Salvare col passato l’identità futura [di Maria Antonietta Mongiu]
“Gli atti sono il nostro simbolo” scrisse J.L.Borges, che, intrecciando simboli e memorie, trasfigurò realtà e vissuti restituendoceli secondo la possibilità di ricezione di ciascuno. E’ il potere della poesia e della bellezza, che guariscono dolori e risentimenti. Produce pertanto speranza, la decisione del “Comitato provinciale della valorizzazione della cultura della Repubblica” di dedicare, nella Giornata della memoria, una lapide ed una giornata di studi a Doro Levi. Per tre anni, docente di Archeologia e storia dell’arte greca e romana a Cagliari e Soprintendente della Sardegna, fu epurato, alla fine del 1938, dalle leggi razziali fasciste. Il suo destino fu segnato e col suo quello del Tempio di Via Malta che stava scavando. Dedicato ad Adone e a Venere, fu distrutto per un palazzo, come altre volte a Cagliari. Miglior sorte ebbero Angelu Ruju di Alghero e Serra Orrios di Dorgali che, grazie a lui, continuano a svelare la memoria lunga dell’isola. Ma è l’Anfiteatro di Cagliari che lo incorona monuments men, ben oltre il suo ruolo istituzionale. Nel secondo dopoguerra, lo salvò dalla speculazione, come, quasi un secolo prima, fece Giovanni Spano. Oggi il monumento, finalmente liberato, accoglierà la memoria di uno dei suoi più illustri salvatori. Altri, tra cui Giovanni Lilliu ed Antonio Romagnino da qualche parte, il giorno della posa della lapide gioiranno con i sardi. E’ infatti festa di popolo onorare chi salvando i loro monumenti, ha salvato con il passato l’identità futura. Perché, per citare ancora Borges, la storia come la poesia è “misterioso gioco di scacchi [..] la cui scacchiera e i cui pezzi cambiano come in un sogno”.
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