Addio a Antonello Sotgia architetto, urbanista, attivista [di il collettivo de il manifesto]

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il manifesto, 15 dicembre 2017. «Apparteneva alla generazione del 1968. Coltivava quella preziosa eredità con consapevolezza e orgoglio ma anche con intelligenza e autoironia. Era rimasto per tutta la sua vita adulta sulla scia di quegli eventi con coerenza e passo svelto, senza assumere atteggiamenti paternalisti coi compagni più giovani. Lo ricorderemo domenica al Cinema Palazzo di Roma dalle 11»

Se n’è andato ieri pomeriggio Antonello Sotgia, docente, architetto, urbanista, amico delle città e dei movimenti sociali. È stato lettore e fiancheggiatore di questo giornale fin dai suoi inizi. Ricordava con orgoglio di aver disegnato una specie di tribunetta che nella redazione di via Tomacelli avrebbe dovuto ospitare le riunioni.

Apparteneva alla generazione del 1968. Coltivava quella preziosa eredità con consapevolezza e orgoglio ma anche con intelligenza e autoironia. Era rimasto per tutta la sua vita adulta sulla scia di quegli eventi con coerenza e passo svelto, senza assumere atteggiamenti paternalisti coi compagni più giovani.

Da indagatore degli spazi urbani, Antonello aveva una curiosità irrefrenabile che lo portava a intercettare i segnali, a mettere l’orecchio per terra e cogliere i sussulti metropolitani. Al tempo stesso, comunicava in maniera dirompente.

Sentirlo raccontare la storia di un luogo era come entrare dentro un ipertesto: tracciava collegamenti e assonanze che costringevano l’interlocutore a mettere in moto il cervello. I suoi ragionamenti contenevano diverse voci e differenti stili. Da qualche anno aveva scelto di partecipare all’esperienza del portale DinamoPress.

Riempiva quadernetti disegnando con tenero furore volti, paesaggi e mappe. Assieme a Rossella Marchini, moglie e compagna di lavoro di una vita, Antonello ha sviluppato quasi spontaneamente un vero e proprio metodo di indagine dello sviluppo urbano, che passava automaticamente per la condivisione con militanti politici e attivisti di base.

La generosità e la tenacia con la quale metteva in comune il suo sapere hanno sedimentato la particolare sensibilità dei movimenti e della sinistra diffusa romana per le trasformazioni urbanistiche. Lui prima di altri aveva colto la relazione tra finanziarizzazione dell’economia e speculazione edilizia, oltre lo schema classico dei palazzinari. Difendeva le città dal consumo di suolo ma al tempo stesso amava i casermoni di periferia, alzava lo sguardo verso l’orizzonte e li vedeva come falansteri da riempire di gioia e cooperazione.

Nei palazzi occupati, ai margini di un’assemblea o nel mezzo di un presidio, raccontava volentieri del suo lavoro in Angola, ai tempi della solidarietà internazionale. Ci stringiamo attorno a Rossella, Alice, Agostino e a tutti quelli che gli hanno voluto bene.

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