Esclusivo! Tap, il gasdotto dei tre regimi: Erdogan, Aliyev & Putin spa [di Paolo Biondani e Leo Sisti]
L’Espresso 14 aprili 2017. Familiari e imprenditori amici del presidente turco. Uomini d’oro del dittatore dell’Azerbaijan. E super manager della corte di Putin. Ecco chi farà i soldi con il maxi-progetto contestato in Puglia. L’inchiesta integrale sull’Espresso in edicola domenica 16 aprile. Il maxi-progetto Tap, presentato ai cittadini italiani come una grande opera strategica per liberare l’Europa dalla dipendenza dal metano russo, rischia invece di passare alla storia come il gasdotto dei tre regimi. Una nuova inchiesta de l’Espresso, pubblicata nel numero in edicola da domenica 16 aprile, documenta decine di connessioni societarie (aziende con gli stessi amministratori o azionisti) fra tre blocchi di potere politico-economico, che portano al presidente turco Erdogan, al dittatore azero Aliyev e agli oligarchi russi legati a Putin. Questa inchiesta giornalistica internazionale è stata realizzata grazie alla collaborazione con colleghi stranieri che a causa della situazione politica in Turchia devono rimanere anonimi per ragioni di sicurezza e incolumità personale. Al lavoro di analisi di migliaia di atti e documenti societari, durato più di sei mesi, ha partecipato un gruppo di ricercatori dell’organizzazione anti-corruzione Re:Common. Il Tap è la parte finale di un maxi-gasdotto da 45 miliardi di dollari che parte dall’Azerbaijan, attraversa tutta la Turchia, Grecia, Albania e dopo quasi quattromila chilometri punta ad arrivare in Puglia, dove è contestato da cittadini, sindaci e dalla stessa Regione per il tracciato prescelto, che minaccia oliveti secolari e spiagge meravigliose del Salento. L’articolo de l’Espresso ricostruisce organigrammi e connessioni di 25 società controllate dal gruppo Socar, l’azienda di Stato per il gas e petrolio dell’Azerbaijan, una piccola nazione che da mezzo secolo è governata da un’unica famiglia, quella dell’attuale presidente Ilham Aliyev, che nel 2003 è succeduto al padre. L’inchiesta può così documentare i rapporti d’affari tra le società che esportano il gas azero in Turchia e una cerchia di aziende di Istanbul controllate dagli imprenditori più vicini al presidente Recep Tayyip Erdogan e ad alcuni suoi familiari. Gli incroci azionari scoperti da l’Espresso portano, in particolare, al cognato, Ziya Ilgen; ai due figli, Ahmet Burak e Necmeddin Bilal; e al fratello, Mustafa Erdogan. “Il gasdotto dei regimi“: sulla copertina dell’Espresso in edicola da domenica 16 aprile la nuova inchiesta esclusiva dei giornalisti che hanno vinto il Pulitzer con i Panama Papers. Nel nuovo numero anche la vigilia delle elezioni francesi raccontata da Michel Onfray e Bernard Guetta, la palude della politica italiana, e molto altro. L’inchiesta giornalistica ricostruisce come gli stessi gruppi imprenditoriali al centro di questa fitta rete di connessioni sul gas hanno acquisito in questi anni il controllo delle più importanti catene di televisioni, radio, riviste e giornali indipendenti, ora allineati alle posizioni del partito di governo Akp. Anche il ministro turco Berat Albayrak, da cui dipende la società statale Botas che controlla la parte turca del gasdotto, è un familiare di Erdogan (è sposato dal 2014 con sua figlia Esra) ed è stato manager fino al 2013 di colossi privati dell’energia e dei media. L’inchiesta svela anche, grazie ai Panama Papers , le casseforti offshore e i conti esteri degli imprenditori e manager legati a Erdogan e i forzieri esotici dei familiari del presidente-dittatore dell’Azerbaijan, che hanno nascosto centinaia di milioni nei paradisi fiscali. L’Espresso documenta inoltre gli accordi che uniscono i giganti russi Lukoil e Gazprom alle società turche e azere del gasdotto, illustrando il ruolo cruciale di un manager di Mosca nelle misteriose offshore che controllano le tesorerie estere della Socar, che dalle vendite di gas e petrolio incassano più di 30 miliardi all’anno. Fiumi di soldi azeri che attraverso società di Malta finiscono in Svizzera. Partendo dal Tap, l’inchiesta giornalistica internazionale fa luce sul sistema di potere politico-economico che controlla grandi industrie, maxi-appalti, fonti di energia e mezzi d’informazione in Turchia e viene pubblicata in coincidenza con il referendum-plebiscito voluto da Erdogan per trasformare la democrazia costituzionale in un regime presidenzialista.
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