L’ultima intervista a Nereide [di Maria Francesca Chiappe]

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L’Unione Sarda 21 febbraio 2016. Ha girato il mondo con Cagliari nel cuore mentre Macomer, dove si era trasferita a quattro anni, orfana di padre, l’ha «rifiutata». Eppure nella «grande villa con giardino dell’altra Nereide», la nonna materna, ha imparato la libertà: «Ho avuto un’educazione moderna da una coppia dell’800» originaria di Israele, «un posto dove non sono mai stata». Ed è l’unico rimpianto, superati i 90, che traspare dal racconto di Nereide Rudas.

Ancora e sempre un passo avanti, si tratti di iscriversi a Medicina a 17 anni («eravamo 3 donne e 97 uomini»), sposarsi a 19, affrontare l’università con un bimbo piccolo e una vedovanza precoce, fondare a Milano l’istituto di psichiatria forense, conquistare la medaglia d’oro dell’Accademia forense americana o dirigere, prima donna in Europa, un istituto di psichiatria.

«A differenza delle altre specializzazioni la psichiatria permette una visione più ampia, ha forti agganci al sociale, al culturale, allo storico, guarda all’uomo completo anche se sofferente». Perché nessuno è sano o malato: «È una questione di equilibrio, c’è sempre una parte di disturbo, di tristezza, di sofferenza. La malattia è una lente d’ingrandimento».

Ha lavorato in un mondo maschile Nereide Rudas «e noi donne eravamo viste con una certa diffidenza ma non ho mai avuto grandi problemi, a parte singoli episodi di intolleranza. Ogni forma di pregiudizio mi irrita e non vi ho mai dato grande importanza: camminavo sulle mie gambe molto velocemente». Nella casa inondata dal sole di un inverno mai arrivato studia il fenomeno che chiama muliericidio: il sostantivo femmina nel vocabolario comune ha un’accezione negativa. Dunque, femminicidio non le piace. Il suo ultimo libro (a breve in uscita) tratta degli omicidi delle donne in Sardegna a partire dal 1600.

E lei, affascinante e corteggiata ma scarsamente interessata alla bellezza («anche se mi accorgevo di essere circondata da un certo alone di ammirazione») non crede nell’amore che non sia quello dantesco che move il sole e l’altre stelle. «Credo pochissimo nell’amore di coppia, attualmente instabile e volubile: il muliericidio è la spia di una violenza che si è introdotta nella famiglia». Eppure, l’ultimo capitolo si intitola Il mondo parlerà con voce di donna: «Sì, perché le donne nel ‘900 si sono affacciate nel mondo del lavoro e hanno conquistato posizioni anche prestigiose ma la condizione di parità non è ancora raggiunta, soprattutto perché non è stato elaborato un linguaggio simbolico. Parliamo una lingua maschile, siamo all’interno di un mondo androcentrico».

Non è mai stata femminista, «anche se il movimento è stato molto importante», ma ha fatto parte dell’Udi con Miriam Mafai e Nilde Iotti.  «Secondo me non è stata raggiunta la parità, perfino la maternità è stata simbolizzata in termini maschili».

Su ciò che ancora devono fare le donne ha le idee chiare: «Parlare con voce di donna, altro che quote rosa, sono un pannicello caldo. Le donne devono fare il lavoro che gli uomini hanno fatto nei millenni, in modo accelerato. La strada è lunga però l’avvenire già incalza». Nereide Rudas ha riempito la sua vita di quello che ha voluto, «con costi altissimi in termini di rinunce».

Però gli occhi si illuminano e il sorriso si allarga quando ricorda di aver avuto tanti allievi all’università da dover organizzare i turni per le lezioni.  Ora è tempo di volgere lo sguardo sulla città: «Cagliari è sede di una grande università, delle Istituzioni, di importanti archivi, ha un giornale tra i più completi. Gli stessi intellettuali che hanno studiato la Sardegna dell’interno si sono formati attraverso espressioni urbane. Cagliari deve riassumere sempre più una direzione culturale. È sottovalutata, altro che Matera, scelta come capitale europea della cultura, non si può neanche fare un raffronto: qui ci sono un anfiteatro romano, una basilica paleocristiana, un castello medievale, un cimitero punico; è una città panoramica con bellezze naturali, i colli si affacciano sul mare di un golfo tra i più belli del Mediterraneo, senza dimenticare i sotterranei ancora poco conosciuti».

Parole che tradiscono il nuovo progetto di Nereide Rudas: un libro sulla sua città.

 

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