L’anno che verrà. Istruzioni per l’uso [di Giampaolo Cassitta]
Ecco alcune parole (rigorosamente in ordine alfabetico) che si sentiranno nel corso del 2014 in Sardegna. Alcune sono parole vecchie, stantie, altre nuove, nuovissime. Bisogna saper miscelare tutto, anche con una dose di ironia. Buon anno a tutti. ABBANOA. Un nome nuovo per qualcosa di antico: l’acqua. Più che nuova doveva essere di tutti. Molta confusione, molti debiti, molta, troppa burocrazia. Un gigante quasi inutile. Un disservizio caro, carissimo, da rivedere. Una delle prime cose da affrontare nel rinnovato Consiglio Regionale. BARRACCIU : Nel bene e nel male è la protagonista del 2013 e lo sarà anche dei primi mesi del 2014. Ha sbagliato quasi tutte le sue mosse e non è riuscita a sfoderare un briciolo di passione. Solo unghie verso chi l’ha affossata. Ma lei, da ottima politica d’altri tempi ha trattato. Per la Sardegna? Probabilmente per se stessa. A maggio ci saranno le elezioni europee e più avanti quelle nazionali. Dalla panchina scalpita e il PD langue. CAPPELLACCI E’ un mistero come una persona così mediocre sia riuscita a convincere Berlusconi per la seconda volta a candidarsi come governatore della Regione Sardegna. Al primo giro ha maramaldeggiato con il sorriso. Oggi ci racconta tutto nel libretto “detto, fatto”. Soprattutto fatto ma rischia di rivincere nonostante i suoi guai giudiziari e la possibilità di un’eliminazione giuridica con la mannaia “Severino”. DODDORE Nel senso di Doddore Meloni. Se lo meriterebbe un libro Doddore. Per la sua idea così scombussolata, così narcisistica e incredibile, per quel suo maluentu che lo ha trasportato nel sequestro di persona più disneyano della Sardegna. Bisognerebbe raccontarla, prima o poi questa storia. Ci vorrebbe un buon disegnatore di fumetti. ELEZIONI. Quelle del 2014. Soprattutto le regionali. Saranno il monopolio delle notizie dei prossimi mesi. Scontri e veleni, amicizie interrotte, inimicizie sedate, candidati senza macchia e molta paura, candidati imputati e impuniti che continueranno a mostrare il loro sorriso. Se i sardi fossero davvero diffidenti, chi ha un avviso di garanzia dovrebbe non prendere un voto. Ma tutto quello che si racconta sui sardi, si sa, è solo in parte vero. FUOCO. Ce la dovrebbero spiegare questa storia degli incendi, prima o poi. Del business degli incendi, dell’estate passata a sentire il rumore dei canadair che volteggiano i nostri cieli. Ce la dovrebbero spiegare la storia di una Sardegna desertificata per scelta e non per grazia divina. Il libro di Fiorenzo Caterini “colpi di scure e sensi di colpa” prova a spiegarla questa strana storia e quel libro merita la lettura. GIGGIRRIVA . Lo hanno cercato come futuro governatore, risolutore dei problemi dei minatori, mediatore tra l’ALCOA e gli operai, speranza di un nuovo riscatto e un nuovo scudetto. Gigi Riva è stato un grande giocatore di pallone. Grandissimo. E nel 2014 compirà settanta anni. Non chiediamogli altro. HOTEL. Sono quelli sparsi nei litorali della nostra isola. Sempre più vuoti e sempre più in crisi. Lavorano ormai solo pochissimi mesi l’anno, nonostante il clima e le potenzialità di una terra che non riesce a ridisegnare un futuro. Non c’è solo mare dalle nostre parti. Vero. Ma neppure il mare sappiamo più offrire. INDIPENDENTISMO. Parola che usano tutti. Cappellacci, per dire, parla di zona franca e scrive in sardo al Presidente del Consiglio Letta. Speriamo tutti in una nuova Catalogna ma, al massimo, riusciamo a costruire uno spot su “affora sa bluetongue”. Sull’indipendenza dovremmo riuscire, un giorno, a fare un dibattito serio e distinguere la storia, la cultura ed il folklore. L’ultimo, a quanto pare ci riesce molto bene. LINGUA BLU . Al di la dello spot impresentabile e davvero esilarante, qualcuno dovrebbe spiegare il business dietro la lingua blu e la peste suina. Questo voler, a tutti i cosi, tenercele queste strane epidemie. Dovremmo riuscire ad analizzare meglio le questioni e provare a debellarle senza “aiutini” e senza spot elettorali. L’assistenzialismo procura voti ma non risolve i problemi. MURGIA. Nel senso di Michela. Io a Michela voglio bene. Perché sa narrare, sa raccontare e sa scrivere molto bene. Sa cucire le storie e sa cucinare. Passare una giornata con Michela Murgia arricchisce e riporta al buonumore. Ci scommetterei su Michela Presidente. Ho solo paura possa incrinarsi la voglia di narrare e discettare. Non vorrei perdere una grande scrittrice. Non so. Però io, a Michela voglio molto bene. E ci scommetterei. NARRARE. E’ il verbo più bello di questa terra. Che riesce ancora a confrontarsi con le parole. Ci sono belle cose in giro, belle storie, bei romanzi. Dovrei citarli tutti ma non voglio. Conosco gli scrittori e conosco il loro/mio narcisismo. Però, davvero, leggete i libri degli scrittori sardi. Dentro questa terra riusciamo ancora a narrare. OSTENTARE. E’ il verbo del 2013 e spero definitivamente scomparso nel 2014. L’ostentazione dei politici, quelli che regalavano le mont-blanc, acquistavano libri rari, quadri d’autore: voler dimostrare di essere i migliori, i più raffinati, mentre i sardi si disperavano e si disperano per un posto di lavoro. Piccoli borghesi cinici e bari. Una classe politica che ostenta il nulla dovrebbe essere spazzata con forza dagli elettori. Questo però è solo un mio auspicio. PARTITO DEMOCRATICO SARDO. Diciamocelo. Nel Pd sardo si fa a gara per chi vince l’oscar del miglior Paperino. Sconclusionati, pasticcioni, vendicativi, “babbasoni”, inutilmente seri, poco pragmatici, senza nessuna strategia con la speranza di vincere le elezioni senza mettere nessuna squadra in campo. Magari funziona, ma la gente, ormai, ha deciso per altri lidi ed altri litorali. Alla prossima. QATAR. Quelli degli stazzi, in attesa dei milioni, nella speranza di costruire un nuovo Eden, una nuova costa Smeralda. Bisognerebbe spiegare a lor signori che la dignità non si acquista come a MONOPOLI per mettere mattoncini come se fossimo a LEGOLAND. ROMANZI. Se sappiamo narrare e sappiamo scrivere riusciamo anche a pubblicare. Sono molti i romanzi di scrittori sardi e molti parlano della Sardegna. Avere un presidente scrittore servirebbe a dimostrare che le parole, a volte, hanno anche un peso politico. Chissà. Magari qualcuno, su questa storia ci scriverà un libro. Prima o poi. STAZZO. E’ la parola gallurese per me più bella, più malinconica, più poetica. Mi piacciono i nomi “lu vaccileddi” “Austinacciu” “Scupetu” “la rena bianca” “Pirrigheddu”, “Lu lamaddjoni” . Sono parole che sono poesia e ricordi. E terra gialla, verde, dura, forte. E’ Sardegna. La mia Sardegna. TERRA. Dovremmo amarla e coccolarla meglio la nostra terra. Annusarla in tutti i suoi profumi, fotografarla negli occhi in tutti i suoi colori. Dovremmo abbracciarla e non consegnarla a nessuno la nostra dolce e cruda terra. UTA. Sarà l’anno dell’apertura del nuovo carcere di Cagliari e la chiusura del vecchio Buoncammino. Il nuovo complesso è stato costruito a Uta, molto lontano dalla città. Lo ritengo un grosso e imperdonabile errore. Non dobbiamo avere paura dei detenuti. Dobbiamo avere paura degli errori. Ma questa è un’altra storia. VACANZE. Questa storia della Sardegna luogo di vacanza mi sembra un’enormità. Dovremmo rivedere i canoni della nostra terra e dovremmo smettere di stare zitti quando qualcuno ci dice: “Vivi in Sardegna, beato te”. Accompagnatelo davanti al mare, mettetegli una valigia in mano e ditegli, senza urlare troppo: “Adesso nuota”. O al massimo, telefona a Cappellacci e chiedigli della sua magnifica continuità territoriale. ZIU PEPPEDDU. In fondo, in ogni anno c’è sempre un saggio che ci racconta le piccole cose, le piccole storie. Zio Peppeddu è la metafora di tutte le storie e di tutte le parole di un’isola che ha polmoni buoni per potersi permettere di respirare per i fatti suoi. Dovremmo solo avere più coraggio. Questo ci racconta zio Peppeddu. Ma lo racconta piano |
la lettera d con il sequestro alla Disney è davvero esilarante. grande pezzo
Condivido gran parte delle tue riflessioni ma, il 2014 porterà grandi e tante speranze deluse. Cappellacci, vincera’ le elezioni e, la Sardegna e, i Sardi continueranno a perdere! Il Popolo e’ piegato da tanti mali le cui radici affondano nella notte dei tempi. E’ ancora lontana la voglia di riscatto, quello vero che, rinnova i cuori e, porta con se la voglia di cambiamento. La gente non ha più voglia di combattere, di lavorare a uno sviluppo che nella nostra Isola puo’ trovare terreno fertile. E’ più facile lasciarsi trasportare dal senso di inutilità. Tanto la Politica non ha idee, i politici non hanno tempo per studiare, ragionare e confrontarsi per elaborare un Progetto per il Popolo Sardo.