Rosalia e quei santi dimenticati [di Maria Antonietta Mongiu]

manifattura

L’Unione Sarda 14/12/2016. La città in pillole. Cagliari è città la cui geografia è disegnata dal sostrato e dall’interdipendenza di natura e cultura ma anche dalla geografia del sacro in cui il cristianesimo stratificò i suoi santi. A quelli più noti Saturnino ed Efisio o Domenico e Francesco, i primi in partibus orientalibus ed i secondi in partibus occidentalibus, se ne sommano di meno celebri.

 Alcuni titolari di chiese e luoghi; altri solo di altari, quadri, statue. Un catalogo di mirabilia che a Cagliari meriterebbe più cura di cittadini ed amministratori, di credenti e non. Nonostante la vetustà è la Guida di Giovanni Spano il miglior baedeker per avere un’idea di Cagliari civitas sacris monumentis o urbs sanctorum. Una città in cui le chiese sono una mappa incomparabile.

In una chiesa, la cui titolare è Rosalia, vergine ed eremita, abita occultato un catalano che si fece cagliaritano.  Quando fu ufficialmente santo, dopo esserlo stato a lungo per il popolo, fu il taumaturgo per eccellenza. Ereditò funzioni che nell’isola avevano stratificazioni millenarie, persistenze e sincretismi bizzarri quanto diffusi.

Il suo nome è Salvatore da Horta ed il luogo di nascita, nel 1520, Santa Coloma de Farners, prossimo a Gerona. Scelse di Francesco la regola più povera e, quando approdò alla Darsena nel 1565, il convento di Santa Maria di Gesù, stesso titolo di quello di Barcellona dove fece professione, e non la magnificenza di San Francesco di Stampace.

Entrambi erano stati benedettini, come quello di Horta e santa Rosalia, a rafforzare il suo ora et labora. I minori francescani celebrano il 450° di nascita, arrivo in città, morte e canonizzazione. La Manifattura Tabacchi, già suo convento, ne conserverà memoria?

 

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