchi di campane
    e mani ingegnose.

    Vittorio Sella, giornalista pubblicista e autore bilingue

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