L’abolizione della Conservatoria era il preambolo del depotenziamento del PPR [di Sandro Roggio]
C’era una volta la Conservatoria delle Coste della Sardegna. La decisione di istituirla ( 2005) e completarla in due anni si situa in quel momento magico di speciale attenzione per il paesaggio dell’isola, di cui le coste – circa 2mila km – sono la componente essenziale e oggi nuovamente a rischio di gravi manomissioni. Il Piano Paesaggistico Regionale (2006) immaginato per impedirlo e la Conservatoria indispensabile per dimostrare le possibili alternative alle speculazioni dissennate con adeguate politiche di gestione in aree litoranee affidate al nuovo Istituto. L’obbiettivo fondamentale? Realizzare esperienze coerenti col Piano Paesaggistico Regionale in grado di produrre occupazione e buone prassi da diffondere e moltiplicare. L’idea era quella di operare anzitutto su migliaia di ettari di proprietà pubblica come ad esempio i litorali di Alghero, Muravera, Buggerru, Castiadas e poi acquisire aree su cui disseminare le azioni sperimentate. I suoi modelli? Le migliori esperienze di Conservatoire du littoral francese e del National Trust inglese con un’attenzione speciale al carattere e alla storia delle spiagge e delle scogliere sarde e alla ricerca di un percorso originale. Con la nomina del Direttore e del Comitato scientifico (2007) si avviò l’attività e si definì la strategia dell’istituzione con l’approvazione della relazione d’indirizzo tecnico-scientifico e del primo documento di programmazione. Buono il bilancio delle collaborazioni con comuni e amministrazioni delle aree protette; ottimi il restauro di antiche torri costiere e fari abbandonati e l’apertura al pubblico di preziosi manufatti con concessioni per tempi commisurati all’investimento. La Conservatoria ha operato per oltre un quinquennio, dimostrando capacità di buona amministrazione e tempestività nell’azione, malgrado la limitatezza del personale. Una realtà dinamica. Tant’è che dopo la caduta del governo Soru, il presidente Cappellacci, a capo di una maggioranza di destra, manteneva in vita la creatura del suo predecessore. Per questo quando il governo Pigliaru decise (giugno 2014) di commissariare la Conservatoria riducendone l’autonomia e trasferendo le funzioni all’interno dell’Assessorato all’Ambiente, ci fu una diffusa reazione dell’opinione pubblica più attenta ai temi della tutela del territorio. Scelta dai contorni incerti, nel nome della riduzione della spesa (obiettivo mancato, parrebbe, tanto più se si fa il calcolo costi- benefici). Altalenanti le dichiarazioni della giunta regionale sulle reali volontà e poi il silenzio. Di fatto depotenziata la sua attività mentre si prometteva con scarso entusiasmo che la Conservatoria sarebbe rinata più forte di prima. Oggi si constata la sua sostanziale assenza. Evidente la mancanza di volontà a parlarne. A nulla è servito un appello (giugno 2014) e una petizione in rete, senza risposta, rivolti al presidente Francesco Pigliaru. Aveva sottoscritto anche Vincenzo Migaleddu che mi aveva chiesto notizie sulla stranezza di eliminare quello strumento moderno per il progetto ambientale della Sardegna. Ricordo di avergli detto il mio disappunto e l’ auspicio che saremmo riusciti a convincere la giunta regionale a rilanciare la Conservatoria delle Coste. Lui non era fiducioso. Aveva ragione perché l’abolizione della Conservatoria era il preambolo del depotenziamento del PPR e della visione del mondo ambientale e sostenibile che vi era contenuta. Che tristezza! Intanto anche Vincenzo Migaleddu non è più tra noi.
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