Sul conflitto immanente tra salvaguardia e sviluppo [di Antonello Sanna]

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Pubblichiamo la prefazione di Antonello Sanna di “Baunei, analisi e pianificazione di un territorio di rilevante interesse ambientale” di  Alan Batzella, che raccoglieva i contenuti progettuali della pianificazione operata negli anni 1981-1985. Il progetto Baunei fu selezionato, unico in Sardegna, dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) per i suoi aspetti innovativi per la seconda Rassegna Urbanistica Nazionale (RUN) Ferrara 1989. (NdR).

Prefazione. Ripercorrere oggi, a molti anni di distanza dalle prime letture, la pianificazione per Baunei di Alan Batzella, soprattutto per chi ne fu come me attento lettore e “recensore”, non può esser fatto senza un senso di coinvolgimento non solo intellettuale ma anche emotivo, come quello che trasmettono le sfide culturali e professionali.

Intanto, il Piano per Baunei è ormai icona e metafora di un clima politico e culturale di grande significato civile ma anche di grande e perdurante drammaticità per le sorti stesse del nostro territorio. Di più: Baunei ed il suo territorio sono, consapevolmente ma anche oggettivamente, Laboratorio dei grandi temi dello sviluppo e dell’identità regionale.

Comunità compatta con un immenso spazio intorno, in grandissima parte comunitario (o “pubblico”, ma non è esattamente la stessa cosa), Baunei ha vissuto negli ultimi decenni in uno stato limite, tra marginalità e sviluppo, tra salvaguardia, valorizzazione e consumo del territorio. Questa marginalità non ha tuttavia certo impedito che un vivace dibattito politico e sociale accompagnasse l’insieme delle scelte amministrative ed operative sull’uso del territorio.

La sostanza del dibattito ha riguardato un punto centrale per le aree interne interessate a costruire gli scenari del terzo millennio: il nodo sviluppo-salvaguardia nel contesto di un territorio ad elevato valore delle componenti ambientali, a bassa densità insediativa e gestito da comunità a base economica ancora fortemente territorializzata.

Non si può comprendere appieno la problematica connessa ai nuovi strumenti urbanistici del Comune di Baunei senza fare riferimento al conflitto immanente tra salvaguardia e sviluppo, tra esigenze locali di continuità d’uso del territorio ed istanze generali di vincolo e riserva ambientale. Tuttavia, presupposto ed obiettivo del piano non è tanto quello di una improbabile “conciliazione” tra istanze in legittima competizione, quanto piuttosto portare l’ottica e l’elaborazione sui nuovi scenari possibili.

La straordinaria “naturalità” del territorio di Baunei è comunque irrimediabilmente segnata dal rapporto con la comunità, dal suo progetto di vita, esplicito o implicito: poiché è definitivamente caduta (questa sì) l’illusione di una continua autoregolazione di un simile rapporto, è nel nuovo patto uomo-ambiente, (nella sua elaborazione concreta e inscritta nel piano come Carta di questo patto) che vale la pena di impegnarsi e di spendere le migliori energie.

Ecco perché il piano (anzi, il sistema integrato di pianificazione che prevede una sequenza controllata di variante al PRG e di Studio di disciplina) parte da alcuni principi guida assunti come quadro di sfondo: la storicità del rapporto uomo-natura, la salvaguardia attiva, l’integrazione tra strumenti di tutela e pianificazione.

Proprio per questo il progetto di conoscenza tenacemente perseguito dall’autore con indagini, sopralluoghi, schede, carte tematiche, a differenza di molti pletorici “apparati analitici” dei Piani degli anni ’80, ci appare sempre sorretto dall’esigenza di comprendere a fondo per decidere meglio e più motivatamente.

Se il grande patrimonio insediativo, storico-culturale, ambientale e faunistico è la grande carta della comunità per il terzo millennio (questa l’ipotesi sottesa al lavoro), ecco che allora occorre scandagliarlo, rappresentarlo e utilizzarlo per riconoscerne le vocazioni e le potenzialità, quindi per scegliere tra usi alternativi.

Il tutto però con un occhio estremamente attento al concreto articolarsi della strumentazione più strettamente disciplinare, all’armamentario dell’urbanista. Ed ecco che nelle pieghe dei Piani l’integrazione (vera, ricorrente parola d’ordine) diventa anche perequazione in embrione, con il meccanismo del “Piano Quadro” e dei Comparti che consente ai decisori pubblici e privati di costruire un tavolo di dialogo e mediazione, pur fortemente orientato e guidato dallo spessore del progetto di piano che seleziona le aree per complementarietà e lascia poco al caso.

Per recuperare e ricucire alcuni fili strappati dell’orditura territoriale (sia pure processualmente e non rimuovendo il tema del conflitto tra interessi differenti e talora contrapposti) i Piani per Baunei tendono continuamente a ricostituire strumenti di relazione tra le esigenze obiettivamente convergenti del presidio insediativo e dell’equilibrio ambientale.

Proprio per questo, forniscono un contributo essenziale per superare le resistenze a considerare come indispensabile la presenza e lo sviluppo delle comunità locali sul proprio territorio e, insieme il carattere pianificato e, appunto, attivo che devono assumere le politiche di gestione dei valori ambientali. La “tutela” nei piani di Baunei non è praticata per “emergenze” ma informa per intero la pianificazione ed è ottenibile solo come strategia integrale applicata a tutto il territorio, anche a quelle porzioni per le quali è previsto il più alto tasso di trasformabilità.

Viceversa, corrette strategie della modificazione applicate alle zone più intensamente antropizzate sono fondate sul principio del recupero dell’esistente e della continuità dei segni e degli usi sul territorio che è alla base di ogni moderna politica di tutela.

In conclusione, ciò che più colpisce nel (e, forse, meglio definisce il) Piano è un misto di passione professionale e di coinvolgimento personale e civile che porta il progettista ad una forte identificazione con la comunità ed insieme ad uno scavo continuo sul suo territorio. Il progettista insomma “adotta” Baunei e se ne sente “adottato”, ne “prende a cuore” i problemi e non è mai, con ogni evidenza, un osservatore puramente esterno e tanto meno estraneo al “gioco”.

Va detto che, nei processi ciclici con cui la disciplina urbanistica riflette su se stessa, questo punto di vista “coinvolto” viene considerato oggi addirittura il più rilevante, quasi la premessa per un lavoro “utile”. E, anche a prescindere da ciò, chiunque conosca la “fruizione distratta” con cui molti professionisti “consumano” il loro rapporto con le comunità ed i territori che pianificano si rende ben conto di quale risorsa preziosa sia la tenace frequentazione di Baunei perseguita da Alan Batzella.

*Istituto di Architettura, Facoltà di Ingegneria, Università di Cagliari, 1998

 

 

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