Musei fiorentini (III) [di Franco Masala]
C’è anche un pezzo di Sardegna nella mostra 1927 Il ritorno in Italia predisposta per ricordare Salvatore Ferragamo nel 90° anniversario dell’avvenimento. Allestita nei sotterranei di Palazzo Spini Feroni, sede della maison famosa per le scarpe e l’abbigliamento femminili, in realtà l’esposizione passa in rassegna i diversi momenti della cultura visiva degli anni Venti in Italia attraverso immagini, filmati, oggetti di design, opere d’arte che in qualche modo influenzarono, in maniera diretta o per suggestioni indirette, l’attività di Ferragamo. Per comprendere la cornice della mostra si aggiungano gli aspetti culturali e sociali legati alla rinascita civile del primo dopoguerra immediatamente prima della svolta autoritaria del regime fascista. Salvatore Ferragamo (1898-1960), di origine irpina, partì nel 1915 per gli Stati Uniti: qui ebbe immediata fortuna lavorando prima a Boston, poi in California dove realizzò le calzature per molte stelle del cinema hollywoodiano. Rientrato in Italia nel 1927 già cittadino americano, si stabilì a Firenze, cominciando la sua attività durata fino alla sua scomparsa e continuata tuttora dalla famiglia. La mostra, allestita da Maurizio Balò, come fosse dentro un transatlantico a suggerire la metafora del viaggio del protagonista, si sviluppa per capitoli mettendo anche in evidenza la progressiva liberazione del corpo femminile dalle strettoie della moda primo Novecento fino alla conquista dell’attività sportiva e dei movimenti, suggeriti tramite modelli, fotografie, manufatti, manifesti pubblicitari che fanno da cornice ad un percorso punteggiato da musiche e filmati d’epoca. Particolarmente indovinati il capitolo delle opere dedicate allo sport maschile e femminile, ambientato nella “piscina” del piroscafo, e quello che attraverso filmati e ricostruzioni grafiche sottolinea la cultura del tempo. Non mancano naturalmente i modelli più celebrati di scarpe, spessissimo ancora di una attualità stupefacente nonostante i decenni che le separano dalla loro nascita. L’esposizione su rastrelliere collettive consente di coglierne i dettagli più minuti, situandole funzionalmente nel percorso espositivo. Accanto alle opere d’arte di Mino Maccari e di Arturo Martini, agli oggetti di Gio Ponti, alla produzione dei futuristi Balla e Depero, nell’omaggio alla produzione artistica al femminile trovano posto anche alcune opere di Edina Altara e di Tona Scano. Le accompagnano oggetti dei fratelli Melis, di Francesco Ciusa e di Gavino Clemente, capaci di tradurre in un linguaggio moderno gli spunti della tradizione locale in quell’arte “rustica” che fu al centro della Prima Biennale di Monza del 1923. *Fotografia di Franco Masala, 2017 © 1927 Il ritorno in Italia. Salvatore Ferragamo e la cultura visiva del Novecento a cura di Carlo Sisi Museo Salvatore Ferragamo, Palazzo Spini Feroni Piazza Santa Trinita, 5r Firenze Ore 10-19,30 fino al 2 maggio 2018 I precedenti articoli sono stati pubblicati il 13 marzo e il 1 aprile 2017 http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/13490 http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/13648 |