Oltre il “miserevole limite dei 300 metri” [di Italia Nostra Sardegna]
Comunicato stampa. Cagliari 13 agosto 2017. Nel dibattito attorno alla legge Urbanistica (DDL Erriu), di cui si sta interessando anche la stampa nazionale, si parla sempre più diffusamente della tutela della fascia dei 300 mt dal mare, quella già tutelata dalla legge Galasso e successivamente dalla legge regionale urbanistica (45/89), dando per scontato che oltre quel limite si possa concedere qualsiasi ampliamento e intervento edificatorio. Sotto la pressione dell’opinione pubblica anche la Giunta Regionale ha convenuto sulla necessità di tutelare meglio la fascia dei 300 mt riducendo di qualche metro cubo la sua proposta. La nostra Associazione ritiene che mediare al ribasso sul “miserevole limite dei 300 metri” come lo ha definito Edoardo Salzano (Presidente del Comitato tecnico-scientifico del PPR) ha dell’incredibile, un’involuzione sulla difesa del paesaggio che ci riporterebbe indietro di oltre trent’anni cancellando in un sol colpo i progressi in materia paesaggistica e culturale dell’ultimo decennio. Italia Nostra ricorda che i 300 mt di tutela integrale si riducono a soli 150 mt nelle piccole isole – nessuno ha mai saputo, o voluto, spiegarne il motivo, quasi che le coste delle piccole isole siano meno sensibili di quelle dell’isola madre -. Questa tutela dimezzata, in sinergia col sistema di calcolo sull’insediabilità previsto dal decreto Floris ha trasformato le isole della Sardegna in zone franche per il cemento. Infatti esse, pur rappresentando solo l’1% dell’intera superficie della Sardegna ricoprono oltre il 20% del perimetro costiero! Emblematico a tal proposito il PUC approvato in questi giorni dal comune di Calasetta che prevede volumi equivalenti per 11 mila abitanti rispetto ad una popolazione effettiva residente inferiore a tremila unità, con annesso un bel campo da golf nuovo di zecca. Il limite di salvaguardia dei 300 mt risale alla legge Galasso del 1985, che aveva compreso tale ambito tra le “bellezze naturali d’insieme”. Dopo quella legge infatti gli appetiti edificatori si sono spostati interessando un’area ben più ampia, finché non è intervenuto il Piano Paesaggistico Regionale Sardo individuando, come fascia costiera da sottoporre a tutela paesaggistica, un’area di profondità variabile, che in alcune zone raggiunge anche i 3.000 mt. Oggi il Ddl urbanisticasi pone in aperto contrasto con i principi ispiratori del PPR smembrando artificiosamente il bene paesaggistico d’insieme, rappresentato dalla fascia costiera nel suo complesso, in un “dentro e fuori” rispetto ad un inesistente e artificioso confine posto a 300 mt (o 150) dal bagnasciuga. Dopo trent’anni torniamo al punto di partenza, incrementiamo ancora il valore e la rendita di posizione degli hotel in prossimità del mare, cancelliamo il PPR e la filosofia che lo ha ispirato. Tuteliamo la battigia, ma solo in parte, mentre liberalizziamo il restante territorio costiero. E’ questo l’obbiettivo del Ddl urbanistica: consentire nuovi volumi agli hotel che già godono di una immeritata rendita di posizione (art. 31), favorire gruppi di potere che intendono costruire anche in deroga al PPR (art. 43), istituire un finto dibattito pubblico sulle grandi opere (art. 25), adottare un Piano Casa permanente (art. 30), trasformare l’agro in zona semiresidenziale (art. 79), aumentare il consumo di suolo (art. 85 e allegato A), sminuire l’importanza della Commissione Regionale per il Paesaggio limitando la presenza dei rappresentanti delle associazioni ambientaliste (art. 12). Qualora il Ddl Erriu sarà trasformato in legge, con qualche misero emendamento che riduca il premio volumetrico di pochi punti percentuali nella fascia dei 300 mt dal mare, la Sardegna avrà una pessima legge urbanistica che incrementerà in maniera esponenziale le aggressioni a cui è sottoposto già oggi il paesaggio costiero e segnerà la definitiva separazione tra l’attuale classe politica e i valori e i principi sanciti dal PPR.
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Voglio confidare ancora nell’intelligenza del presidente Pigliaru e dell’assessore Erriu. Che si rendano conto dei danni irreversibili al territorio che potrebbe produrre il loro DDL e del danno gravissimo che arrecherebbe alla politica, già abbondantemente screditata a tutti i livelli.