Via la chiesa di San Nicola, ora c’è un palazzotto [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda,  21 dicembre 2016. La città in pillole. E’ santo che molto piacque ai sardi, Nicola di Myra, come altri che vennero dall’oriente. Forse perché condivideva con loro Diocleziano, irriducibile persecutore di cristiani, e Costantino imperatore, santo in oriente ed in Sardegna, che lo avrebbe liberato dalla prigione.

Forse perché quell’oriente del IV secolo e le sue diatribe teologiche videro protagonisti Lucifero ed Eusebio che inserirono Cagliari nel dibattito internazionale.

Nicola piacque ai cristiani latini ed ortodossi, all’Europa del nord ed a quella mediterranea. Divenne persino americano. Che Natale sarebbe senza quel santo, emaciato e barbuto, che fattosi bianco si trasfigurò in paciosa popstar del consumismo? La caduta del muro di Berlino ha trovato in lui un impareggiabile negoziatore, trasformando Bari e la sua basilica, eretta dai Normanni, in un’ecumenica Mosca che oltrepassa lo scisma del 1054.

Nel 1087 i baresi, trafugando le reliquie da Myra, emanciparono le sue geografie dai conflitti. Due anni dopo Gregorio VII cercò la stessa ricucitura in Sardegna attraverso i benedettini di Marsiglia che si videro assegnati luoghi spesso già frequentati dai monaci orientali secondo selezioni topografiche non casuali.

Una pianificata persistenza la si accerta nel lotto dove sorgeranno la chiesa ed il convento di San Francesco di Stampace, indicato  nell’atto di acquisto ” prope Ecclesiam Sancti Nicolai de Capusolio“, chiesa prossima al  tempio di via Malta ed al Capitolium, presente nelle tre versioni della “Passione di San Saturnino”.

Oggi al suo posto, tra Via Sassari e Piazza del  Carmine, un palazzotto e nessuna targa in memoria della chiesa di lunga durata di San Nicola.

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