Il caleidoscopio dei Mediterranei (4 – fine) [di Mario Rino Me]
Considerazioni finali Il Selfie non è immune da un messaggio simbolico: il capovolgimento di quella tradizionale, oltre a mettere in evidenza il Sud, prima irrilevante nei giochi del potere globale, sta a indicare che la vecchia visione del mondo Occidente-centrico deve, quanto meno, tener fare i conti con ambizioni e punti di vista dell’altra parte in fase ascendente. Essa rivela anche la visione e collocazione nella scena mondiale di Pechino: centrale, in fase espansiva, assertiva e spregiudicata fino a sondare la debolezza degli altri e a massimizzare i ritorni. Del resto, mettendo a sistema le varie iniziative di politica estera di Pechino, ci troviamo di fronte a lineamenti di Grand Strategy. Nella visione politica cinese, il grande progetto della Silk and Belt (S&R), fa da cornice all’altro quadro politico Russo-Cinese della Shangai Cooperation Organisation (SCO), dove la coppia, espressione di un polo euro-asiatico, ha già intensificato i suoi legami nell’Asia Centrale con i quattro paesi -Stan, e che ora si intende estendere al Pakistan. Sembra dunque profilarsi una proposta di nuovo ordine mondiale, articolata su un nuovo approccio alle relazioni internazionali: più geo-economico, diverso da quello eurocentrico (franco-britannico, tutoriale e pedagogico) poi Occidentale a traino americano dei progetti sociopolitici ideali (esportazione democrazia, Greater Middle East, con regime change e state building a immagine e somiglianza). Sarà all’altezza? Si vedrà solo vivendo. Quel che conta è che, nel riassetto degli equilibri, giocherà molto la solidità delle relazioni strutturali intessute nel tempo dagli USA. Qui, la prima sfida all’architettura definita a Washington viene proprio da un alleato considerato affidabile e da un paese ritenuto tranquillo: da un lato, le Filippine del nuovo Presidente delle Filippine Duterte, che ha interrotto le esercitazioni militari con gli USA, con lo scopo di costruire una nuova politica di rebalance in favore del vicino cinese. Salvo poi chiedere l’aiuto delle Forze Speciali USA per venire a capo di un gruppo affiliato allo Stato Islamico asserragliatosi nel Sud del Paese. Dall’altro, il crescente aumento dei movimenti islamisti nella più popolosa nazione musulmana: l’Indonesia. Infine, i periodici pattugliamenti di unità della US Navy in prossimità delle isole contese, oltre a rimarcare il verdetto internazionale ai diretti interessati, hanno anche lo scopo di tranquillizzare il vicinato, talvolta allarmato. In questo quadro, l’episodio in prossimità dell’isola di Triton [1] ha riacceso la dialettica sino-americana con il linkage alla “crescente minaccia nord-coreana” (balistica e nucleare, n.d.r.). Agli USA che chiedono di fare di più con il monello Nord-Coreano, accompagnando i moniti con il linguaggio della diplomazia negativa (sanzioni a istituti cinesi, dazi, vendita armi a Taiwan) e che, in nome della libertà dei mari, lanciano una ulteriore sfida con “un passaggio innocente” nelle acque rivendicate come proprie, la Cina, timorosa del crollo del regime nordcoreano, ha risposto aumentando i rapporti con la Russia. Ancora una volta, come già avvenuto nel ciclo storico a guida europea, il modo con cui le Potenze di EurAsia, inclusi gli USA (potenza asiatica contornata, come detto, di alleati importanti in quello scacchiere) nonché del Mondo del Sud, declineranno le loro relazioni influirà sul divenire della storia, e, in particolare, sulla sicurezza del pianeta. E, col cambiamento degli equilibri dei poteri del mondo e volatilità di un contesto strategico che richiede sempre più autocontrollo, moderazione e inclusione, questo riordino non può che derivare da un’assise degli Stati Generali del pianeta (Nuova Yalta 70 anni dopo?). Riquadro 1). Il nostro mare appariva a Greci e Romani come “Mare Interno” (η εντòς θάλασσα, Mare Internum) o anche Mar Grande (μεγάλη θάλασσα) per i primi, in contrapposizione all’Oceano (ωκεανός), il grande tratto esterno, oltre le Colonne d’Ercole che circonda la Terra, e che Aristotile aveva chiamato “Mare Atlantico” (Ατλαντικη’ θάλασσα), e Cesare “Mare Oceanus”. Il termine “mediterraneus” è un aggettivo usato dagli autori classici latini (Cesare, Tacito, Livio ecc.) che significava “situato nell’entroterra, dell’interno” ovvero “di terraferma”, che, come si può vedere, poco ha a che fare col mare. Dopo le Guerre Puniche, la sete di conquista dei nostri antenati Romani, porta alla conquista e padronanza militare del bacino, che diventerà Mare Nostrum; appellativo che si trasferisce anche nella denominazione greca (ημετερια θάλασσα). Ripulito dai Pirati ad opera di Gneo Pompeo Magno, il Mare poté beneficiare per oltre 4 secoli della Pax Romana. Quanto all’aggettivo, riferendosi alle popolazioni, il nostro Cicerone, precisava che “i mediterranei“ erano caratterizzati come “alieni dal navigare, e lontanissimi da questioni marittime”. In questa prospettiva, il sostantivo, “Mediterranea”(al plurale), stava ad indicare “luoghi dell’interno” e dunque “entroterra”. Come riferisce il politologo Ibn Khaldūn nel suo discorso sulla Storia Universale, gli Arabi che arrivano in Mediterraneo nel VII° secolo, lo chiamano il “Mare Verde” (Bahr rūmī): la divisione politico-religioso-sociale tra i mondi cristiano e musulmano, segna un tornante della storia del bacino. Nell’evoluzione del linguaggio, l’aggettivo Mediterraneo, a volte sostantivato, appare saltuariamente come appellativo, riferito alle acque del Mare Nostrum, negli Atlanti e Portolani che iniziano a circolare tra i naviganti a partire dal XIII° Secolo. A mente del carattere interno, semi-chiuso dal punto di vista tecnico-giuridico, le prime carte o portolani genovesi, pisani, francesi e Catalani dell’Alto Medio Evo, pur mostrando delle rappresentazioni alterate di diverse regioni dell’area, ci danno una panoramica generale con buona approssimazione; di fatto, le carte nautiche sono uno dei prodotti più originali e di pregio che rappresentano il frutto di processi pratici soggetti a una lunga evoluzione prima di raggiungere il grado di precisione prossimi a quelli odierni. Nel trattato sulla “Arte de Navigar”, troviamo una precisazione sulle definizioni in base alla quale “ dicesi mar Oceano per il suo presto &veloce moto col quale si muove, perché ocis in greco vol dir veloce. Li greci e latini lo hanno chiamato con questo nome e così è restato nome comune Oceano overamente cingolo che cinge &abbraccia tutti i termini de la terra ..il qual pe la diversità & differentia de le regioni sortisce nomi diversi come seria a dir mar indiano, persiano &c.”. Riquadro 2). Periodo Occidente- Centrico Nel 480 A.C., a Salamina con l’arresto dell’invasione persiana nella Grecia, iniziò il dominio dell’Ellade; nel 260, a Milazzo, Roma sconfisse la potenza marittima cartaginese subentrando ad essa nel dominio del mare. Nel 732 D.C. , a Poitiers nei Pirenei fu fermata l’ondata arabo-musulmana, e a cavallo del primo millennio le marinerie normanne e delle nostre Repubbliche Marinare liberarono le rotte Mediterranee infestate dai pirati barbareschi, aprendo, anche con la “avventura catalana”, un felice periodo di scambi commerciali e di esplorazioni oltre le colonne d’Ercole, cui tanto contribuirono i nostri “navigatori” (sempre più dimenticati). Poi nel 1529 e 1571, rispettivamente a Vienna e a Lepanto, fu arrestata l’espansione turca nel continente Europeo e sul Mare; poco prima era iniziata l’epoca della colonizzazione del continente americano e nel XVIII° secolo dell’India. Fino al “siglo de oro”, “il sole non tramonta nei domini” via via conquistati dell’imperatore Carlo V°. Poi l’ascesa del Regno Unito che inizia a dominare i mari e che, in esito al Trattato di Utrecht del 1713, si consolida su un promontorio strategico che controlla l’accesso al Mediterraneo dagli approcci Occidentali dell’Atlantico Centrale, la Rocca di Gibilterra. Nel 1801 ad Aboukir e nel 1805 negli accessi occidentali dell’Atlantico al Grande Mare furono frustrati i disegni di Napoleone e creati i presupposti per il dominio britannico degli Oceani. A partire dal 1830 con l’occupazione dell’Algeria, riparte la corsa verso la colonizzazione del Continente, disciplinata dal Congresso di Berlino del 1885. Ma nel 1956, con il ritiro del corpo di spedizione franco-britannico che aveva occupato il Canale di Suez, finì l’epoca della Storia Eurocentrica, e dopo le due guerre nel mondo musulmano (Afghanistan, Iraq) con il caos successivo al regime change in Libia e il mancato intervento in Siria, ha avuto inizio il ripiegamento e ri-bilanciamento USA e, con esso, dell’Occidente. *Ammiraglio di Squadra (r) [1] Qualche ora dopo la dura conversazione telefonica tra i presidenti , un C.T. della Classe A. Burke ha incrociato nelle acque antistanti l’isola del gruppo delle Paracelso, fatto definito come “grave provocazione politica e militare contro la nostra sovranità”. (Guido Santevecchi, La Sfida navale nel Mar Cinese, CorSera 4 lug-2017) |