Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo [di Roberto Mirasola]
Le perplessità, i dubbi e spero anche gli auspici che Umberto Cocco riporta nel suo articolo pubblicato su Sardegna Soprattutto non possono rimanere inascoltati. “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” scriveva Montale nel 1923 in un’epoca in cui la realtà storica iniziava a conoscere il fascismo e il futuro diventava sempre più cupo. Anche oggi viviamo nell’incertezza, anche oggi il futuro incute un certo timore, ma il domani non è scritto e dipende da noi. La genesi di LeU in Sardegna non è stata semplice e del resto non poteva che esser cosi. L’unione di tre forze politiche comporta sempre delle difficoltà, esistono seppur minime divergenze ed allora deve entrare in campo la politica. Il percorso dunque non è facile e richiede generosità, pazienza ma soprattutto esperienza politica. Capacità di limare le divergenze, di riconoscere a ciascuno la propria importanza, ma soprattutto capacità di dare una prospettiva. Chi ha queste qualità è giusto che le metta a disposizione, cosi come del resto sta già avvenendo. Per far ciò è necessario far parte di qualcuna delle tre sigle? Io credo proprio di no, anzi. Ben venga dunque il dibattito, ben venga il confronto, nessuno si deve sentire escluso. L’obiettivo non è un accordo elettorale, sarebbe troppo riduttivo, ma la nascita del partito Liberi e Uguali in Sardegna. Tutto semplice dunque? No neanche per idea, i pericoli denunciati da Umberto sono purtroppo presenti ed è inutile nasconderli. E’ doveroso, però, riconoscere l’impegno di chi anche ad Oristano ha sottolineato l’esigenza di una politica radicale nei contenuti e portatrice al tempo stesso di alti valori morali. Del resto non si può comprendere Oristano senza aver chiaro il percorso fatto prima, non dimentichiamo l’importante assemblea unitaria a Sassari fatta lo scorso ottobre, dove le tre forze politiche si aprirono al mondo cattolico, autonomista e ambientalista. Ad ogni modo per evitare i gruppi di potere e i comitati elettorali non bisogna aver dunque paura di aprirsi alla società sarda, individuando gli esponenti migliori, figure di alto profilo che possano dare il loro contributo. La crisi che investe la nostra isola ha toccato livelli ormai drammatici, nonostante le rassicurazioni che periodicamente vengono date. Il sistema industriale completamente estraneo al contesto Sardo ha fatto il suo tempo, occorre ripensare altre prospettive basate sulle risorse presenti nell’isola. La battaglia iniziata il 4 dicembre 2016 non è stata ancora vinta, certo abbiamo sventato la riforma del titolo V, ma le forze centraliste non sono sconfitte e da più parti si ritiene che le autonomie siano superate. Abbiamo bisogno di una Regione snella, capace di delegare al suo interno per essere forte nei rapporti con lo Stato centrale, senza dimenticare il ruolo che inevitabilmente dovrà svolgere all’interno dell’Unione Europea. Insomma le sfide sono numerose e vi sarà bisogno dei tanti che come dice Umberto stanno fuoriuscendo dai partiti della sinistra. |