Se io fossi Matteo [di Marcello Fois]

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Se io fossi Matteo Renzi, e dovessi sbrogliare la complicata matassa del PD Sardo, non ascolterei chi mi dicesse che al momento esista, dentro a quel partito in quella Regione, un candidato attendibile e, soprattutto, eleggibile a breve. Gli umori, se non i sondaggi, anche quelli sussurrati, parlano chiarissimo: la Barracciu candidata non passerebbe. Punto. Ora Matteo Renzi è politico realista, non credo che amerebbe una vittoria di Forza Italia alla prima consultazione elettorale dopo la sua investitura coram populo alla guida del PD Nazionale.

Ma questo è quanto accadrà se non si trova per la Sardegna una soluzione al volo. Non che le sorti della Sardegna pesino più di tanto, ma per Matteo Renzi, che è uomo attento ai simboli, e anche alla psicologia di massa, dovrebbero pesare, perché uscire bene da questa empasse isolana significherebbe dare prova di carattere e al contempo iniziare il suo mandato per gli italiani nel modo giusto. Quindi il punto è: come può fare Matteo Renzi a portare la Sardegna nell’area del centro-sinistra nonostante non abbia nessun candidato spendibile in proprio?

Può indire nuove primarie, dice qualcuno, far sì cioè che dal cilindro spunti qualcuno non indagato, non invischiato, non vecchio, magari donna, e magari in grado di guadagnare decine di punti percentuali in due mesi. Chi? Ganau dice qualche altro, il secondo classificato, ripescato e messo a correre per recuperare; Massimo Zedda dice qualcun altro, che dovrebbe abbandonare il lavoro su Cagliari a metà mandato per rischiare di non farcela in Regione; esiste anche l’ipotesi Soru, che, dopo gli anni dell’ostracismo del PD locale, verrebbe implorato dal PD nazionale di mettersi a disposizione contro Cappellacci. Mi paiono tutte soluzioni impraticabili: Ganau è un patrimonio da non sprecare; Zedda, comprensibilmente, non ha motivo di accettare adesso quanto potrebbe spettargli tra pochi anni; Soru, come Cincinnato dovrebbe far pagare molto, molto, caro il fuoco amico a cui è stato sottoposto in questi anni: per lui è auspicabile un incarico nel primo governo Renzi.

Altra soluzione sarebbe constatare la situazione in atto con senso di responsabilità, rinunciare a un proprio candidato, esponendosi pubblicamente, unilateralmente, e senza condizioni, a favore dell’unica candidata progressista, e forte, che abbiano a disposizione: Michela Murgia. Il rischio sarebbe controllato perché trattasi di candidata democratica nella pratica, e non solo a parole, e dalla sua elezione in termini di pluralismo si rischierebbe assai meno che se si lasciasse rivincere Ugo Cappellacci per la solita passione suicidiaria del PD sardo.

Anzi a Matteo Renzi, che è amante di narrazioni, occorre che qualcuno racconti la tristissima storia di questo PD sardo in tutto connesso alle forze che avrebbe dovuto combattere: nelle consorterie locali, nell’edilizia selvaggia, nel nepotismo dinastico, nel trasversalismo occhiuto. E narrare dell’assenza scientifica di opposizione negli ultimi cinque anni di consiglio regionale, con un Partito Democratico chiuso nel silenzio accigliato di chi preferisce il potere del proprio cortiletto al governo. Poi passare alla deprimente faccenda algherese in cui il potente referente del PD locale benedice, in quota centro-sinistra, un sindaco proveniente dal centro-destra, che nomina un assessore al bilancio tesserato al PDL. Quindi il pasticciaccio di Olbia dove al centro-sinistra non resta che contare i morti provocati dallo sviluppismo proclamato da se stesso quando era centro-destra. Bisognerebbe narrargli del luogo comune, diffuso ad arte, secondo cui la candidatura Murgia avrebbe tolto assensi al PD, perché le dichiarazioni di voto, a migliaia, dicono che è solo la fragilità della candidatura Barracciu a prospettare la vittoria di Cappellacci.

Magari a Matteo Renzi che si è imposto come “rottamattore” parrà rivoluzionario non avere un candidato ufficiale, stare, come è successo a lui a suo tempo, fermi un giro, e vedere quanto veramente i progressisti sardi ci tengano a sconfiggere la destra. Perché chiunque si definisca progressista, di qualunque rivolo o corrente, non può pensare che senza la Barracciu, o in assenza di un candidato ufficiale del PD, sia meglio votare Cappellacci. Realisticamente. E Matteo Renzi è uomo realistico: dovrebbe spiegare a tutti i compagni sardi i quali, furbescamente, a suo tempo hanno votato, e fatto votare, Cappellacci, pur di non far passare Soru, che il punto dovrebbe essere sempre di portare voti al centro-sinistra, non convogliarli, per dispetto, nel centro-destra, perché poi si rischia, di evirarsi per far dispetto alla propria moglie. Appunto.

3 Comments

  1. Rosella Aresu Murru

    Chissà perchè ma l’ ipotesi seppur remota di una candidatura di Zedda mifa accapponare la pelle !De gustibus disputandum non est! Buon Natale

  2. giselle

    Ha ragione Rosella , Zedda sarebbe il suicidio ! Penso che nonostante nn impazzisco per le modalita’ caratteriali di Soru sia l’unico candidato del centrosinistra che ha le capacita’ politiche, carismatiche per vincere le elezioni del 2 Marzo.

  3. gianni 43

    Il candidato c’è e si chiama Francesca Barracciu, non è appestata.
    Io non ho votato per lei ma la riconosco perchè ha vinto.
    Urge partito con un minimo di dignità e compatezza (parola grossa)che sappia difendere le proprie (degli elettori) scelte, e che sappia distinguere fra imputazioni serie e cartoline postali.

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