Il potere vero delle Confraternite [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 19/04/2017 . L città in pillole. I riti che si celebrano oggi si possono retrodatare fino alla notte dei tempi. La città come la carità non avrà fine. Si potrebbe dire parafrasando Paolo della “Lettera ai Corinzi”. Entrambe sono massime espressioni d’amore verso il prossimo. La civitas non si realizza forse, con le forme più alte dell’ingegno, nella polis/urbs?

E ogni forma religiosa che abbia attraversato il tempo, dai miti fondativi alle grandi religioni monoteiste, non ha fatto della città il luogo privilegiato? Vi si sommano calendari, riti, e grumi oscuri del sostrato più antico. Dalla misteriosa ferinità, di cui i bestiari, assai diffusi anche a Cagliari, sono un indizio, alla forza sciamanica che ricompare straniante nell’urbano quando non te l’aspetti.

Si tratti di voci stridule nei mercati del pesce o dei toni,  ritmi, altezza del suono nei canti nella chiesa di San Giovanni, misura della potenza che esplode nella Settimana Santa. E’ proprio  in questo guazzabuglio che Cagliari offre il campionario della sua irriducibile persistenza. Non c’è amministrazione che tenga; colta o incolta; di destra o di sinistra o fritto misto.

Durante S’Incontru  si appalesano e si mischiano certamente Bizanzio e Barcellona ma le processioni delle tante chiese rimandano anche ad altri archetipi in cui si possono riconoscere il Vicino oriente antico, Cartagine, Roma ma pure il tempo lontano, tutto sardo, prima che  la città prendesse il sopravvento.

A Cagliari il vero potere, quello dei luoghi e sui luoghi, è delle sue straordinarie Confraternite. Agiscono capacità di fare sintesi tra geografie più chiare e storie più in ombra. S’Incontru oggi nel Corso, al Bastione, in Via Roma, ieri arcaici e occulti siti che si possono retrodatare fino alla notte dei tempi.

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