Si può e si deve sognare, magari con storie di un Bardo [di Franco Meloni]
La stoffa dei sogni dei Sardi sarebbe l’orbace, se i Sardi sognassero. Tessuto rude, forte e in grado di affrontare, come un potente Filindeu la Tempesta che egoisti Prospero scatenano per dominare eventi. Ma siccome nessun uomo è un’isola, non si può impedire, magari con magiche arti, che Ariele spinga brezze soavi. E il vento del Nord trascini, impregnandosi di elicriso, le essenze che ricoprono i nuraghi e che hanno la musica di lamenti di teneri agnelli che non possono reposare pensando alla terra abbandonata. E Ariele potrebbe sconfiggere la mala aria che si mischia al fetore inutile dell’olio di pietra che spinge antiquate macchine sbuffanti. Il Maestrale si combinerebbe con la nube che proviene, umida e densa, dalla lontana Assiria, che contiene l’eco dell’urlo potente delle Sirene che rimpiangono la voglia di sapere di Odisseo e che hanno visto il Mare della Conoscenza mutarsi nella tomba di terrorizzati migranti. Prospero potrebbe vincere realizzando l’isolamento che si ottiene togliendo la parola ai sudditi. Ma anche Calibano, servo e figlio di una disperata strega, può liberarsi se ha la forza di stupirsi per la meraviglia del cielo stellato, sopra di lui, per illuminare la legge morale, in lui. Gianfranco Cabiddu ci ha ricordato che si può e si deve sognare, magari con storie di un Bardo oltre i confini di Europa e con l’aiuto della vista scavata ed eterna di un Poeta del Vesuvio che elenca le prove che non termineranno mai. Ita bellu.
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