Ora la campana suona anche per noi [di Franco Meloni]
Lo sviluppo sociale dell’umanità sembra percorrere sentieri contorti. In teoria si dovrebbe apprendere dall’esperienza, verificare le ipotesi e cercare una soluzione a problemi nuovi. Magari con metodologie che ricorrono a sistemi complessi, non lineari ma controllabili. Il tempo è una variabile fondamentale nello studio della realtà. Alla fine della scorsa legislatura pensavo che per debellare la malaria in Sardegna erano occorsi più o meno cinque anni. E’ ricordato su una lapide vicino all’ingresso della mia Scuola Elementare Alberto Riva. Gli Americani, contagiandoci con la loro visione della vita, ci avevano liberato da un male antico e ci avevano permesso di crescere, non solo in altezza. Magari con tanto DDT avevano permesso che restasse solo BonAria. Ora dobbiamo affrontare una continuazione ineluttabile della pestilenza che affligge la Sardegna o, con le armi dell’ingegno contrastarla e porre fine ad essa? Il tempo l’abbiamo avuto: elaborazione del lutto, ricostituzione delle forze in campo, possibilità di discussioni che Sardegna Democratica ha reso possibili mantenendo saldo quello che è stato un grande vantaggio dell’ultima Giunta: la coesione tra i componenti. Questo per permettere che si elaborasse una strategia per tornare al governo. Gli ingredienti esistevano chiari: un progetto valido e riconosciuto, in alcune parti come all’avanguardia nel panorama politico non solo italiano. Il concetto che l’istruzione è la sola base per una crescita nel mondo sempre più aggressivo si coniugava con lo sviluppo di infrastrutture, per esempio le ferrovie, che potesse far superare gli storici svantaggi di un Isola vista ancora come luogo di punizione. Sardegna Democratica ha svolto un ruolo che i partiti, sfilacciati e senza obiettivi, non ricoprivano più. Ha fatto un’opposizione sociale organizzando decine di iniziative, in tutta la Sardegna, in cui hanno parlato centinaia di sardi e di sarde competenti ed a cui hanno partecipato migliaia di sardi e di sarde. Ha fatto informazione continua supplendo alla carenza di media off line e on line. Ha provato a mettere tutte le differenze in modo che, analizzate insieme, potessero essere fonte di sviluppo nel cammino comune dei sardi. Ha mantenuto sempre preminente il ruolo della Politica come confronto e unione. Non è facile avere tante idee positive e persone capaci di portare a termine il progetto. Positività e progettualità, negazione di quel tribalismo e di quella tifoseria che connotano il Pd nella sua breve e conflittuale vita e che ha contagiato anche chi si proponeva di combatterli perché ha prevalso la scelta di omologarsi con chi si voleva convincere a cambiare contenuti e metodi. Nella storia è capitato spesso! Anche in Sardegna. Ora la campana suona, sicuramente per noi, e a poco meno di due mesi avremo da decidere da chi e come vorremmo essere governati. Per la prima volta da tanto tempo, non sono sicuro che potremo farcela, e non mi fido delle improvvisazioni dell’ultimo minuto. La Sardegna si merita ben altro. Auguri. *Fisico. Università di Cagliari
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