Salviamo i tribunali per i minorenni [di Federico Palomba]

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Se i bambini potessero parlare! C’è il rischio che nel finale di questa convulsa legislatura possa essere approvata la delega al governo per la soppressione dei tribunali per i minorenni, contenuta nell’A.S. 2284 sulla riforma del processo civile. Sarebbe un fatto veramente incredibile che farebbe tornare indietro la cultura della protezione giudiziaria delle persone di età minore faticosamente conquistata.

La Camera ha già approvato. La delega non era contenuta nell’originario ddl del governo, ma è stata inserita ad iter avanzato su iniziativa di un deputato (ma il testo é davvero troppo tecnico per essere farina di un normale sacco parlamentare, contenendo sofisticati elementi ordinamentali di rara diffusione). Ora il testo è all’esame della commissione giustizia, che dovrebbe discutere gli emendamenti.

L’ipotesi è incomprensibile: e difatti sono contrari CSM, ANM, Associazione dei giudici minorili, Autorità garante per l’infanzia, UNICEF, centinaia di associazioni, tra le quali Libera,  riunite nel CNCA e nel CNCM (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza e per minori), Camere minorili nazionali, eccetera.

La ragione declamata è la semplificazione e l’unificazione delle competenze in materia di minori e di famiglia. Questo è un obiettivo raccomandabile. Ma esso sarebbe stato raggiungibile con altre modalità, quale quella del passo in avanti costituito dall’istituzione, sul tronco e con l’ampliamento del tribunale per i minorenni, del tribunale per la persona e la famiglia, e non col passo indietro del trasferimento di tutte le competenze ad una sezione (sia pure specializzata) del tribunale ordinario.

Questa ipotesi, come ricorda il CSM, rischia seriamente di disperdere professionalità e specializzazioni acquisite, compresa quella del rapporto con i servizi del territorio, e di accollare competenze su magistrati ordinari non formati per questo tipo di cultura e più avvezzi a trattare cause di condominio, società, appalti, eccetera, secondo un rito contenzioso che mal si presta alla trattazione di materie delicate come quelle riguardanti persone di età minore, incapaci di difendersi.

Ancora più assurda, come bene spiega ancora il CSM nel suo parere, è la soppressione delle procure per i minorenni, che hanno costituito una sede altamente specializzata di pre-trattazione dei casi, destinata inevitabilmente ad essere residuale sotto la pressione dei procedimenti penali da concludere.

Ancora meno fondata è la motivazione del risparmio nella spesa sotto molteplici profili: restano personale, mezzi e risorse; l’Unione Europea ha raccomandato di non ridurre le spese quando si tratta di persone di età minore, anzi di accrescerle; la formazione dei magistrati alle nuove funzioni sarebbe lunga e costosa, e nel frattempo le cause sarebbero trattate con minore professionalità.

C’è poi una cospicua e costante giurisprudenza costituzionale secondo la quale i tribunali per i minorenni sono da annoverare tra gli istituti che la repubblica deve apprestare per garantire la protezione dell’infanzia e della gioventù ai sensi dell’articolo 31 della Costituzione. Di modo che la riforma potrebbe andare incontro a censure di legittimità costituzionale.

Queste sono solo alcune delle ragioni per le quali non si devono sopprimere i tribunali per i minorenni, evitandosi il malvezzo tutto italiano di distruggere ciò che va bene solo per dire che si cambia. Il cambiamento è un valore quando si fanno cose giuste; diventa un errore quando si prendono scelte sbagliate.

Semmai bisogna rilanciare la cultura della protezione delle persone deboli e della specializzazione nella trattazione delle situazioni di famiglie disfunzionali, ampliando le competenze del tribunale per i minorenni facendolo diventare l’organo giurisdizionale specializzato sulle cause in materia di persone e di relazioni familiari.

E’ necessaria una maggiore riflessione su un tema così delicato. Si stralci questa tematica dal più ampio provvedimento (basta un emendamento soppressivo) e si eviti che venga presa una decisione irreversibile solo per poter dire che una riforma è stata portata a compimento. Non si distrugga senza un ulteriore approfondimento un ordinamento che nel mondo è copiato. Si eviti di inviare un messaggio distorto per il quale i bambini godono di minori garanzie e la loro cura può essere lasciata indietro.

I problemi dei minori non sono affatto minori per un paese civile.

 

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