Gramsci tra amore e rivoluzione. Quando tradì Eugenia per Iulca [di Franco Lo Piparo]

Epistolario

Il Corriere della Sera, on line, 29 novembre 2016. Un libro di Noemi Ghetti (Donzelli) si sofferma sui rapporti sentimentali del leader comunista con le sorelle Schucht. E analizza una strana fotografia del 1922.

Più si scava negli archivi, meglio si leggono testi e documenti da tempo sotto gli occhi distratti di tanti studiosi e sempre più chiaramente vengono fuori due Gramsci non del tutto sovrapponibili. Da una parte il Gramsci fabbricato, intelligentemente, da Togliatti per dare un consistente e autonomo profilo culturale alla politica comunista nell’Italia del dopoguerra.

Fu un Gramsci marxista-leninista-stalinista fino al 1956 (anno in cui il comunismo sovietico mise sotto accusa Stalin), divenne poi solo marxista-leninista. È diventato recentemente «comunista critico», formula dai contenuti misteriosi. Nel complesso si tratta di un Gramsci tutto testa, ideologia e politica. Mai percorso da un dubbio, sicuro già a vent’anni di quello che farà e scriverà a quaranta.

Le uniche passioni che gli vengono riconosciute sono quelle verso i figli che non può vedere crescere perché costretto in carcere e Iulca Schucht, la madre dei suoi figli che, stando alla testimonianza del figlio Giuliano e ai rapporti della polizia, non fu mai sua moglie. Togliatti non poteva non saperlo, ha ritenuto opportuno tacerlo.

Esiste anche un Gramsci scanzonato che vive amori non lineari (ossia umani) che si intrecciano in maniera complicata con la sua avventura intellettuale e politica. Un episodio viene messo a fuoco da Noemi Ghetti in un libro godibile pubblicato da Donzelli: La cartolina di Gramsci. A Mosca, tra politica e amori, 1922-1924.

Il contesto è importante. Gramsci il 2 giugno 1922 giunge a Mosca come rappresentante del Partito Comunista d’Italia. In seguito ad alcuni malesseri viene ricoverato nel sanatorio «Il bosco d’argento». Qui risiede Eugenia Schucht,  già segretaria della moglie di Lenin, affetta di una paralisi di origine psichica alle gambe.

Nasce una complicata love story. Diverse lettere di contenuto chiaramente erotico-sentimentale che sono state sempre presentate (complice il moralismo dell’allora partito comunista) come indirizzate alla presunta moglie Iulca si sa adesso con sicurezza, grazie al lavoro filologico di Maria Luisa Righi, che avevano come destinataria la sorella Eugenia. Iulca entra in scena nel settembre del 1922. Da quel momento l’oggetto del desiderio di Antonio si sposta sulla sorella più giovane e, stando alle fotografie, più carina.

Fin qui una banale storia d’amore. La complicazione nasce dal fatto che le due sorelle lavorano per i servizi sovietici, hanno anche il compito di vigilare sul professore italiano (così chiamano Gramsci), entrambe vengono sedotte da Antonio. A rendere ancora più complicato il triangolo sentimentale è il differente profilo politico e caratteriale delle due sorelle: Eugenia è una bolscevica intransigente che domina su tutta la famiglia, Iulca è una violinista dal carattere dolce, comunista quanto basta per sopravvivere in un regime poliziesco, succube della personalità imperiosa della sorella maggiore.

Come capita in questi casi, le due storie d’amore procedono inizialmente in maniera parallela. La cartolina di cui discute Ghetti appartiene al periodo iniziale. Eugenia si trova ancora in sanatorio, Gramsci ne è uscito da poco e, in compagnia di Iulca che gli fa da traduttrice, fa conferenze in circoli sovietici. I mittenti della cartolina sono Antonio e Iulca, la destinataria è Eugenia. La data è 16 ottobre 1922. A parte l’indirizzo, in cirillico, scritto da Iulca, il resto è in italiano e la mano è di Gramsci.

Andrebbe letta con strumenti psicoanalitici. I due innamorati fanno intravedere, non so quanto inconsapevolmente, alla intransigente bolscevica Eugenia una notte di liberazione erotica e politica. Il contenuto vuole essere scherzoso ma lo scherzo è il travestimento di una situazione che non poteva non ferire, sentimentalmente e politicamente, Eugenia.

Già l’incipit firmato «A. Gramsci, Iulca»: «Carissima compagna nonché sorella, Ci troviamo nella stanza n. 5 Sovietskie nomerà, è l’una del mattino, pensiamo al carretto e siamo invidiosi che lei possa giocare, mentre noi siamo costretti a fare dei discorsi nei congressi dei cinovniky (funzionari-burocrati), a tradurli e a farne la recensione per i giornali». Il carretto è un giocattolo costruito e regalato da Gramsci a Eugenia.

L’una del mattino, in una camera d’albergo, Antonio e Iulca insieme. Con il capovolgimento scherzoso della situazione: loro intenti a stendere noiosi documenti politici, Eugenia nel sanatorio che si trastulla col carretto costruito da Antonio. Ce n’è abbastanza per fare ingelosire e arrabbiare una donna innamorata. Lo scherzo, involontariamente crudele, non si ferma qui. Il tradimento erotico di Iulca e Antonio mostra, non dicendolo, un senso politico.

La cartolina ha una facciata su cui Gramsci disegna una scena complessa dove ogni figura e ogni parola meriterebbero un posto d’onore nei saggi sui sogni e sui motti di spirito di Freud. Riproduciamo la scena qui accanto e ci soffermiamo solo su un paio di particolari.

Nella parte centrale è raffigurato un letto con occhi e con diciannove gambe che fugge, gridando «Tutti portan la croce quaggiù», da una donna che con le sue lunghe braccia tenta di acchiapparlo gridando a sua volta: «Prendetelo, prendetelo, è un controrivoluzionario». Il letto che fugge è Gramsci che era da poco uscito dal sanatorio. La donna che lo insegue è la bolscevica Eugenia che è ancora in sanatorio.

Vi sono altri particolari, tutti interessanti, analizzati da Ghetti. Tutta la scena ha un titolo: La Croce di Iulca. Osserva l’autrice: «Non sappiamo se “la croce di Iulca” sia Gramsci, o se al contrario Iulca sia la croce di Gramsci». È possibile una lettura più radicale: la croce di Iulca coincide con quella di Gramsci e si chiama Eugenia. Eugenia sia come amante che sta per essere abbandonata sia come raffigurazione simbolica del comunismo burocratico-poliziesco realizzato in Unione Sovietica. Da entrambe le realtà il letto-Gramsci per l’appunto fugge con la complicità di Iulca.

Quella notte, il 16 ottobre 1922, Iulca e Antonio tradirono due volte: la «compagna nonché sorella», il comunismo sovietico. Come capita nei motti di spirito analizzati da Freud vollero comunicarlo alla doppiamente tradita Eugenia con una vignetta umoristica che, come tutti i sogni e motti di spirito, contiene un dettaglio che dà senso a tutta la scena: «Prendetelo, prendetelo, è un controrivoluzionario».

È curiosa l’autorappresentazione di Gramsci come controrivoluzionario. Come è anche curioso lo pseudonimo, Gryllus, con cui firma la scena: «Gryllus pinxit et scripsit». Gryllus è il personaggio di Plutarco che, trasformato da Circe in maiale, chiede a Ulisse di rimanere nel suo stato animale. Contro rivoluzionario e Gryllus-maiale soddisfatto del suo stato animale. Su questa cartolina bisognerà tornare. È merito di Noemi Ghetti averla imposta all’attenzione degli studiosi.

 

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