Un commissario straordinario per le chiese colpite [di Padre Enzo Fortunato]
L’Huffington Post 02/11/2016. Il 26 settembre del 1997, alle 11.42 una terribile scossa di terremoto provocò morte e distruzione colpendo l’Umbria e le Marche. Dall’interno della Basilica superiore di san Francesco molti di noi riuscirono a salvarsi ma persero la vita due tecnici della sovrintendenza, un giovane postulante e un frate. Oltre a danni ingenti subiti dal territorio ci fu il crollo di parte degli affreschi del Santuario. Una parte del San Girolamo – attribuita al Giotto – fu persa per sempre e parte del san Matteo dei quattro evangelisti di Cimabue era stata ridotta in poco più che polvere. La volta stellata venne rifatta e completamente ridipinta. E infine, otto figure di santi sull’arco della controfacciata e sul costolone vennero distrutte. I primi interventi furono, ovviamente, per la messa in sicurezza dell’edificio. Ricordo ancora, sei mesi dopo, le difficoltà nel salvare il timpano quando, il 26 marzo 1998, appena dopo l’imbracatura un’altra scossa colpì l’Umbria e fece crollare la torre di Foligno. La Basilica rimase chiusa fino al 29 novembre 1999. Il cantiere fu chiamato dell'”utopia” perché l’indicazione di Antonio Paolucci di aprirla per l’Anno Santo sembrava impossibile. Vennero raccolti oltre 300mila frammenti e 220mila vennero ricollocati, il restante conservati in un deposito cavò. Migliaia le ore di lavoro, a volte anche 24 ore su 24. Questo per dirci che ricostruire è possibile, ecco cosa insegna il modello Assisi che ha fatto e continua a fare scuola. L’intuizione geniale venne a Romano Prodi e Walter Veltroni che, venuti alla Basilica, istituirono un commissario straordinario del governo per il restauro della Basilica di san Francesco. La riuscita della ricostruzione è dovuta principalmente a tre motivi: -L’impatto che ebbe sull’opinione pubblica l’Italia ferita la cuore, come del resto ora. Quello che vorrei proporre in punta di piedi, in un momento così drammatico, oltre alla nostra preghiera, il nostro affetto e vicinanza, è l’invito a far sì che per Norcia e per i poli legati al culto, ci possa essere un commissario straordinario come avvenne per la città serafica. Non si tratta di fare prima le chiese e poi le case o viceversa, ma si tratta di camminare speditamente su ambedue i fronti per alleviare la sofferenza di quanti sono prostrati e feriti dal dolore. Dalla frustrazione che appesantisce il cammino legata alle continue scosse. L’esperienza di Assisi fu positiva, ecco cosa possiamo augurare ai ministeri competenti e quindi al ministero dei beni culturali, al ministero per le infrastrutture e al governo stesso che individuino rapidamente i referenti locali a cui attribuire le stesse funzioni che resero possibile il miracolo di Assisi. Ricostruire si può. Si deve. Oggi ogni uomo si fa carico di quel mandato consegnato a Francesco d’Assisi “va’ e ricostruisci la mia casa che, come vedi, è in rovina“. *Direttore sala stampa Sacro Convento di Assisi
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