La sarda coazione: anni sabatici nel governo ma selfie e genuflessioni a volontà [di Carlo Pili]
Assistiamo in questi giorni pre-referendari ad un affollato quanto ansiogeno vaievieni di ministri, ministre, sottosegretari, e plenipotenziali vari. La Sardegna da isola che “sta per conto suo” è diventata la turistica meta di chiunque sia renziano di prima, seconda, o ultima confessione. Ormai una folla. La domanda non è se fa bene questa pletora a fare campagna referendaria, a spese nostre, quanto se sia legittimo inventarsi accordi, trattati, patti con assessori che – come sa ogni sardo – forse, a gennaio, saranno privati cittadini di cui si è già persa la memoria per aver combinato poco o nulla. Ma che importa. Nella società dello storytelling facile, il governo più futurista degli ultimi decenni e per la Sardegna il più predativo, vuole solo occupare i luoghi di potere e far coincidere partito e governo della cosa pubblica. Ma in Sardegna non abbiamo bisogno di suggeritori, sappiamo essere persino più bravi. E’ sufficiente uno sguardo alle vicende di SEL e dei pittoreschi partitini che formano la maggioranza regionale. Questi ultimi fanno i comprimari, dopo essere stati invisibili nel governo dell’istituto autonomistico, in forme inversamente proporzionali all’ossessiva invasione, grazie alla compiacente stampa locale, di fotine, sorrisi, slogans. In questo tristissimo autunno della Sardegna che ha come contrappunto l’esibizionismo di un’improbabile razza padrona si scopre con inquietudine che la classe dirigente locale, ben distante da quello che Gramsci intendeva essere tale, si mette in fila sgomitando per mettere punti-qualitù nella cartella-punti distribuita dal nuovo commissario del PD. Come si acquisiscono i punti? Semplice. Sommare quante più si può iniziative a favore del SI, mettere in FB selfie con i potenti in arrivo, a più non posso, e occultare le immagini in cui si vedono molte delle iniziative in questione drammaticamente deserte. Ti può capitare di vedere persino un ormai immemore e smarrito ex presidente di Regione accompagnato da un assessore di una famiglia tota politica e da un consigliere della RAI in un luogo praticamente vuoto a cantarsela e suonarsela da soli. Ben altro il ricordo di quello stesso personaggio a Roma, in mezzo a bandiere rosse ed a tutta la Sardegna, rivendicando ed ottenendo per l’isola un ruolo diverso. Altra stagione quella di oggi! Gregarietà e subalternità, come non si vedevano da decenni. Il fatto che parte della giunta provenga dall’Università sarà ragione, per la debolezza che hanno rivelato l’una e l’altra, di analisi per gli storici del futuro. La debolezza e la crisi delle classi dirigenti sarde del presente si sono rivelate, in tutta la loro drammaticità, in questi anni della giunta Pigliaru in continuità, senza soluzioni, con quella Cappellacci. Ma ha avuto il suo massimo livello di incompetenza durante la visita del primo ministro cinese. Hanno raccontato ai Sardi che si trattasse di uno scalo “tecnico” in Sardegna. Non in un luogo istituzione ma in Resort privato abbiamo visto accorrere il Presidente del consiglio. Come ai tempi di Berlusconi e Villa Certosa che faceva ribollire i Sardi. Non in un luogo istituzione ma in Resort privato abbiamo visto il Presidente della Regione trattato come un qualsiasi funzionarietto locale ed essere escluso, nella cena ufficiale, dal Tavolo di gala. Alcuni presidenti della Regione del passato avrebbero reagito con scene memorabili. Uno scalo curioso quello dell’imperatore della Cina. Proveniva da Marrakech in Marocco ed era diretto in America Latina. Curioso perché è dovuto tornare indietro, visto che il Marocco è ad occidente della nostra isola. Evidentemente le ragioni erano ben più importanti che un pernottamento a Fort Village. Ma non ci è dato saperle! Il cerimoniale inscenato in terra sarda ha tuttavia visto nei fatti la Regione Autonoma della Sardegna ridicolizzata. Mitici e dignitosi sembrano gli anni ’60, quando venivano accolti l’Aga Kan e Rovelli. Il modo sembra lo stesso. Gruppi folkloristici, dolci di pasta di mandorle, formaggi e vino. Le solite modalità di una ospitalità ricostruita che rasenta il Potlac. Ma allora si era più sempliciotti e naif. Perchè quello che abbiamo visto con i Cinesi e che sta andando in onda in questi giorni referendari col governo ricorda più da vicino la visita di re Carlo Alberto di Savoia a Bosa, e quando gli venne offerta una malvasia. Il re per compiacere disse che era molto buona. Si sentì rispondere: “ Ne abbiamo anche di migliore”. “Tenetela allora per migliori occasioni” replicò il sovrano. Quel che disturba infatti è la volgarizzazione della nostra tradizione, che non ha valore in sé, ma solo come spot pubblicitario. Un fenomeno in atto da anni non solo con i carnevali estivi, che però racconta bene l’idea che la giunta Pigliaru ha della Sardegna. Tutto quello che è sardo è folclore. Un atteggiamento che trova conferma nei modi con cui questa giunta tratti la lingua sarda ed il suo patrimonio culturale, e di conseguenza anche come abbiano trasformato Nora in quinta scenica, probabilmente negando all’ospite il vero significato di quel luogo: centro e snodo millenario dei commerci. Buon selfie a tutti i nostri politici picoli piccoli piccoli con la speranza che il 5 dicembre sia per loro, comunque vada, l’inizio di una presa di coscienza di chi sono e chi rappresentano.
|