Intitolare una via a De Maistre? A Cagliari? [di Nicolò Migheli]
Ho grande rispetto ed ammirazione per Bernardo Valli, il corrispondente di guerra, per pensare che quanto ha scritto sull’Espresso il 18 di giugno non sia altro che una ardita provocazione intellettuale. Il giornalista su quella rivista si lamenta che Cagliari non abbia mai dedicato una via a Joseph de Maistre ( Chambéry 1753-Torino 1821) che nel 1799 fu ministro reggente della Gran Cancelleria del Regno di Sardegna; dopo essere entrato in conflitto con Carlo Felice, per quindici anni fu ambasciatore del Regno in Russia, consigliere dello zar Alessandro I. Il nobile restò fedele ai Savoia, anche quando non ricevette l’onorario che gli spettava. Il savoiardo fu il reazionario per antonomasia, il padre di quello che poi sarà il pensiero autoritario, tanto che Isaiah Berlin lo definì la fonte ideologica di ogni totalitarismo. De Maistre considerava la Rivoluzione Francese opera diabolica, fu teologo, storico e letterato raffinato che vedeva nell’assolutismo regio e nell’infallibilità del papato l’unico contrappeso alla rovina che la filosofia e l’illuminismo avevano portato nel mondo con la rivoluzione. Fu anche massone, ma di una tipologia particolare, sognava una fratellanza che avrebbe unito tutta l’umanità sotto un’unica religione: quella cattolica con il papa principe supremo. Valli giustifica questa sua proposta con l’ammirazione che ebbero per lui il poeta Baudelaire, che lo definì un cattolico del diavolo. Ammirazione condivisa con il poeta franco–rumeno Cioran che riconosceva al savoiardo il gusto della provocazione. Mi pare di capire però che il giornalista, abbia poca conoscenza di storia sarda, se da una parte riconosce il Regno, – cosa che ad esempio i testi scolastici quando trattano il risorgimento derubricano le Venerande Istituzioni in Regno del Piemonte, o sic et simpliciter in piemontesi, commettendo un falso storico – dall’altra poco sa del rapporto conflittuale che la Sardegna ebbe con i Savoia. Non sa il giornalista dell’Espresso, della Sarda Rivoluzione di fine Settecento che cacciò i Savoia e da questi venne repressa nel sangue; che quei monarchi alpini imposero uno sfruttamento feroce dell’isola, tanto che Antonio Gramsci lo definì come colonialismo interno, prassi poi adottata dagli stessi con il regno delle Due Sicilie dopo l’annessione del 1861. Joseph de Maistre di questa politica fu tra gli ispiratori ed autori, espresse sui sardi giudizi sprezzanti, intrisi di proto razzismo. Per lui i sardi “sono più selvaggi dei selvaggi perché il selvaggio non conosce la luce, il sardo la odia… Razza refrattaria a tutti i sentimenti, a tutti i gusti e a tutti i talenti che onorano l’umanità.“ Addirittura il sardo sarebbe “sprovvisto del più bell’attributo dell’uomo, la perfettibilità.” Però una scusa a Bernardo Valli la dobbiamo, lui arrivato a Cagliari ha visto un bastione delle mura dedicato a Filippo Guglielmo Pallavicini, barone di St. Rémy, primo viceré sabaudo, la statua principale della città che rappresenta Carlo Felice, la strada più importante dell’isola intitolata allo stesso re; avrà pensato, visto che i sardi ci tengono tanto alle memorie sabaude, perché non dedicare almeno un vicolo della Marina al nobile nero? I responsabili della disinformazione, in questo caso siamo noi, che continuiamo a tenerci quella statua in piazza, invece di trasportarla nel luogo più degno: il Palazzo Reale che ci ostiniamo a definire viceregio. Ancora una volta abbiamo la conferma che i nomi delle strade e i monumenti non sono luoghi neutri, raccontano la storia che si vuol tramandare e nascondono quella dei subalterni, quali siamo stati e siamo. Cagliari non riesce a trovare un vicolo, una piazzetta, un buco da dedicare ai Martiri di Palabanda, che nel 1812 complottarono contro i Savoia e per questo condannati a morte alcuni, altri all’ergastolo o esiliati. Il loro ricordo è affidato ad una lapide nell’Orto Botanico della Città. Se proprio si vuol ricordare de Maistre con una via, la richiesta andrebbe girata a Torino, lì hanno già una strada dedicata a Giovanni Battista Lorenzo Bogino (1701-1784) ricordato come statista, mentre da noi per l’assonanza del cognome con il termine catalano-sardo botxí –buginu, viene associato al boia. Chiedere ai sardi, ai cagliaritani, di dedicare una via a Joseph de Maistre, sarebbe come chiedere- detto con tutto il rispetto per tragedie ben più gravi- alla municipalità di Tel Aviv di dedicare una strada ad un altro Joseph, quello che di cognome faceva Goebbels. |
Custu artìculu podet èssere sa premissa a un’interrogatzione parlamentare pro fàghere iscantzellare in Sardigna ogni cosa, carreras, pratzas e monumentos, chi ammentet a sos Savoias.
ottimo articolo. Condivido pienamente.
anche come presidente dell’Associazione dei Sardi di Roma il GREMIO
“Le false opinioni somigliano alle monete false: coniate da qualche malvivente e poi spese da persone oneste, che perpetuano il crimine senza sapere quel che fanno.” Dal libro Conformismo e anticonformismo di J. De Maistre.
Sovviene, sulle citazioni senza una fonte. Per il resto ha già risposto De Maistre.