Matteo, Michela, Marcello…..ed altro ancora… [di Umberto Cocco]
Era già abbastanza poco rispettoso di sé, e dell’autonomia del partito sardo, e dell’autonomia della Sardegna, che il segretario regionale del Pd invocasse l’intervento di Renzi per risolvere la grana Barracciu. Ora lo fa Marcello Fois…. L’italianissimo Renzi schieri il Pd sardo a favore della sovranista, della neo-indipendentista Michela Murgia…. Che confusione, che contraddizioni. Noi che trovavamo così penoso Cappellacci portato in giro in Sardegna da Berlusconi. Pena per noi, per noi. Ma la confusione, le contraddizioni, in politica si pagano. Pagheremo quelle di Silvio Lai, responsabile dello stesso partito che ha invocato infinite volte in questi anni non semplicemente autonomia da Roma, ma persino un nome diverso, una autonomia organizzativa, forme proprie di organizzazione, non dipendenti. “I princìpi non sono caciocavalli appesi” (Antonio Labriola). Nemmeno in tempi di volatilità, di leggerezza dei contenuti. Sono costitutivi delle organizzazioni umane, non ci si può giocare. Marcello Fois è diverso, l’intellettuale si può e si deve permettere totale libertà e persino la spregiudicatezza del rompere gli schemi, finanche la brutalità dei richiami, delle sollecitazioni. Ma è come se anche lui si facesse travolgere dalla stessa ansia che ha preso il Pd sardo, di schierare Renzi a favore di una soluzione più gradita, che superi la candidata delle primarie ormai insostenibile per gli stessi che l’hanno sostenuta. Un Renzi all’apice della forza, una clava che può spaccare le ossa a chiunque, una scopa spazzatrice e poi volante come quella della Befana, con gli amici a cavalcioni, trionfanti di risulta (questo non vale per Marcello Fois, per i Pd sardi entrati in direzione sì, per esempio. Cooptati dai sottocapi corrente del correntone di Renzi, brave persone ma che non sono lo specchio del partito, che è più ricco di quella rappresentanza, per fortuna). Renzi un potere, non un pensiero. Mi mette tristezza il neo-segretario che pure ho votato, ma di più che non ce la facciamo noi a definire un assetto, un presidente o una presidente e uno schieramento che si candidi a governare la Sardegna sottraendola alla miseria di questi anni, al vuoto nel quale il Cappellacci scelto da Berlusconi (il loro Renzi) l’ha condotta, complice l’opposizione debole, fiacca, ordinaria, degli ultimi cinque anni. Michela Murgia non se l’è conquistato lei in questi mesi un rapporto con il Pd, con la sinistra sarda. Altezzosamente rivolta a un generico popolo, al voto né di destra né di sinistra, e rivolta lei sola, con un messaggio di sovranismo indefinito e più prosaicamente con un occhio ai sondaggi d’opinione, schierata alla Grillo contro tutto il passato, con le generalizzazioni, le semplificazioni, gli schematismi che possono portare voti ma non fanno una politica, nonostante i tempi, la crisi. Il Pd, la sinistra sarda, non sono (solo) i gruppi dirigenti. E’ larga e diffusa, con molte anime, sentimenti; e, fra cedimenti, delusione e abbandoni, anche passioni non spente, a volte risorgenti, e un’aspirazione a governare e essere governati facendosi carico della complessità, che tutto questo fiorire di forconismo più o meno incolto non affronta, anzi evade. Michela Murgia aveva le carte per parlare a questo mondo, invece non solo lo ha fuggito, ma a volte lo sbeffeggia, lo guarda con cipiglio, ha bisogno di marcare distanze. Ma questo si può fare in un articolo di giornale, in un pamphlet, non se si fa politica,che è un’altra cosa, appunto complessa, deve costruire alleanze, assetti. Si dirà: ma non lo fece anche Soru, e non lo fa Renzi? Sì, ma Soru qualche conseguenza delle semplificazioni l’ha pagata e fatta pagare a noi tutti, anche se la politica che ha incarnato aveva vastità di orizzonti e lui l’attenzione scrupolosa al dettaglio. Renzi aspettiamo, aspettiamo, costretti a sperare che non sia così superficiale come appare anche il gruppo che lo affianca. Allora? Io avrei volentieri votato la scrittrice come candidata del centrosinistra, più volentieri della candidata delle primarie del Pd. Mi piace l’idea della cultura al governo, anche se non ho letto i suoi libri (ho sfogliato in libreria un suo libretto sulla Sardegna, così fragile come un articolo di giornale). Mi sembra che venga dal nostro mondo, ne sono sicuro. Ma già ce li distruggiamo noi i nostri simboli….. Lo ha fatto Renzi (non la Spd dopo Bad Godesberg, che ha continuato a esporre ai suoi congressi i ritratti di Marx ed Engels, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, Kautsky, Bernstein… Lo ricorda Macaluso, citando Chiaromonte). Forse avremmo bisogno di qualche figura che li rimetta insieme, i nostri (cocci), i simboli sono idee, e poi giovani e vecchi a pedalare, e vincere, per governare bene. Sono ore decisive, e non deciderà il popolo. Per questo uno scrive lettere….. |
Bello, completo, complimenti !
Un quadro desolante, comprensibile, e condivisibile. La desertificazione, ideale e propositiva, che attraversa la Sardegna rafforza la mia idea che il “popolo” non sia diverso dai “politici”. Tutti i candidati hanno il loro “popolo sardo”, più progressista e innovatore. I candidati e le candidate dimostrano inconsistenza, acredine, polemiche da bar o da trattoria. L’assessore e giornalista del centro destra, appena nominata alla sanità sarda, ammise di non sapere niente ma che avrebbe studiato il problema: ” il risultato è facilmente verificabile”. Tutti i papabili stanno studiando e si confrontano, oggi con Renzi, ieri con Gino Strada, ieri l’altro con il “Che”, domani con Papa Francesco. Scusate c’è una persona che vuole dirmi come si muoverà la sua Sardegna per stimolare il ruolo delle banche e del credito in quest’ isola, dei trasporti, dell’ agricoltura e della pastorizia di qualità, del rispetto e riqualificazione del territorio e delle aree edificate ( sas biddas ), dell’ istruzione, edilizia scolastica, sanità e aree inquinate ? No!
Se non ci sono segnali di discontinuità perché continuare a parlare del nulla?
Caro Umberto, e se quella di Marcello Fois fosse più che una provocazione dello scrittore? Anche Berlinguer “sposto il campo senza cambiare nome” perchè vedeva non più sufficiente muoversi nei razionali comportamenti di quel tempo. . .
Non si tratta di fare accostamenti, non si può, ma quella ossessione corrispondeva ad uno sforzo disperato che guardava al di là del “ceto politico”, di rendere attive e protagoniste le donne e i giovani per tentare una nuova tappa della rivoluzione democratica italiana. Con gli schemi dati, in Sardegna, incluso il renzismo travolgente, (che mi astengo dal giudicare per evitare di cadere nel volgare) è pensabile immaginare che non siano i soliti pupari a tirare ancora i fili? Credo, pessimisticamente, di no e, fortemente, sono convinto che occorra andare oltre questo PD, che ci sia da scomporre per ricomporre. Ed è per questa ragione che condivido che Michela Murgia abbia fatto bene a rifuggire da un dialogo che non poteva non passare per i ‘gruppi dirigenti’. . . Per il resto: un augurio di un buon cammino per i Sardi e per la Sardegna, che in questo ultimo lustro hanno sentito, dalla politica, parlare del nulla e, insieme, degli affari. Con stima
Bene, caro Umberto, la tua depressione ė anche la mia… Ma vorrei non ti sottraessi alla mia domanda di fondo, quindi te la riformulo sinteticamente: preso atto della situazione attuale e cioè del fatto che il PD no ha un candidato forte, io elettore progressista dovrei votare Cappellacci o la Murgia?
PS: bada che scrivo Murgia come scrivo Cappellacci, potrei scrivere Don Camillo o Peppone…
Marcello, sei tutti noi 🙁
Il Pd, forte o debole, un candidato lo presenterà alle elezioni regionali, con una parte o con tutto il resto del centrosinistra. Poteva essere Michela Murgia, caro Marcello, ma ripeto: non ha saputo parlare al vasto mondo dei progressisti, non ha voluto, mostra di non volerlo fare. Può farlo in queste ore, in questi giorni? Ci provi; glielo auguro, me lo auguro, perché vuol dire che impara a far politica. Perché così come si è profilata sinora, la sua candidatura non è per niente forte. E’ debole. Perché è debole la sua proposta, sembra una replica del grillismo, è un’avventura solitaria: e la compagnia della quale si circondano i solitari è come dice Scalfari sulla Repubblica di oggi (domenica) a proposito dei bei giovani della segreteria di Renzi: ragazzi che debbono ancora imparare a camminare. (Quando non sono le seconde e le terze file dei partiti tradizionali, come diceva un dirigente del Pci a proposito dei sostenitori di Soru, compreso chi scrive….).
L’altro scenario che prefiguri tu, Marcello, che il Pd parta dal presupposto di non avere un candidato forte, e lasci la scena a Michela Murgia, in politica questi assurdi non si danno. I miracoli sì. Lei ci provi, Michela Murgia dico, a farlo. Non Renzi, non la segreteria regionale (che è capace di tutto). Noi, in Sardegna.
Gentile Umberto,
con quanta, invidiabile, docile docilità,
morbida morbidezza,
lieve levità,
molle mollezza,
pacifico pacifismo,
sapiente sapienza,
scafata scafataggine,
esperta esperienza,
mi annunci il prossimo quinquennato di Cappellacci!
Vorrei avere anche io la tua stessa lucida lucentezza,
ma temo che ancora una volta a questo PD convenga trattare una sconfitta con il centro-destra, piuttosto che rischiare una vittoria col centro-sinistra.
con stima sincera. M
E’ vero che il “facciamoci del male” è una costante, ma defire “caso” la candidata scelta con le primarie mi sembra troppo. La COLPA sarebbero circa 30 mila euro spesi in tre anni per spese di viaggio e spostamenti vari.
Murgia a parte, ma dal Partito doveva venire una reazione difensiva, e dalla magistratura una speditezza che chiarisse meglio la faccenda.
Quanto agli sciacalli amen
Secondo me, se il candidato del centrosinistra non sarà il vincitore (relativo) delle primarie, che io non ho votato, dovrà essere uno dei partecipanti alle primarie. Altre scorciatoie non ce ne possono essere.