A proposito di “TRUMPEUROPA EXPRESS” di Alessandro Mongili [di Francesco Masia]
Gentile Alessandro Mongili, la seguo e però mi chiedo: ma è sicuro che la sinistra perda semplicemente perché è poco di sinistra? Sicuro stia tutto qui? Capisco che annacquare la propria identità faccia perdere in appeal, eppure mi sembra anche sostenibile che la destra vincente agiti sempre gli ideali di sinistra per contrapporsi efficacemente a essi, quasi tenendoli lei strumentalmente in vita, per cui chi vota a destra lo fa sempre anche in opposizione all’ideologia opposta, della quale continua comunque a considerare portatori i candidati che proprio per questo rifiuta. E perché gli ideali di sinistra (al di là, voglio dire, di chi li incarni) dovrebbero essere oggi meno attraenti di prima? Tento un’analisi generalissima, che mi appare la classica scoperta dell’acqua calda cui (magari in ritardo) questo risultato statunitense mi ha infine esposto. Dopo secoli di storia in cui le sopraffazioni tra stati e magari religioni (e figuriamoci la difesa arcigna dei confini) sono parse a tutti assolutamente normali, lungo il ‘900 il mondo si è fatto più piccolo e interdipendente. Si è fatta largo la convinzione che i diritti devono essere uguali dappertutto, che il benessere a fronte del malessere (anche lontanissimo) è un sopruso, che il colonialismo è da bandire, che l’occidente avanzato consuma risorse che tra tutti sulla terra non potremmo consumare e inquina (e ha inquinato) quanto tra tutti non ci potremmo proprio permettere, che i paesi sottosviluppati vanno aiutati, quindi che i dazi applicati alle importazioni da questi (che proteggerebbero le nostre economie a svantaggio ancora di quelle) vanno sacrificati, che chi fugge da povertà e regimi illiberali va accolto … Il risultato di queste politiche è stata (mi sembra) la globalizzazione (che certo il capitale cerca di giocare finché può a proprio vantaggio), il cui risultato è comunque (sempre a quanto mi sembra) un tendenziale movimento di avvicinamento tra il livello di benessere e di produzione di ricchezza dei paesi occidentali già avanzati e gli altri nel mondo variamente emergenti. Mantenere in atto questa macrotendenza significa, in occidente, gestire un relativo (ma a volte drammatico) declino cercando di non farlo sfociare in deflagrazioni sociali e incontrollabili disordini civili, possibilmente riuscendo a distribuire tra tutti gli strati sociali il peso della crisi. Questo mi sembra il peso che tocca alla “sinistra”,condannata ad apparire distante ai problemi del popolo nel suo “politicamente corretto” quando si è appunto a uno stadio in cui il populismo, che alla destra è facile raccogliere, è ormai palesemente pronto a dire che, a ben guardare, prima veniamo noi, nei nostri confini, e poi loro, senza scrupolo nell’avviare così un fatale riavvolgimento degli ultimi decenni di storia che fino a un certo punto, se non magnifica, ci è almeno sembrata progressiva. È una visione molto desolante, mi rendo conto, al punto che sarei semplicemente felice se lei potesse dimostrarmi che è sbagliata.
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