I “Ritratti di SardegnaSoprattutto” (5). Padre Salvatore Morittu: Una vita a colori [di Susi Ronchi]
L’intervista a Padre Salvatore Morittu è la quinta della Rubrica “I ritratti di SardegnaSoprattutto” dedicata a uomini e donne il cui ruolo li rende osservatori priviliegiati della realtà contemporanea. La prima a Fiorella Pilato è stata pubblicata il 30 gennaio; la seconda a Giorgio Carta l’8 febbraio; la terza a Beppe Deplano il 13 febbraio; la quarta a Rossella Faa il 20 febbraio (NdR). “La Provvidenza? Esiste davvero. Quando pensi di non farcela, quando sei deluso e preoccupato, allora la vedi, a me è capitato più e più volte di toccarla concretamente”. Credere nella Provvidenza fa bene al cuore e forse la speranza, la suggestione, la fede fanno la loro parte. Padre Salvatore Morittu è la testimonianza vivente dell’esistenza della Mano dal cielo. “Negli anni Novanta un uomo e una donna, una coppia, bussarono al portone di San Mauro, a Cagliari, io non c’ero, ma lasciarono un pacchetto avvolto nella carta di giornale, come se il contenuto non avesse valore, in realtà si trattava di un tesoro: 50 milioni di lire suddivisi in mazzette strette nelle targhette della Banca d’Italia. Un aiuto inaspettato per la Comunità. Chiamai subito Giorgio Pisano che con un articolo raccontò su L’Unione Sarda il gesto di grande solidarietà. Ma per fortuna quell’episodio non è rimasto il solo, la Provvidenza si manifesta tra la gente che passo passo ci sostiene in questo straordinario percorso”. Era gennaio del 1980, quando venne battezzata, a Cagliari, la Comunità San Mauro per aiutare i tossicodipendenti, prima esperienza in campo nazionale, nei 5 anni successivi, sempre grazie allo stimolo, alla forza e alla passione del frate di Bonorva furono attivate altre strutture: S’Aspru a Siligo, il Centro di accoglienza Città di Sassari, e Campu ‘e Luas a Uta, ma sommando negli anni coraggio e determinazione Padre Morittu e la sua squadra di professionisti e volontari, riuniti nell’associazione Mondo X, hanno fondato a Sassari una Casa famiglia per i malati di Aids nel Convento di Sant’ Antonio Abate “per accompagnare alla morte con umanità questi ragazzi , spesso senza famiglia. Per me è stata quasi una predestinazione occuparmi di loro, perché proprio ad un giovane accolto a S’Aspru è stato diagnosticato il virus dell’HIV, il primo caso conclamato in Sardegna.” Tossicodipendenti, sieropositivi, alcolisti, giocatori d’azzardo, famiglie indigenti, ma oggi ad avere bisogno di attenzione e assistenza sono anche gli anziani, soprattutto nelle città perché soffrono maggiormente abbandono e solitudine. Infatti il progetto di padre Morittu ha allargato ad altre fasce svantaggiate il suo raggio d’azione: “Gli anni passati ci occupavamo degli anziani solo d’estate, nei mesi di vacanza, adesso invece, anche grazie ad un servizio telefonico, promuoviamo iniziative a gennaio e febbraio, per farli incontrare, per farli curare, per accudirli, abbiamo sotto gli occhi situazioni indescrivibili. ” In 37 anni di impegno sociale, durante i quali è stato necessario interloquire con il potere politico, ha acquisito un’esperienza unica: come valuta complessivamente il rapporto con le istituzioni? “Abbiamo bisogno di allacciare alleanze con tutti, partiti e schieramenti, per poter andare avanti, ma il cammino è sempre stato pieno di ostacoli, perché il tema delle droghe divide e viene percepito come elemento di disturbo per la politica. Poi a frenare progetti e azioni è la burocrazia, un macigno che toglie il fiato, confesso che dal 1980 stiamo lavorando con grandissima difficoltà. Ma ancora oggi non posso scordare l’aiuto ricevuto da un esponente politico, Luigi il Rosso (Luigi Cogodi): quando era assessore regionale ai Lavori Pubblici ci diede una mano per rendere disponibili i locali ex Enaoli di S’Aspru a Uta, lui ha creduto in noi.” Padre Morittu, da 42 anni è sacerdote francescano dell’Ordine dei Frati Minori, attualmente è il Custode della sua Confraternita, un frate tra i frati, molto in vista, amato, ammirato ma, come tutti coloro che mostrano di avere una marcia in più, è anche bersaglio di invidia. Questo brutto sentimento si percepisce anche in un contesto dove la preghiera e la misericordia dovrebbero colmare le miserie umane? “Il mondo clericale rispecchia in tutto e per tutto il resto dell’umanità, la mia arma è ridermi addosso davanti alle critiche sterili, ma posso dire con certezza di sentirmi adeguatamente amato dai frati, sono loro la mia famiglia. Sono nato frate sono cresciuto con la vocazione del frate, fin da ragazzino ho frequentato il seminario, era tutto il mio mondo allora.” Mai un dubbio, una crisi? “Certamente ho avuto i miei momenti difficili, che ho scandagliato attraverso una riflessione personale sul concetto di coerenza, sono emersi dubbi, periodi di incertezza, mai però sul mio essere frate, ma sull’essere sacerdote, perché celebrare la messa, esercitare le funzioni di confessore e di parroco rappresentavano per me un cambiamento radicale rispetto alle mie scelte più intime.” Ma niente ha fermato il progetto “ispirato all’amore”, nato 37 anni fa’, che è riuscito a conquistare la fiducia e la benevolenza di tante persone, le quali, con le sembianze della Provvidenza, hanno teso una mano concreta: “Per la casa famiglia di Sassari sono arrivati 300 milioni di lire dal Venezuela, una vera manna, ottenuta attraverso il legame con una famiglia sarda emigrata, e di recente ho appreso che presto ci sarà donato un nuovo tetto, grazie ad una elargizione inaspettata”. Il suo ultimo libro scritto con Giampaolo Cassitta, Gli ultimi sognano a colori, racconta la scelta di vivere da francescano, e si conclude così “Grazie davvero a tutti con la speranza che le nostre strade continuino a incrociarsi e che il cammino, seppur faticoso, sia sempre pieno di speranze e di colori che illuminino le nostre vite”.
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