Caravaggio vs Toulouse-Lautrec [di Franco Masala]
Tutti e due frequentavano prostitute e gente di malaffare. Tutti e due furono artisti innovativi. Tutti e due morirono prima dei quarant’anni. Le analogie finiscono qua ma Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610) e Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) sono accomunati da due straordinarie mostre che a loro dedica il Palazzo Reale di Milano con grande concorso di pubblico. Per la verità il “pittore maledetto” ha file chilometriche e turni di attesa non indifferenti mentre l’artista francese è apprezzato da un pubblico più consapevole e meno “popolare” ma il successo è comunque assicurato. Caravaggio torna a Milano dopo la prima, mitica esposizione dedicatagli da Roberto Longhi nel 1951, sempre a Palazzo Reale, ma se allora il tutto sapeva di rivelazione, la mostra attuale, curata da Rossella Vodret e non casualmente intitolata “Dentro Caravaggio”, punta soprattutto sull’indagine della tecnica contrapponendo ad ogni opera (letteralmente perché si tratta di pareti a due facce verso e recto) un’accurata analisi dell’esecuzione che sfata la leggenda del Caravaggio che “non disegnava” mostrando abbozzi, linee e pentimenti. Una serie di documenti d’archivio riguardanti contratti di affitto, inventari di beni, deposizioni dei processi cui il pittore fu sottoposto, completa l’esposizione e particolarmente coinvolgente è il foglio che oltre ai tratti fisici dell’artista rivela anche che parlava “alla lombarda”, aggiungendo un tratto di realismo in più alla sua tormentata figura. Tra le opere in mostra manca la celeberrima “Canestra di frutta”, peraltro facilmente visibile nella poco lontana Pinacoteca Ambrosiana, ma il “Riposo durante la fuga in Egitto”, chiara e luminosa (Roma, Galleria Doria Pamphilj), convive con il tardissimo e oscuro “Martirio di Sant’Orsola” appartenente alla Galleria di palazzo Zevallos a Napoli, contribuendo anche ad una riproposizione della cronologia dei dipinti giovanili. Sono invece le affiches pubblicitarie per il Moulin Rouge o per attori e cantanti attivi nella Parigi di fine Ottocento il piatto forte della mostra su Toulouse-Lautrec e il suo demimonde, curata da Danièle Devinck e Claudia Zevi in un affascinante percorso che va dalla pittura alla grafica. Con una tecnica di comunicazione del tutto moderna l’artista stende estese superfici di colori molto forti – giallo blu e rosso in primis – che contengono scritte a grandi caratteri così da colpire subito l’attenzione di chi guarda. E Jane Avril e Aristide Bruant, Yvette Guilbert e Cadieux sfilano davanti a noi, alludendo a un mondo fatto di divertimenti, trasgressioni, doppi sensi tra i quali Toulouse-Lautrec navigava con molto piacere. L’aspetto più nuovo riguarda la passione del pittore per la fotografia, in questo guidato anche dalla aristocratica e ricchissima famiglia d’origine, con scatti riproducenti sia la vita familiare sia lui stesso in atteggiamenti irriverenti. Non meno interessanti le raccolte di stampe giapponesi, esplicite fonti di ispirazione (quando non di imitazione) grazie a quella capacità di sintesi degli artisti orientali che Toulouse-Lautrec fagocita con risultati straordinari. E in tal senso gli accostamenti proposti dalle curatrici sono illuminanti oltre che raffinati. Nonostante spesso si tratti di soggetti della Parigi dei bassifondi, dal pittore lungamente vissuta, non manca l’aspetto affettuoso con il quale il “privato” delle prostitute, alla fine donne anche loro, viene ricreato con garbo e con affetto che forse ci aspetteremmo per altri soggetti. Insomma due mostre da non perdere. *Henri de Toulouse-Lautrec, Aristide Bruant dans son cabaret, 1892, particolare © Dentro Caravaggio fino al 28 gennaio 2018 Henri Toulouse-Lautrec Il mondo fuggevole fino al 18 febbraio 2018 entrambe aperte dal lunedì alla domenica con orari variabili Milano Palazzo Reale
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