Un presidente della regione, professore universitario, ha a cuore l’Università della Sardegna? [di Antonietta Mazzette]

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Il Presidente Francesco Pigliaru a Porto Torres ha dichiarato che in Sardegna ci sono troppi giovani disoccupati e pochi ingegneri informatici, tanto da doverli importare “dal continente”. Ho provato sconforto nel leggere questa dichiarazione, non perché non la condivida ma perché da oltre cinque anni un gruppo di docenti dell’Ateneo sassarese – che afferisce al Dipartimento di Scienze politiche, Comunicazione e Ingegneria dell’informazione (PolComIng) – sta proponendo invano l’istituzione a Sassari del corso di ingegneria informatica.

Proposta arrivata per ben due volte sul tavolo del Comitato Regionale di Coordinamento dei due Atenei sardi e sempre respinta. La nostra insistenza è stata dettata dalla duplice consapevolezza: ogni anno oltre duecento giovani del centro-nord Sardegna si iscrivono in Ingegneria informatica fuori dell’Isola; anche in Sardegna vi è domanda di laureati in Information, Comunication, Tecnology (ICT).

I giovani che vanno a studiare fuori raramente rientrano, anche se ci sono eccezioni persino a Sassari dove, ad esempio, un gruppo di ingegneri è rientrato per costruire un’impresa che oggi ha al suo attivo decine di buste paga. Ma si tratta comunque di eccezioni.

Le ragioni per cui la nostra proposta è stata respinta sono comprensibili. Anzitutto, perché le ingegnerie sono patrimonio specifico dell’Università di Cagliari, mentre Agraria e Veterinaria appartengono al patrimonio di studi di quella di Sassari. In secondo luogo, perché anche i due atenei sardi stanno subendo da circa vent’anni un forte ridimensionamento in termini di finanziamenti ordinari e di ricambio generazionale del corpo docente.

Ciò ha a che fare con le politiche ministeriali di tutti i governi che si sono succeduti e che sono culminate nella tristemente nota riforma Gelmini che, a quanto pare, nessun partito intende mettere in discussione, nonostante i disastri che sta provocando, a partire dall’ANVUR, organo tecnocratico che ha adottato un sistema di valutazione ben poco equilibrato, il cui obiettivo principale è condensare il sistema universitario in pochi centri di potere.

In questo quadro complesso di difficoltà in cui vivono i due atenei sardi, si comprendono le diffidenze di molti colleghi che ritengono che non sia il tempo di investire risorse in un percorso formativo di ICT, così come si comprende perché Cagliari sia poco disponibile a cedere il “brand” Ingegneria a un ateneo che non ha alcuna tradizione in questa direzione.

Come PolComIng abbiamo incontrato i colleghi della facoltà di Ingegneria di Cagliari e abbiamo proposto loro di istituire un corso inter-ateneo (con sede a Sassari e a Cagliari) con l’intento di rispondere a tutti quei giovani che vorrebbero laurearsi in ICT e che non possono permettersi di andare fuori. La necessità che si faccia anche a Sassari si spiega perché andare a Cagliari non avrebbe costi dissimili dal resto d’Italia.

I tempi per l’istituzione di nuovi corsi per il prossimo anno accademico sono ormai molto stretti, ma se il Governatore Pigliaru fosse davvero convinto della necessità di avere più ingeneri informatici sardi, potrebbe aprire un tavolo di confronto con i due atenei e verificare la praticabilità di un percorso formativo comune. Questo costituirebbe un primo esperimento di Sistema Universitario Sardo che, se funzionasse, potrebbe essere diffuso anche ad altri territori, in primis Nuoro.

Ma ciò non potrebbe essere fatto a costo zero, giacché le nostre università sono in sofferenza, nonostante abbiano al loro interno le competenze e i requisiti necessari per avviare questo esperimento. Un investimento mirato da parte della Regione avrebbe una immediata resa in termini occupazionali, di rilancio delle imprese sarde di qualunque ambito perché, come è noto, l’ICT è trasversale a tutti settori dell’economia e dell’amministrazione.

E allora, Presidente Pigliaru, condivida con le Università sarde la sua preoccupazione e costruiamo insieme una proposta tesa a diminuire le contraddizioni di cui Lei ha parlato, agevolando i nostri giovani disoccupati nella scelta di percorsi formativi sempre più richiesti dall’economia, quali gli ingegneri informatici. Dalla sua avrà molti suoi colleghi docenti.

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