Via Roma e legge urbanistica: il vero obiettivo è di escludere i cittadini da ogni processo decisionale [di Vito Biolchini]
“Dove hanno fatto il deserto, lo chiamano pedonalizzazione” – Pseudo Tacito Caralitano. Se il vero l’obiettivo della chiusura alle auto di via Roma fosse quello di sperimentare l’istituzione di una grande isola pedonale nel cuore di Cagliari, il sindaco Massimo Zedda potrebbe già da subito riportare la situazione alla normalità e riaprire al traffico il lato portici senza aspettare la scadenza annunciata del 17 settembre. Tali e tante sono state infatti le qualificate reazioni a questa novità introdotta improvvisamente lo scorso 11 agosto, che ulteriori due settimane abbondanti di sperimentazione non aggiungerebbero e non toglierebbero nulla né al giudizio (in larghissima parte negativo) che i cagliaritani danno dell’operazione, né offrirebbero ai tecnici ulteriori elementi di valutazione. Zedda potrebbe dunque ascoltare la città e decretare la fine anzitempo della sperimentazione. Sarebbe una scelta saggia: ma temo che non la farà. Perché a questo punto, visto il fallimento mediatico dell’iniziativa, il vero obiettivo della chiusura di via Roma è un altro: quello di dimostrare che il sindaco e la sua amministrazione possono prendere qualunque decisione dall’oggi al domani senza consultare minimamente i cittadini né tener conto del loro parere espresso attraverso l’opinione pubblica. Perché oggi per questa nostra sinistra evitare di ascoltare le istanze della cittadinanza è segno (chissà perché) di buongoverno. Questa è dunque la vera partita che si sta giocando, e attiene più alle regole gioco democratico che non alla semplice chiusura al traffico di una arteria per quanto importante come via Roma. Perché se nel merito c’è anche qualcuno che benevolmente può anche aver apprezzato la decisione del sindaco, nel metodo proprio no: tutti hanno espresso critiche riguardo ad una decisione arrivata dall’oggi al domani, senza nessuna adeguata comunicazione (Ma come? Ma il comune non ha anche una assessora alla Comunicazione? Non lo sapevate?), senza nessun progetto, senza alcuna condivisione. Una trovata di mezza estate e niente più, probabilmente legata alla necessità di Zedda di fare in qualche modo “notizia”, posto che la sua amministrazione si sta distinguendo come una delle più piatte e immobili che la città abbia mai visto. Eppure, se si voleva giocare la carta mediatica c’erano tanti modi per ottenere un risultato migliore. L’amministrazione avrebbe potuto, ad esempio, aprire un tavolo con residenti e operatori economici per valutare tempi e modi dell’operazione; oppure avrebbe potuto addirittura indire un referendum. Pensate: chiedere ai cittadini il loro parere sulla chiusura al traffico della strada più importante della città! Sarebbe stata o no una cosa “di sinistra”? Ma tutto questo Zedda non lo poteva fare perché è proprio l’assenza di dialogo la cifra del suo governo. Ogni volta che il sindaco in questi anni si è confrontato in campo aperto con i cagliaritani, ha mostrato tutti i suoi limiti caratteriali e politici. E così quella partecipazione tanto sbandierata nella prima campagna elettorale, è stata sistematicamente tradita: volutamente tradita. E chi in città osa esercitare il suo diritto di critica, diventa automaticamente (secondo una infelice uscita dell’assessore alla Cultura) un “murrungione”. Evidentemente le migliori menti della nostra città albergano tutte dalle parti di via Roma e di via Puccini, per cui ascoltare altre voci e altri pareri è solo una perdita di tempo. Dunque meglio fare finta di niente, ignorare tutto e tutti e continuare a prendere qualunque decisione in perfetta solitudine, dando veste amministrativa a capricci (guai a contraddire il sindaco, le sue sfuriate sono leggendarie) che in realtà sono atti politici densi di conseguenze che però a questa amministrazione di centrosinistra e sovranista evidentemente sfuggono. Le chiusure al traffico del Corso Vittorio Emanuele prima e di via Roma ora, stanno infatti trasformando in peggio il centro storico cagliaritano. La pedonalizzazione non c’entra nulla, giacché le strade liberate dalle auto di giorno restano deserte e di notte vengono consegnate ai tavolini delle friggitorie e della ristorazione di serie C, come se uno scadente piatto di malloreddus alla campidanese avesse il potere taumaturgico di salvare Marina e Stampace dal declino. L’urbanistica casteddaia a scabecciu trionfa e impera, nel silenzio dell’assessora competente, ormai impegnata più a dribblare ogni questione scottante che non ad affrontare problemi concreti (esemplare il suo silenzio sulla pseudopedonalizzazione di via Roma, ma se si vuole succedere a Zedda o addirittura finire in parlamento l’immagine va preservata), per non parlare poi dell’assessore al traffico (che non avevo idea proprio di chi fosse e alla fine ho dovuto cercare il nome su internet: cosa che sarete costretti a fare adesso anche voi). Nel Corso l’economia della birretta (questa sì, ben conosciuta dal sindaco e dai suo compagni di circolo) ha spazzato via un tessuto commerciale vivo, imponendo una monocultura della zeroquaranta che, come tutte le monoculture, lascerà dietro di sé macerie. E così quella che era la Via Regia è diventata di giorno uno spazio vuoto e di sera una riedizione degli stand della Fiera Campionaria degli anni che furono: un luogo dove la sagra di paese è l’unico evento possibile. Niente di nuovo, per carità: Tommaso Montanari in “Privati del patrimonio” e Salvatore Settis in “Se Venezia muore” (entrambi editi da Einaudi) hanno analizzato mirabilmente lo sfacelo dei nostri centri storici causato da una politica miope e ignorante. Una politica che evidentemente abita anche dalle nostre parti e che, se possibile, qui si caratterizza per un provincialismo spinto, visto che il modello di sviluppo urbano a scabecciu viene abbracciato e difeso fuori tempo massimo, quando altrove (basti vedere cosa sta succedendo a Barcellona) viene messo pesantemente in discussione. Avremo modo di ragionare sulla situazione attuale del centro storico cagliaritano, governato ormai da anni senza alcuna visione che non sia di mortificazione del suo valore storico, culturale e identitario: ora la questione è un’altra ed è quella delle regole democratiche e della partecipazione dei cagliaritani al governo della città. Conclusione: la chiusura di Via Roma è solo un ballon d’essai, l’ennesimo strappo per cercare di capire quanto l’opinione pubblica cagliaritana è definitivamente disposta a delegare totalmente alla politica ogni decisione, piccola o grande che sia. L’impressione è però che stavolta per Zedda non tutto sia andato per il verso giusto, ma lo stesso modello di esclusione dei cittadini da ogni confronto il centrosinistra lo sta adottando da tempo anche alla Regione Sardegna, non ultimo con la legge urbanistica. Ma anche per Erriu e Pigliaru credo che le cose non andranno esattamente nel verso che avevano immaginato.
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Grazie Vito per il tuo ragionevole e corretto sguardo sullo svolgersi della conduzione della cittá di Cagliari che sconfina sempre di più in una infelice improvvisazione piuttosto che in una una soppesata e intelligente scelta.