Ha ragione Umberto Cocco. I problemi di Sedilo sono quelli di tutta la Sardegna [di Vincenzo Medde]

Generic

Mi riferisco all’articolo di Umberto Cocco e alla riflessione sul comportamento di una parte dei cittadini di Sedilo e sulle scelte dell’Amministrazione comunale relativamente all’organizzazione e alle condizioni di sicurezza dell’Ardia di san Costantino. L’ Ardia, secondo Cocco, è solo una cartina di tornasole che rimanda a problemi ben più importanti di una pur frequentatissima e amatissima manifestazione popolare, problemi che si radicano nella convinzione, di cittadini e amministratori,  che «tutto si può fare fuori dalle regole».

A me pare che questo sia il nodo essenziale, capace di rendere conto non solo di quel che succede a Sedilo, ma anche delle radici di non pochi problemi della Sardegna tutta: dalla cura del territorio, agli attentati agli amministratori comunali, dagli appalti pubblici allo smaltimento dei rifiuti, dalla lotta alla peste suina alla gestione della sanità.

Ecco perché condivido il punto di vista che quelli di Sedilo non sono solo problemi locali, sono invece problemi della Sardegna e del Meridione, in primo luogo ma non solo: i problemi della legalità, della responsabilità, del rispetto delle regole, del civismo, del sentirsi parte (anche severamente critica, ma parte) dell’organismo sociale nel quale si convive.

Lo ha messo bene in evidenza l’economista Giulio Sapelli in una delle sue ricognizioni della realtà sarda: «I problemi della Sardegna […] non sono problemi localistici, asfitticamente provinciali, come troppo spesso vengono affrontati. Sono, invece, evidenziati alla massima potenza, i problemi cruciali del passaggio tra antico e nuovo regime: i problemi della proprietà, dello sviluppo delle forze produttive, del grado di credenza nella legalità e nell’adesione all’organizzazione statale della vita sociale (l’obbligazione politica)» [grassetto mio].

Questa l’origine del problema: quando alla fiducia nella legalità e all’adesione all’organizzazione statale della vita sociale si sostituiscono codici di comportamento presunti alternativi, individuali, famigliari, di clan, di culture altre e locali, inevitabilmente si innescano processi di disgregazione sociale che alimentano poi fenomeni eversivi della convivenza democraticamente e solidalmente regolata.

Quanto alla rappresentazione di tali fenomeni che la stampa sarda offre ai suoi lettori – questo il secondo problema  affrontato nell’articolo – , ad altra occasione.

Lascia un commento