I “Ritratti di SardegnaSoprattutto”(7): Pasquale Mistretta, casteddaiu doc [di Susi Ronchi]
L’intervista a Pasquale Mistretta è la settima della Rubrica “I ritratti di SardegnaSoprattutto” dedicata a uomini e donne il cui ruolo li rende osservatori privilegiati della realtà contemporanea della Sardegna. La prima a Fiorella Pilato è stata pubblicata il 30 gennaio; la seconda a Giorgio Carta l’8 febbraio; la terza a Beppe Deplano il 13 febbraio; la quarta a Rossella Faa il 20 febbraio; la quinta a Padre Morittu il 27 febbraio; la sesta a Giuliana Perrotta il 6 marzo (NdR). “Vergine, di settembre. Come avrei potuto fare tutto ciò che ho fatto se non fossi nato Vergine e se non mi fossi mantenuto Vergine anche nel tempo?” Schietto, ironico, battuta casteddaia sempre pronta, ma negli ultimi anni, la maturità e la crescente saggezza lo hanno reso più prudente: ”A volte devo fare uno sforzo per frenare il desiderio di buttarla lì, una frase pungente, un commento pepato, per me è una forma di relazionarmi con le persone, perché so leggere i modi di dire e di essere della Cagliari passata e sento dentro quell’umorismo che ormai fa parte integrante della mia identità, ma che può offendere, tanto che qualcuno potrebbe rispondere Ma custu ita boliri?” . Pasquale Mistretta, rettore dell’università di Cagliari per ben 18 anni, dal 1991 al 2009. Confermato per 5 mandati grazie alle modifiche ad hoc apportate allo statuto accademico per prolungare la sua posizione al comando dell’ateneo: ”Ancor oggi, mi abbracciano, mi salutano e mi rimpiangono, ho continuamente un grande riscontro sul mio operato come rettore, pazzesco dopo tanti anni: quando vado al Policlinico mi fanno sentire ancora rettore, cosa da non credere, tutti quelli che incontro vogliono stringermi la mano, si ricordano di me, incredibile, sono stato il rettore dell’università e lo sono ancora!”. Parla volentieri e con molta passione del mondo universitario, se ne sente parte integrante, occhi lucidi ricordando il passato, l’impegno per diffondere l’università nei territori periferici, il confronto continuo anche duro con gli studenti di fronte a proteste, scontri e occupazioni, partecipazione attiva, come si dice oggi, a rischio zugata, ma ne sono uscito sempre intero, come dice lui. Ma tanti sono i rimpianti per gli obiettivi perseguiti e non centrati “Non sono riuscito a stabilire un dialogo tra l’università e il resto della Sardegna, ci ho provato ma gran parte della società non ha risposto e intanto ancora oggi l’Accademia è vista con sospetto all’esterno, è ritenuta incapace di comprendere il vero senso delle cose. L’università Deve smettere di essere una cattedrale nel deserto”. L’autorità non può essere acquisita automaticamente, l’autorevolezza, se non ce l’hai di tuo, non puoi ottenerla col ruolo: “Non si può concentrare attenzione e sforzi solo verso l’immagine esterna, preoccuparsi esclusivamente del riscontro dell’élite della ricerca scientifica e occuparsi poco delle periferie dell’ateneo, come per esempio il variegato sistema studentesco”. E a loro, agli studenti, il Professor Mistretta rivolse il suo primo saluto quando finì il suo regno, dopo quasi un ventennio, di governo da monarca assoluto: “Apriamo le porte ai giovani all’inizio dell’anno accademico, con la rinnovata consapevolezza di vivere con loro le problematicità del presente insieme alla speranza di certezze future”. Era il 28 settembre del 2009, quando cadde l’impero del Magnifico Rettore che ha saputo stare al passo coi tempi. Di fede socialista, nelle elezioni amministrative del comune di Cagliari del 2001 era candidato sindaco per l’Ulivo, ma non ce l’ha fatta, ha perso al primo turno, sconfitto dall’avversario azzurro di centrodestra Emilio Floris, era l’epoca del berlusconismo spinto, diffuso in tutta Italia: “A prescindere dal risultato, il sostegno dei partiti è stato uguale a zero. Mille rivoli, mille correnti, troppi candidati di sinistra, maccusu de accappiai. Anche quella un ‘esperienza che ha lasciato il segno”. Professore emerito, mantiene il suo studio presso la facoltà di Ingegneria dove fa ancora scuola, incontra giovani studiosi e segue un gruppo di ricercatori: “Praticamente tutte donne e sono loro a seguire me. Mi sento molto fortunato perché posso contare sulla vicinanza di questi giovani che mi stimolano e mi aiutano a stare sveglio, forse sono ancora utile”. La mattina a contatto con la ricerca, con quello che è stato il suo mondo per mezzo secolo, la sera a casa tra computer e letture, “Niente cinema da decenni”. Passeggiate in città con il naso all’insù, vigile e sentinella dei cambiamenti architettonici, e della morfologia della città, allo studio la riconversione dei cosiddetti vuoti urbani: “Il Palazzo delle Scienze, l’ex carcere di Buoncammino, il vecchio ospedale Marino, la caserma di Calamosca, il San Giovanni di Dio sono complessi pesanti vissuti in passato dai cittadini e che a loro devono tornare, ma riqualificati”. Attento osservatore della vita cittadina al rettore di Cagliari non sfugge quanto la città sia cambiata negli anni, quante nuove culture e nuove lingue regalino un’aria esotica ai quartieri più antichi del centro: ”Per il secondo anno consecutivo, alla Parrocchia della Marina, ho partecipato all’incontro conclusivo del Ramadan, una testimonianza da laico, faccio parte del Consiglio parrocchiale e scrivo nei dossier della Caritas”. Ma il Magnifico prosegue i suoi studi di urbanista, le sue ultime analisi e riflessioni sono sfociate in una pubblicazione che presto sarà edita dalla Cuec “Gli slum e l’urbanistica negata” frutto di uno studio condotto con la ricercatrice Sonia Pintus su baraccopoli e favelas. Dopo una ricognizione a grandi linee sul passato e sul presente, il Magnifico Immortale focalizza l’attenzione sulla sua interlocutrice: “Ma tu sei sempre fidanzata con tuo marito?” Al mio cenno di assenso aggiunge: “No, perché un mio amico che aveva intervistato un collega, aveva scritto che era felicemente sposato, ma nel frattempo, tra l’intervista e la pubblicazione, marito e moglie anti scorriau, a parolacce… quindi meglio essere cauti… non si sa mai”.
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Un uomo molto “sperimentato” ed importante per la Sardegna. L’intervista fa uscire queste caratteristiche. Paolo Numerico