La storia intensa e terribile di Maria Ausilia Piroddi [di Maria Francesca Chiappe]
Maria Ausilia Piroddi – la protagonista del volume “Il potere che uccide” – è una giovane donna bella, intelligente, affascinante, molto preparata. E ambiziosa. Il suo obbiettivo è diventare segretaria della Camera del lavoro della Cgil di Tortolì. Ci riesce. E’ la metà degli anni Novanta. Ma la vita nel sindacato ogliastrino è difficile per via delle divisioni interne. Comincia così una battaglia senza esclusione di colpi, incluse le denunce che portano alcuni sindacalisti (innocenti) in cella. Il comitato di garanzia della Cgil non riesce a frenare la brutta deriva e la situazione degenera. Nel 1995 Maria Ausilia Piroddi denuncia due attentati ai suoi danni: la prima volta evita le fucilate di due killer mentre rientra a casa in macchina, la seconda trova una bomba nella sua auto parcheggiata nel cortile della sua abitazione, a Bari Sardo. Poco tempo dopo uno dei suoi avversari nel sindacato, Franco Pintus, viene arrestato: vicino alla sua abitazione viene trovato il fucile che ha sparato nel primo attentato a Piroddi. Ma Franco Pintus è una persona perbene, lo sanno tutti, non può aver fatto nulla di simile. Riesce a provarlo: il giudice neanche conferma il fermo e lo scarcera. Pintus indaga e dice a tutti quel che pensa: gli attentati a Maria Ausilia Piroddi sono stati simulati e il fucile è stato sistemato apposta nella sua abitazione per farlo fuori dal sindacato. Mentre Pintus indaga un giovane forestale di Gairo iscritto alla Cgil, Pierpaolo Demurtas, viene ucciso in località Frumini a due mesi dal matrimonio. Nessuno collega quel delitto alle vicende della Cgil e l’omicidio resta per lungo tempo insoluto. La battaglia nel sindacato continua fino a quando Franco Pintus, il 13 aprile 1997, viene assassinato mentre rientra a casa in macchina con la moglie e le figlie piccole. Il sindacalista ha da poco consegnato alle forze dell’ordine un dossier in cui accusa esplicitamente Maria Ausilia Piroddi. Dopo la morte di Pintus la Camera del lavoro della Cgil di Tortolì viene sciolta e la sindacalista sposta le sue ambizioni verso il Comune di Bari Sardo. Caduta dopo solo un anno la giunta guidata da una donna eletta nel 1995, Leonilla Taccori, il Comune è governato da un commissario prefettizio. La campagna elettorale che porta alle elezioni del maggio 1998 è scandita da una lunga serie di attentati. In un clima di paura al voto si presenta solo la lista Piroddi ma non supera il quorum del 50 per cento più uno. Resta dunque il commissario e si va a nuove elezioni, nel novembre successivo. Intimidazioni, minacce, fucilate e bombe accompagnano ancora la competizione elettorale. Maria Ausilia è di nuovo in campo ma gli avversari formano una lista di salute pubblica che racchiude diverse anime politiche, dal Pds ad Alleanza nazionale. E vincono le elezioni. Di lì a qualche giorno alla ex sindacalista della Cgil arriva un avviso di garanzia per gli omicidi Demurtas e Pintus. Neanche un mese dopo, nel gennaio 1999, scatta l’Operazione Tuono: otto persone in carcere, inclusa Maria Ausilia Piroddi, per gli attentati che hanno accompagnato le elezioni del 1998 a Bari Sardo. Per la prima volta in Sardegna viene contestata l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso che si sbriciola in primo grado quando il Tribunale di Lanusei assolve la ex sindacalista. Maria Ausilia Piroddi resta, però, in carcere perché è accusata degli omicidi Pintus e Demurtas. La sentenza di questo processo va in direzione opposta: ergastolo. La donna è la mandante – insieme al suo socio in affari e in amore Adriano Pischedda – dei due delitti messi a segno da Sandro Demurtas e Mario Cabras. Il verdetto di colpevolezza viene confermato in Appello e in Cassazione. Intanto la ex sindacalista si ammala: tumore al colon. Viene scarcerata per motivi di salute. Scrive un libro che presenta in giro per la Sardegna continuando a sostenere la sua innocenza. Il Tribunale di sorveglianza revoca la libertà e la manda ai domiciliari. Poi, nel 2008, lo choc: la Corte d’appello di Cagliari ribalta la sentenza di primo grado sugli attentati legati alle elezioni comunali del 1998 a Bari Sardo e condanna Maria Ausilia Piroddi e i suoi complici per associazione di stampo mafioso. E’ la prima, e unica, sentenza di questo genere in Sardegna. La ex sindacalista che voleva essere sindaca muore nel 2011 uccisa dal cancro dopo aver protestato fino all’ultimo la sua innocenza. La sua è una storia intensa e terribile. |
Una storia terribile che si fa fatica a credere sia potuta succedere realmente.