Mongiu lascia il Fondo Ambientale italiano: un addio senza rancore [di Paolo Paolini]

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L’Unione Sarda 30/07/2017. Un addio imprevisto. Ingentilito nella forma, definitivo nelle dichiarazioni, incerto nelle cause. Pur sempre una separazione rumorosa, quella tra Maria Antonietta Mongiu e il Fondo Ambiente italiano. “L’incarico era di tre anni. Un periodo più che sufficiente. In questa attività di volontariato ho riversato tutto ciò che so fare, il massimo dell’impegno che potevo profondere. È tempo di cambiare“.

Sessantotto anni e numerose vite alle spalle: archeologa, assessore di spicco della Giunta Soru, presidente regionale del Fai. “Guardo avanti, corro, so che il mio tempo non è infinito e mi comporto di conseguenza“. Donna di grandi passioni corroborate da una vasta rete di relazioni, sostiene che “il vero potere è quello che deriva dal pensiero“.

Cosa l’ha spinta a rifiutare un altro mandato? “Evitare l’identificazione di una persona con una sigla e viceversa”.

 Da vent’anni Vincenzo Tiana è l’uomo di punta di Legambiente, Stefano Deliperi è l’omologo del gruppo di intervento giuridico. “Non voglio più andare a incontri-dibattiti-convegni e sentir dire che una tale posizione è stata espressa dalla presidente del Fai, anche su argomenti non pertinenti. Ciò che penso lo dico come Maria Antonietta Mongiu”.

Pentita? “Non rinnego alcunché: io e le persone che ho coinvolto nel comitato scientifico – assieme alle delegazioni di Nuoro, Sassari e Cagliari – abbiamo fatto un lavoro di pedagogia sociale che ha dato frutti importanti. Settantaduemila sardi hanno votato per scegliere un luogo del cuore, un risultato straordinario. Abbiamo dimostrato quanto sia errata la convinzione che chi vive nell’Isola sia disinteressato al paesaggio”.

Problemi con i vertici nazionali? “Rapporti ottimi. Per sincerità dico che non ho seguito la vicenda della saline Conti Vecchi perché viaggiava su un livello diverso”.

Avrebbe sottoscritto quell’accordo con l’Eni? “No. L’avrei costruito su basi completamente diverse. Prima avrei chiesto all’Eni quale fosse lo stato dell’arte sulle bonifiche, lì e da altre parti”.

E invece? “Non l’ha fatto neppure la Regione, che ha l’obbligo di farlo. Se ti confronti con questi giganti, discuti col cappello in mano? Dai per scontato che possano avvelenarti e ucciderti? Oppure prima pretendi che riparino ai danni causati in decenni e poi parli del resto? Non sta andando così. Non ho tempo per aspettare il tempo degli altri. Sono contenta di aver fatto quest’esperienza durante la quale ho imparato tanto e siamo riusciti ad aprire l’ex carcere di Buoncammino ai cagliaritani e l’ospedale Zonchello ai nuoresi”.

Fluorsid? “La mamma di Cagliari – che si chiama Santa Gilla – è molto malata, al di là delle ultime vicende giudiziarie. Purtroppo nessuno ne ha ancora preso atto, soprattutto la classe politica che delega troppo spesso la ricerca di soluzioni alla magistratura”.

Il Fai è l’ala snob dell’ambientalismo. “Non è per nulla snob e tutela il paesaggio. Si batte per una causa giusta e, come nel caso delle trivelle, vince alcune battaglie di civiltà”.

Quanti frequentano le associazioni ambientaliste per godere dei benefici dati dal potere di veto? “Penso che, per alcuni, sia un elemento importante”.

Lei è stata l’assessora alla Cultura di Renato Soru: un rapporto finito? “I rapporti politici si devono storicizzare. Dopo gli anni in Regione l’ho seguito dentro Sardegna democratica, a un certo punto mi sono chiesta cosa stessi facendo, perché?”.

 Qual è stata la risposta? “Che non facevo parte del Pd ma in realtà ero dentro un sistema in cui ormai la tattica era di gran lunga più importante degli obiettivi in cui mi riconoscevo e che avevano dato vita a un’esperienza di governo – sanità, ppr, istruzione – che ho condiviso sino in fondo”.

D’accordo con le scelte del presidente Pigliaru? “Sulla scuola siamo scivolati all’ultimo posto della graduatoria Invalsi e in quella Ocse-Pisa – cioè la valutazione dei quindicenni – la sorte non è stata migliore”.

La legge urbanistica? “Al netto dei tecnicismi tenta solo di smontare il piano paesaggistico regionale, è solo un mega piano casa. Una scelta antistorica”.

Zedda?  “Aspettiamo da sei anni l’adeguamento del piano urbanistico comunale al piano paesaggistico. Solo compiendo questo passo si potrà mettere fine alle singole intese che sono state la rovina dell’Italia. Per il resto, siamo davanti a una rimasticatura di idee già viste, e discutibili”.

Un esempio? “La strada règia che partiva dal largo Carlo Felice diretta a Sassari è stata trasformata in una casbah, il centro storico in periferia di se stesso”. 

L’anfiteatro? “Avevamo ragione a fare la battaglia contro le coperture di legno. Oggi è male in arnese, molti danni strutturali sono stati fatti. Mi auguro che sia restaurato e usato per piccoli spettacoli”.

Floris candidato del centrodestra alle Regionali? “È il suo sogno, ha grandi possibilità economiche per reggere la campagna elettorale, non gli fanno difetto neppure i rapporti in tutta la Sardegna, ma penso che alla fine Berlusconi potrebbe scegliere Giuseppe Fasolino, sindaco di Golfo Aranci e consigliere regionale”.

Il rettore? “Ben felice che sia una donna. Una valutazione sul suo lavoro la può dare molto più compiutamente chi è dentro l’ateneo. Di sicuro Maria Del Zompo ha dato una visibilità molto alta all’università, penso che l’istituzione dovrebbe avere più autonomia rispetto alla politica”.

Dicono che lei:

1) punta a candidarsi alle prossime regionali. “Non ci si candida, ti devono candidare. Forse è tempo di scegliere una donna, ne conosco una decina in grado di fare un ottimo lavoro in tutti gli schieramenti. Nel frattempo il Consiglio regionale vari la doppia preferenza”.

2) Usa il frequentatissimo blog Sardegnasoprattutto.com come trampolino per la politica. “La presenza di una rivista è nella storia degli intellettuali”.

3) Ipercritica su tutto. “Essere coscienza critica è una bellissima cosa, significa analizzare e dare un contributo perché una società complessa e sana è figlia delle critiche, non del consenso, e quindi di un processo di analisi”.

4) È troppo vicina ai potenti. “A un uomo non si direbbe mai che è vicino al potere. Noi donne dobbiamo rivendicare autorità rispetto al potere”.

I potenti le riconoscono un’autorità? “Sì, sui temi nei quali ho competenze specifiche mi riconoscono come interlocutrice”.

 Premi e rassegne, una in ogni piazza sarda: è vera cultura? “È industria culturale, che sicuramente stipendia molta gente, spesso in termini insoddisfacenti. La presenza di molti scrittori, registi e attori – una vacanza in Sardegna non si nega a nessuno – non garantisce la reciprocità culturale: non aumentano i lettori e non migliorano gli indicatori scolastici”.

One Comment

  1. Graziano

    Dove ha operato ha mostrato grande competenza e volontà ferrea. Sono sicuro che saprà ritagliarsi ancora spazi degni della sua intelligenza. Onorato di averla conosciuta.

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