XXV Giornata FAI di Primavera. Ecco i luoghi che si possono visitare in Sardegna questo fine settimana a Sassari, Cagliari, Nuoro [di Redazione]
Sassari: Sabato 25 10:00/13:00 – 15:00/17:30 Domenica 26 10:00/13:00 – 15:00/17:30 Il Palazzo della Provincia è un monumento estremamente rappresentativo della città perché costituisce il fondale scenografico della piazza d’Italia, da sempre luogo d’incontri e vita sociale cittadina. L’edificio, costruito alla fine dell’Ottocento, costituisce uno dei più notevoli esempi di architettura civile, essendo tutt’oggi considerato una delle sedi istituzionali più riuscite in Italia, sia dal punto di vista estetico che funzionale, a tal punto da apparire raffigurato in filigrana in una delle pagine del passaporto italiano. La Delegazione FAI di Sassari, lo propone per mostrarlo nella ricchezza dei suoi interni, tra cui lo scalone d’onore col grande affresco di Aligi Sassu, le stanze reali e la galleria dove sono esposte importanti opere di artisti isolani e non solo. Perciò grazie alla collaborazione di varie scuole e istituti cittadini, attivi con la presenza degli studenti in veste di Apprendisti Ciceroni®, il FAI offre a una platea molto vasta ed estesa la possibilità di una visita guidata in tutto il Palazzo. Sarà riservata una corsia preferenziale agli iscritti FAI dietro presentazione della tessera, e a chi si iscriverà in quel momento. L’ingresso prevede un contributo minimo di 3 euro. Naturalmente, chi lo desidera, può contribuire maggiormente, infatti si tratta come sempre di una raccolta fondi per la tutela e salvaguardia del patrimonio paesaggistico e artistico del nostro paese. CAGLIARI: Sabato 25 16:00/10:00; Domenica 26 10:00– 19:00 Guardando ad Oriente stando al centro…. Nella città di Cagliari il FAI ha deciso, per il venticinquennale della manifestazione, di connotare storicamente l’evento usando quale titolo Guardando a Oriente…stando al centro. Di connotazione storica si tratta se è vero che la nostra Isola si trova al centro del Mediterraneo e, quindi, di uno dei più grandi rivolgimenti dell’evo contemporaneo: migrazioni e riscrittura dei confini culturali della società europea. Cagliari, con le sue mura, ha sempre teso a guardare il mare, e con esso chi (o cosa) da lui giungesse. I palazzi del versante interessato che il ome FAI rende fruibili all’interno di un percorso che includa anche esposizioni di costumi e tessuti antichi, sono il Palazzo Viceregio e i palazzi prospicienti piazza Indipendenza, affinché entrambi gli aspetti, civile e cultuale, siano parte di un corpus tematico unico. La visita alternerà visioni “in esterna” e di interni. Piccole “Camere delle meraviglie” nelle stanze del Palazzo Durante il percorso della visita sarà possibile vedere allestiti nel contesto plurisecolare delle stanze del Palazzo Viceregio opere di arte contemporanea con le sculture di Maria Crespellani e di Gian Franco Pintus che ben dialogano con gli arredi storici; gli abiti tradizionali di Cagliari di Anna Aledda; gli argenti sabaudi della Collezione di Beppe Deplano; una parziale ricostruzione che richiami il “Gabinetto di Archeologia e Storia naturale” del Viceré Carlo Felice allestito nel 1802 nel Palazzo Viceregio e donato nel 1805 alla Regia Università; alcuni dipinti di Giovanni Marghinotti, pittore di corte, della Collezione di Dante Crobu. Nel corso delle Giornate Fai di Primavera Lia Careddu leggerà Mercede Mundula e Teresa Mundula Crespellani e si esibiranno due giovani artisti, Maurizio Nieddu e Davide Mascia. Ecco il Percorso proposto a Cagliari 1 Museo Diocesano. 2 Fianco meridionale Cattedrale di Santa Maria, la tessitura muraria in blocchi squadrati di calcare, preziosi per la loro valenza geologica, rivela nella costruzione della chiesa Cattedrale l’utilizzo di materiali di spoglio provenienti dalla città romana e tardo antica. Si segnalano i frammenti di un’iscrizione e di un sarcofago romano. 3 Palazzo di città e Facciata della Cattedrale, la facciata del primo è il risultato della sistemazione settecentesca dell’antico Palazzo comunale che conserva all’interno anche porzioni di stile gotico. La lunga iscrizione sopra il portale principale ricorda il soggiorno cagliaritano di Carlo V nel 1535. La Facciata della Cattedrale è invece il rifacimento neoromanico, messo in opera nel 1930 dopo i lavori di rimozione dei marmi barocchi nella ricerca della facciata originaria medievale, comunque perduta. 4 Facciata e Cortile della Curia arcivescovile e Facciata del Palazzo Viceregio, la prima, opera di Ubaldo Badas nel periodo in cui era tecnico del Comune di Cagliari, risale al 1938, e riporta lo stemma dell’allora Arcivescovo di Cagliari Ernesto Maria Piovella con le gocce di pioggia alludenti al motto del Prelato “da pluviam super terram tuam”, curioso riferimento al suo cognome. All’interno sono visibili porzioni della Cattedrale romanica, inglobati parzialmente nella costruzione. L’estesa facciata del Palazzo Viceregio corrisponde alla sistemazione settecentesca voluta dai Savoia dopo la presa di possesso dell’isola con l’intento di unificare corpi di fabbrica di periodi differenti attraverso un modello architettonico chiaramente piemontese. 5 Piazza Palazzo e Piazzetta Mundula, la prima ha preso forma dopo i bombardamenti del 1943 che distrussero gli edifici del lato settentrionale. Fu demolito nel 1972 il pericolante Palazzo di San Placido, attiguo al Palazzo Viceregio, sostituito oggi dalla Piazzetta Mercede Mundula. L’ampio spazio antistante il Palazzo Viceregio, la Curia Arcivescovile e la Cattedrale è frutto della demolizione nel 1912 del Palazzo che ospitava l’Intendenza. Il fronte occidentale della piazza mostra oggi una serie di costruzioni ottocentesche, quasi tutte restaurate. Su un’area sottostante in dislivello si colloca la Piazzetta Carlo Alberto, l’antica Plazuela. La pavimentazione in trachite grigia e rossa, realizzata negli anni Trenta del Novecento, caratterizza la piazza che per lunghissimo tempo è stata utilizzata come parcheggio per automobili e che, soltanto da pochi anni, ha destinato circa metà del suo spazio ad un’area pedonale tale da consentire la percezione dello spazio urbano in modo finalmente molto più agevole. 6 Atrio del Palazzo Viceregio, il Palazzo acquistato nel 1885 dall’Amministrazione Provinciale di Cagliari e modificato nei suoi interni per esigenze amministrative conserva l’ingresso monumentale atto anche ad accogliere nel passato le carrozze. Le volte sono decorate a stucco con cornici mistilinee e le pareti conservano iscrizioni storiche. La scalinata introdotta da due leoni marmorei che azzannano le prede, secondo schemi già presenti a Cagliari, si biforca nelle rampe che conducono al Piano nobile. 7 Quadreria con i ritratti dei Viceré, già Sala degli Alabardieri ospita i Ritratti di diversi Viceré di Sardegna rappresentati a mezzobusto con le insegne del loro grado ed una lunga iscrizione a raccontare le loro imprese. Si segnalano in particolare i due fratelli Falletti, uno Viceré e l’altro Arcivescovo subentrato al primo nella carica. La Sala introduce al Piano nobile profondamente modificato rispetto agli assetti che il Palazzo aveva durante il soggiorno dei Savoia di cui conserva lo schema di ambienti intercomunicanti. 8 Sala del Consiglio, le modifiche della struttura del Palazzo sono riscontrabili soprattutto nell’Aula consiliare, utilizzata anche dal Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna per decenni dopo la sua istituzione nel 1948. Affrescata da Domenico Bruschi in seguito ad un Concorso nazionale del 1892, indetto dalla Provincia di Cagliari che 10 anni prima aveva acquisito il Palazzo. Il pittore raffigura gli episodi salienti della Storia della Sardegna con un approccio mitocentrico molto in voga nell’Ottocento. Centrali le figure di Eleonora d’Arborea e di alcuni sardi illustri tra cui Gaetano Cima., 9 Sala con Ritratto di Vittorio Emanuele II. Ambiente di passaggio. Sala Rossa. Ambiente caratterizzato da una vistosa tappezzeria a fondo rosso con mobili d’epoca ed un grande ritratto del re d’Italia Vittorio Emanuele II, a figura intera. Attraverso un ambiente di passaggio con un salottino si accede alla Sala rossa arredata con mobili e specchi neobarocchi. 10 Salotto giallo con Ritratto di Carlo Felice. Sala Verde con Ritratto del Marchese d’Yenne. Si tratta di due ambienti di rappresentanza finemente arredati con suppellettili nelle vetrine, di particolare pregio. Nel salotto giallo è presente il ritratto di Carlo Felice e nella Sala verde quello del Vicerè d’Yenne, che tutti conoscono per la Piazza omonima a Cagliari e per l’avvio della Strada Reale nel 1822. Sono rifinite pregevoli tappezzerie rispettivamente a fondo giallo e verde. 11 Sala Gialla con Allegoria della musica e della danza di Domenico Bruschi, l’ampia e luminosa sala, con un grande tavolo centrale, contiene alcuni ritratti di Vicerè ottocenteschi. Fu affrescata da Domenico Bruschi, incaricato di realizzarla dopo il successo degli affreschi della Sala del Consiglio, con figure di danzatrici e di musici di età tarda. 12 Sala Verde con Ritratti di Carlo Felice e Carlo Alberto, l’ambiente, ornato da una tappezzeria a fondo verde, contiene i ritratti encomiastici dei re di Sardegna Carlo Felice e Carlo Alberto, rappresentati a figura intera con il rituale manto di ermellino e le insegne regali. 13 Sale di Rappresentanza rossa e beige con sovrapporte di Luigi Gerardenghi con vedute della Sardegna e Ritratti dei Viceré Roero Roberti Tornielli e dei Savoia, i due ambienti, finemente arredati, conservano suppellettili in uso nel Palazzo Viceregio (porcellane e argenti) oltre ai ritratti degli ultimi Vicerè. Particolarmente suggestivi e preziosi i dipinti di paesaggio sopra le porte che meritano tutta l’attenzione possibile. E’ il racconto infatti di come fu percepita la Sardegna e fu confrontata con altri luoghi. 14 Sala degli specchi. Stanza di Maria Cristina con sovrapporte con vasi e vedute di ville. La tradizione vuole che qui sia nata nel 1814 la principessa Maria Cristina, poi regina delle due Sicilie, morta in odore di santità a Napoli. Gli arredi d’epoca non sono comunque riconducili a lei e al periodo del suo soggiorno a Cagliari. La ricostruzione risulta comunque plausibile e d’interesse storico. Chiacchierate a Palazzo nella Sala del Consiglio Sabato 25 dalle Ore 16:30 e domenica dalle 10:00- Inaugurazione Ore 16:30-16:40 Giuliana Perrotta: Il Palazzo Viceregio Ore 17:10-17:20 Giuseppe Seche: Viceré spagnoli a Palazzo Ore 17:20-17:30 Giulia Medas: Piemonte in Sardegna Ore 17:30-17:40 Gian Luca Scroccu: Il Palazzo Viceregio “casa” dell’Autonomia Ore 17:40-17:50 Marina Valdés: Frammenti di vita a corte Ore 18:00-18:10 Valentina Savona: Musica a Palazzo Ore 18:10-18:20 Donatella Gavassino: Maria Cristina, una regina nata a Cagliari Ore 18:20-18:30 Patricia Olivo: Il restauro delle “Stanze di Maria Cristina” Ore 18:30-18:40 Rosi Sgaravatti: Piante e fiori a Villa d’Orri Domenica 26 Ore 10:30-10:40 Ester Gessa: La nascita della Biblioteca Universitaria a Cagliari Ore 10:40-11:00 Franco Meloni Gian Luigi Pillola Fausto Pani Ornella Fonzo: Il Gabinetto di Archeologia e Storia naturale del Viceré Carlo Felice Ore 11:00-11:10 Enrico Trogu: Il Palazzo Viceregio e la nascita dell’Archivio di Stato Ore 11:10-11:20 Maria Antonietta Mongiu: I Savoia e l’Archeologia Ore 11:20-11:30 Ada Lai: Francesca Sanna Sulis: una stilista a corte Ore 11:30-11:40 Beppe Deplano: Gli argenti sabaudi Ore 11:40-11:50 Anna Saiu Deidda: Giovanni Marghinotti pittore di corte Ore12:30-12:40 Marina Valdés: “Il cuoco piemontese” e le ricette di Palazzo Ore 12:40-12:50 Paola Carreras: Influenze piemontesi nella cucina sarda Ore 16:30-16:40 Roberto Ibba: Dal Palazzo al territorio: il Riformismo sabaudo Ore 16:40-16:50 Walter Falgio: Dal barone di Saint Remy al marchese Vivalda: viceré e altri ritratti Ore 16:50-17:00 Sara Cossu: Consoli francesi a palazzo Ore 17:10-17:20 Pietro Picciau: Giovanni Maria Angioy e la Sarda rivoluzione Ore17:20-17:30 Giovanni Domenico Pintus: La terza guerra d’indipendenza, una sconfitta vittoriosa Ore 17:30-17:40 Pasquale Mistretta: Evoluzione della Piazza Palazzo Ore 17:40-17:50 Nicolò Migheli: Diego Henares de Astorga nel Palazzo Vicereale Ore 17:50-18:00 Alberto Lecis: Uniformi e divise a Palazzo * Gli interventi non interrompono la visita, chi vorrà parteciparvi potrà farlo presente all’ingresso indipendentemente dalla visita. NUORO: Sabato 25 dalle ore 16:30; Domenica 26 10:00/13:00 – 15:00/18:00 Storia e aneddoti dell’Ospedale Sanatoriale Cesare Zonchello. Il complesso edilizio dell’Ospedale Sanatoriale è intitolato a Cesare Zonchello, insigne medico, nato a Sedilo nel 1867 e morto di peste bubbonica a soli 43 anni, nell’Ospedale di Abau Saud, sul Mar Rosso il 17 Aprile 1910. L’Ospedale, nato come Sanatorio climatico ha rivestito notevole importanza a causa della grande diffusione che la tubercolosi, nelle sue varie forme, aveva in Sardegna. La provincia di Nuoro, in particolare, era la provincia che in Italia registrava la più alta mortalità tubercolare come riportato dal Satta Galfrè in un rapporto del 1933 secondo cui: ”l’assistenza ai tubercolotici costituisce nella nostra provincia un problema di primissima importanza data la grande diffusione della malattia che, secondo i dati di Enti assicurativi, colpiva addirittura il 15% della popolazione”. L’imponente complesso sanatoriale, venne giudicato, a suo tempo, uno tra i più importanti d’Italia insieme a quello di Sondalo. E’ costituito da 14 corpi di fabbrica per un totale di 12.290 mq di superficie coperta. Il sanatorio di Nuoro, fortemente voluto dalla Croce Rossa, fu progettato dall’architetto Ghino Venturi (già autore dell’ospedale “Costanzo Ciano” di Livorno) a partire dal 1930 e fu inaugurato dal principe Umberto con la consorte Maria Josè il 7 giugno del 1939; nella stessa occasione si inauguravano la Casa della Madre e del Bambino e la Casa della Gioventù Italiana del Littorio. Il complesso si sviluppa secondo un sistema di padiglioni collegati mediante gallerie vetrate e caratterizzati da un linguaggio che si avvia alla modernità, semplificando i canoni classici. Il primo blocco si destina ai servizi amministrativi, alla direzione ed agli ambulatori; i due padiglioni del livello superiore ospitano i degenti, differenziati per sesso, e in fine i servizi e la cappella trovano spazio nel blocco a monte. La ricettività, inizialmente di 300 posti letto, diventa di circa 400 negli anno 50. Erano presenti 6 divisioni, tre destinate agli uomini e tre alle donne, ed un servizio radiologico. Interessanti soprattutto i padiglioni per gli ammalati, formati da corpi lineari raccordati da balconi tondeggianti ad emergenze semipoligonali, ampiamente finestrati su tutti i lati allo scopo di garantire un’ottima esposizione al sole e il massimo di aerazione, elementi particolarmente importanti nella terapia dei degenti. Il complesso godeva anche di diverse comodità assolutamente innovative come il riscaldamento a termosifone, un pratico e nuovo sistema di chiamata a segnalazione luminosa che eliminava totalmente i campanelli, ed ancora sistemi di pulizia e di lavaggio e asciugatura automatici sia nella cucina che nella lavanderia e stireria. Bellissimi gli impianti di lisciviazione a garanzia della massima igiene e sterilizzazione. La Cappella, consacrata nel 1938, ha un curioso, altissimo pronao dorico sormontato da un timpano spezzato e oculi per l’illuminazione. È evidente la rinuncia al partito decorativo in favore di linee essenziali secondo una ricerca di effetti plastici che Venturi riprenderà nei numerosi interventi successivi. Il Parco si distingueva per le numerosissime essenze arboree, alcune delle quali rare e pregiate. Le centinaia di eucalipti, ciascuno dei quali raggiunge decine di metri di altezza, dai quali si ottiene un farmaco antisettico e anticatarrale, hanno da sempre costituito un autentico patrimonio balsamico. Il giardino è stato addirittura oggetto di particolari attenzioni da parte di famosi botanici, tanto che esiste una pubblicazione, oggi difficilmente reperibile, che elenca e descrive, in modo rigoroso e scientifico ogni specie vegetale. Nella parte retrostante il complesso degli immobili, una volta, era persino presente una piccola schiera di mufloni e cervi, scomparsi col passare degli anni. Il cronista Gianfranco Brandanu, nel numero 4 di “Nuoro Littoria” del 26 Novembre 1938, così descriveva l’Ospedale Zonchello: “La colossale costruzione composta di vari edifici staccati ma formanti un complesso unico imponente e gradevole, sorgeva dietro il colle Biscollai, ad un’altezza di 600 metri sul mare, di fronte a un panorama di valli e monti unico in tutta la Barbagia, l’Ospedale Zonchello costruito per conto della Croce Rossa Italiana fu successivamente ceduto, dopo laboriose trattative all’I.N.F.P.S. (Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale)”. Con la legge 833 del 1978 l’Ente Ospedaliero veniva disciolto ed il presidio entrava a far parte del S.S.N., a seguire nei tempi successivi e odierni, tutto il complesso è stato destinato ad attività sanitarie istituzionali sia di ricovero e cura che ambulatoriali. |