Le macerie che stanno dietro di noi non possono essere replicate dal presente per il futuro [di Barore Colveddu]

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La Sardegna esce da una condizione che nel corso della metà del secolo scorso è stata determinata da politiche di sviluppo (industriale) concepite come intervento dello stato centrale, attraverso le sue partecipate (PP.SS.). Le politiche attuali in Europa, che prendono forma in vari paesi, puntano allo sviluppo locale perché si possa coniugare meglio il concetto di sostenibilità (sociale, economica, ambientale).

Ciò non esclude che gli investimenti per imprese o altri soggetti non possano essere esterni alle regioni, ma ciò che conta è il connubio tra specifiche risorse e valorizzazione dei patrimoni locali. In questo contesto il Seminario “Materiali per un’urbanistica sostenibile” che LAMAS e SardegnaSoprattutto organizzano il 28 agosto a Pattada (dalle ore 10:00 Albergo la Pineta) punta a porre al centro la sostenibilità come capacità di valorizzare i beni comuni – partendo da paesaggio e territorio – come risorse economiche e componenti fondamentali di una migliore qualità sociale, per un rinnovato sviluppo della Sardegna attraverso un maggior protagonismo dei soggetti locali in un progetto condiviso tra attori pubblici e privati.

Per fare questo, allora, si tratterebbe di dar luogo a percorsi di decisione politica che recuperino il senso di una nuova programmazione, che presupporrebbe politiche responsabili – non solo elettorali –  come azioni qualificanti, appunto, di uno sviluppo economico e sociale.

E, invece, cosa succede in Sardegna? Mentre in tanti si parla di spopolamento dei paesi dell’interno, declinato in “paesitudine“, con taluni che si prodigano alla ricerca di ricette salvifiche, i nostri governanti di turno pensano all’aumento delle cubature (leggi cementificazione aggiuntiva) delle strutture ricettive sulle coste. fatto che, se si verificasse, amplificherebbe proprio lo spopolamento citato.

E nonostante i sussurri che diventano grida e si trasformano in rancore antipolitico verso certa politica, si fa finta di non vedere la dissolvenza dei valori comunitari tra tutte le realtà che fanno l’insieme del territorio (regionale). Questa situazione, che non è solo figlia dell’oggi, non può essere affrontata con luoghi comuni e approssimazioni (es.: mediare sulla quantità dei metri cubi da concedere) ma occorre una profonda riflessione e una riscoperta di alleanze sociali tra soggetti progressisti  contro alcune scelte di degrado a danno del futuro della nostra regione.

In una  visione innovativa e competitiva, inclusiva e sostenibile, non si può che partire dalla tutela del suolo quale emblema della difesa del maggior interesse patrimoniale collettivo. L’appuntamento che propone LAMAS a me pare un contributo per andare avanti guardando alle tante macerie che stanno dietro di noi e che non si possono replicare dal presente per il futuro.

Parliamone perché la nostra non sia ancora una “comunità di sopravvivenza” , ammantata di una ipermodernità che sta solo nelle affermazioni di chi è inebriato da un ruolo di responsabilità di governo che è bene duri il meno possibile.

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