Venus Erucina tra Sicilia e Sardegna [di Gilda Nonnoi]
Topografia femminile. Come secondo appuntamento sulla toponomastica antica della Sardegna al femminile, propongo il ricordo della Venus Erucina siciliana in un poleonimo sardo. Tolomeo trasmette, nel II d.C., il nome Ἐρύκιον – Erykion (Ptol. III 3, 7), per una località topograficamente sconosciuta della Sardegna. Il toponimo sembra ripresentarsi nella forma latina Erucio dell’anonimo Itinerarium Antonini Augusti, che colloca questo presunto centro urbano, forse di tipo rurale, tra Viniolis e Ad Herculem, cioè tra Castelsardo e Porto Torres, se non verso Stintino. Le forme greco-latine, sia nell’incerta tradizione manoscritta tolemaica (Ἐρύκιον – Erykion, Ἐρίκινον – Erikinon ed Ἐρίκηνον – Erikenon), che nella testimonianza latina, si mostrano come varianti grafico-fonetiche delle lingue greca e latina, e sono in ogni caso dei derivati equivalenti d’origine, appartenenza o devozione di Ἔρυξ – Eryx. Quest’ultimo è il nome di un monte e di una famosa città della Sicilia nord-occidentale, corrispondente all’attuale Erice (Monte S.Giuliano), in prossimità di Trapani. Si tratta di una cima frequentata già dalla fine del secondo millennio o dall’inizio del primo, sia da popolazioni autoctone, come Sicani ed Elimi, che da stranieri come Fenicio-Punici, Greci e Romani, non solo per l’eccezionale posizione della sua rocca, ma anche per il fatto che sulla sua cima si trovasse un tempio, dedicato a una divinità della fecondità e dell’amore. La dea era probabilmente d’origine mediterranea, forse chiamata dagli Elimi Iruka (= Eryx?), poi identificata con la fenicia Ashtart, dai Greci con Afrodite e dai Romani con Venere. Si trattava di un importante santuario in un’area di mercato, dove pare venisse praticata una sorta di prostituzione sacra delle donne locali, con uomini stranieri, in cambio di un’offerta votiva alla dea, affinché questa favorisse la fertilità e la fecondità delle comunità. In assenza di dati archeologici, si può ipotizzare, sulla base del nome e delle popolazioni che abitarono la Sardegna, che a questo toponimo corrispondesse un antico centro, di fondazione o frequentazione fenicio-punica, forse caratterizzato da un tempio, dedicato ad Ashtart, identificabile poi con l’epigrafica Venus Erucina (CIL X 7253-7255 e 7257). D’altra parte, l’ipotesi è plausibile anche alla luce di un’iscrizione del III a.C., rinvenuta nel sud dell’isola, a Karales, presso la Torre di Calamosca, in cui compare la forma punica del toponimo ‘RK (Eryx), proprio in rapporto alla dea semitica (IFPCO III 19.1 = CIS I 1). L’ipotesi non deve stupire, in ragione non solo della comune presenza fenicio-punica sulle due isole del Mediterraneo occidentale, ma soprattutto in considerazione dell’importanza del santuario ericino nel Mediterraneo antico, confermata da numerose citazioni nelle fonti greche e latine e perfino dalla notizia dell’esistenza di un tempio a lei dedicato a Roma, presso Porta Collina. Il fatto che Tolomeo si ricordi di registrare subito dopoἘρύκιον – Erykion, andando verso Olbia, un Ἥραιον – Heraeum, cioè un toponimo che allude all’esistenza di un tempio di Hera, oltre che, scendendo verso sud-est, serbi memoria della città dedicata alla dea italica Feronia (cf. Sardegna Soprattutto 12 novembre 2013 http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/713), aumenta ulteriormente il sospetto di una grande diffusione nell’area di culti femminili mediterranei e della loro ben nota funzione quali grandi-dee dell’amore e della fecondità fin dall’epoca neolitica. La coincidenza di tali toponimi, epiteti ed etnici da una parte all’altra del Mare nostrum, e il particolare dialogo culturale intercorrente tra le due isole maggiori del Tirreno, mostrano l’importanza, la continuità e il sincretismo di tipologie religiose primitive affini nella storia del Mediterraneo antico.
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