Compito della scuola è insegnare a imparare [Giovanni Scano]

orientamento-torraca-news-live

Intervista interessante e, per certi versi, sempre attuale. Penso che la riforma della scuola sia tuttora all’ordine del giorno. La cosiddetta buona scuola ha cambiato poco o niente. Mi ha colpito il riferimento a Paola Mastrocola. Il nome non mi era nuovo, ma sostanzialmente non la conoscevo.

Non condivido l’identificazione tra studio e apprendimento. Lo studio può essere compreso all’interno dell’apprendimento, ma non il contrario. L’apprendimento è qualcosa di molto più ampio. Secondo me, uno può studiare tanto e non imparare niente o, viceversa, imparare un sacco di cose senza studiare. La parola studio mi fa pensare a qualcosa di individuale e solitario. Con questo non voglio certo incoraggiare il non studio. Ma l’apprendimento è qualcosa che avviene sempre, lungo tutto l’arco della vita (Life Long Learning, come dicono gli inglesi) e può avvenire in qualsiasi luogo e circostanza.

Compito della scuola deve essere quindi, secondo me, non, come si diceva una volta, insegnare un metodo di studio ma insegnare a imparare (Learning to Learn, come, ancora, dicono gli inglesi; imparai a imparai, potremmo dire noi in sardo). Non bisogna tornare al buon tempo antico quando i maestri ne sapevano molto più di noi. Che è tutto da dimostrare: ricordo che quando in terza media, anno scolastico 1968 – 69, l’insegnante di storia ci chiese se la località di Austerlitz ci ricordava qualcos’altro, oltre alla battaglia tra Napoleone e gli austriaci, feci confusione e dissi che durante la seconda guerra mondiale c’era un campo di concentramento. Bravo, mi disse l’insegnante. In realtà, come ho scoperto da solo più in là, non era vero.

Anche l’insegnante aveva fatto confusione. Questo per dire che non bisogna limitarsi ai contenuti, che talvolta il contenitore può essere più interessante del contenuto, il mezzo può essere più interessante del fine, il metodo (i metodi) di apprendimento può (possono) essere più importante(i) di quelli che di volta in volta possono essere i singoli obiettivi contenutistici. Gli obiettivi formativi devono venire prima dei contenuti.

Certo anche i contenuti sono importanti. Ma meno di altre cose. Gli alunni non vanno considerati semplicemente dei baskets (cestini) da riempire, come diceva Dave lo scorso agosto, a Bournemouth, durante il corso di aggiornamento sul Learning 2 Learn, nell’ambito del progetto Erasmus+.

Ci trovo, poi, nell’auspicio come un ritorno all’antico, come un rifiuto del progresso. Un po’ come i luddisti nell’Inghilterra dell’Ottocento. Bisogna sempre vivere nel proprio tempo. Non ci si può isolare ciascuno nella sua torre d’avorio.

Internet è una grande risorsa. Una grande fonte di risorse. Così come una volta la televisione. L’uso appropriato delle nuove tecnologie può migliorare di molto la qualità della scuola. Bisogna non dimenticare però che al centro delle attività di apprendimento deve rimanere la persona alunno. Finalità fondamentale della scuola deve essere, come dice la nostra Costituzione, la formazione del cittadino partecipe e responsabile. Altro compito della scuola, della scuola pubblica, deve essere quindi quello di dare agli alunni gli strumenti per essere in grado di valutare e scegliere tra le cose positive e le cose negative.

Avendo ciascuno un suo proprio punto di vista, naturalmente. Ma non perdendo mai di vista nemmeno l’interesse collettivo. La scuola deve preparare per la vita, non limitarsi, come faceva una volta, a riempirti di contenuti, che spesso nemmeno capivi, che ti servivano spesso solo per essere promosso e andare avanti negli studi, oppure, se eri studente-lavoratore, per avere un avanzamento di carriera. Mi ritrovo, quindi, penso, sulla stessa lunghezza d’onda di Tullio De Mauro.

Lascia un commento