Cappellacci e la sindrome del “mulino bianco”[di Redazione]

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Ugo Cappellacci ha lanciato la campagna:Compra sardo, mangia sardo: “Parte la nostra campagna per la promozione dei prodotti della nostra terra. Rinnovo l’invito ad acquistare l’agroalimentare sardo perché così, oltre a consumare cibi genuini, sosteniamo l’impresa ed il lavoro nella nostra isola. Questo è anche l’appello che ho lanciato a tutti gli amici della Sardegna che vivono nella penisola dopo l’alluvione: se volete aiutare la nostra isola, sceglietela come meta per i vostri viaggi e consumate i nostri prodotti. Se prima era una scelta di qualità, ora assume anche un significato etico e sociale importante. Vogliamo rialzarci con il nostro lavoro, con dignità e soprattutto costruire un modello di sviluppo in cui intendiamo essere produttori, venditori e consumatori di quella qualità della vita che si può trovare in Sardegna e non in altre parti del mondo. Oggi abbiamo anche stipulato un accordo per la valorizzazione dell’agnello sardo IGP, che dobbiamo difendere da una concorrenza spietata e soprattutto da chi specula e spaccia come sardo ciò che sardo non è.

La risposta delle Associazioni Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), Confagricoltura, Copagri, Agci, Lega Cooperative: “Meraviglia e indignazione per il modo fazioso con cui il presidente della Giunta regionale Cappellacci ha lanciato la campagna a favore del consumo dei prodotti dell’agricoltura sarda. La Sardegna è in una situazione di debolezza strutturale tale che impone, non operazioni di puro marketing propagandistico ma la costruzione di processi di sviluppo che, partendo dall’agricoltura e dall’agroalimentare, rilancino l’economia, la crescita sociale e civile dell’Isola. Il governatore non è il detentore della proprietà privata dei marchi di qualità che rappresentano l’agricoltura sarda, ma essi sono il frutto del lavoro e dell’impegno, costruito in tanti momenti di confronto, tra le istituzioni e tutte le organizzazioni rappresentative dell’intero mondo dei produttori sardi.

Tantomeno la Coldiretti ha l’esclusiva della rappresentanza dei produttori, dei marchi e della qualità delle produzioni agricole e agroalimentari isolane. Ci chiediamo che senso ha una operazione di immagine, pure positiva, di promozione dei prodotti sardi costruita sulla esclusione di una parte importante e maggioritaria di chi rappresenta il mondo dell’impresa agricola. Il dovere del presidente di una Regione come la Sardegna, in un momento di così grande difficoltà, sarebbe quello di unire gli sforzi per compattare, rilanciare e far crescere l’agroalimentare, nelle sue due componenti agricola ed alimentare, caratterizzato dalla non autosufficienza delle produzioni visto che nel 2012 sono state importate l’85% delle produzioni agroalimentari consumate in Sardegna”.

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