Elezioni. Il mondo cattolico alla politica: puntare su giovani, sussidiarietà, famiglia [di Truffelli, Prosperi, Rossini, Costalli, Martinez, Poli, Goller, Battilana, Spanò, Serra]
Avvenire.it 7 gennaio 2018 . Movimenti e associazioni chiedono ai partiti meno slogan e più progetti concreti per dare prospettiva ai ragazzi. Fondamentali la formazione e una visione valoriale. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha battuto un colpo. A due mesi dal voto, nel messaggio di fine anno ha chiesto ai partiti «programmi realistici». Due parole, nulla di più. Ma il dibattito si è inevitabilmente acceso. Perché i cittadini sono stanchi di promesse elettorali. E perché chiedono, con sempre maggior forza, proposte concrete. “Avvenire” ha deciso di interpellare prima i leader dei partiti che il 4 marzo chiederanno il voto agli italiani. Poi è intervenuto il Forum delle associazioni familiari che ha proposto a tutti la firma di un Patto per la natalità. Quindi è stata la volta delle parti sociali. Ai leader di sindacati e imprese abbiamo rivolto tre domande sulle loro priorità riguardo a occupazione, giovani e natalità. Le stesse che oggi, infine, abbiamo rivolto ad alcuni movimenti e associazioni cattoliche perché indichino al mondo politico, oltre a ricette pratiche, anche le linee valoriali, gli orizzonti e le attese del mondo cattolico alla vigilia della consultazione elettorale. Le tre domande: 1) Nel messaggio di fine anno il presidente Sergio Mattarella ha indicato come priorità per il Paese le questioni dei giovani e del lavoro. Facendo appello alle forze politiche affinchè, nei programmi elettorali, avanzino su questi temi proposte realistiche e realizzabili. Raccogliendo tali indicazioni, quali sono, secondo lei, le ricette realizzabili che le forze politiche dovrebbero inserire nei programmi per favorire l’occupazione e lo sviluppo? 2) E come valorizzare la condizione dei giovani, anche per evitare il distacco delle nuove generazioni dalla partecipazione alla vita politica e sociale? 3) Un’altra emergenza, in parte collegata ai temi del giovani e del lavoro, è sicuramente quella della denatalità che colpisce il nostro Paese. Quali misure andrebbero proposte per favorire la formazione di nuove famiglie e le nascite? Matteo Truffelli (Azione Cattolica): Un lavoro degno e per i giovani più responsabilità Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana 1) Capisco l’esigenza di concretezza, però più che di ricette, che sanno sempre un po’ di semplificazione, mi sembra che le questioni poste giustamente al centro dell’attenzione dal Capo dello Stato richiedano soprattutto alle forze politiche di fare una scelta di fondo. Quella, cioè, di ordinare le decisioni da prendere e le strategie da mettere in campo per disegnare il futuro del nostro Paese a partire da questi temi, dalla loro centralità (insieme ad alcuni altri: ad esempio la lotta alla criminalità e all’illegalità diffusa, il rilancio dell’Europa, l’impegno per la pace). La questione del lavoro è assolutamente prioritaria per il nostro Paese: si tratta di assicurare inclusione sociale e piena cittadinanza democratica, ma anche di restituire al lavoro il suo senso più profondo di attività umana e umanizzante. In tal senso mi pare che dalla Settimana Sociale di Cagliari siano emerse proposte importanti. Per generare nuova occupazione occorre sostenere imprenditorialità e innovazione, soprattutto a livello locale, e questo richiede fondamentalmente due cose: la rimozione dei vincoli burocratici e amministrativi del fare impresa e la promozione di strumenti finanziari che rimettano in circolo la rendita e favoriscano gli investimenti. Accanto a questo, occorre pensare a forme innovative di armonizzazione tra i tempi di vita e il lavoro. E a un investimento serio sulla formazione professionale e per una nuova “cultura del lavoro”. 2) Il rilancio del lavoro è sicuramente un aspetto decisivo anche da questo punto di vista, ma accanto ad esso credo che occorra innanzitutto creare o rilanciare opportunità, luoghi e strumenti capaci di favorire una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei giovani. Occorre lasciare loro spazio, dare loro fiducia, non in maniera retorica e nemmeno con piccole misure simboliche, ma con un effettivo investimento sulla formazione (scuola e università), sul sostegno dell’imprenditorialità giovanile, sulla valorizzazione dei territori, per evitare che intere generazioni si sentano costrette ad abbandonare la propria casa per avere un futuro. 3) Anche in questo caso, ci sono molte scelte legate alla fiscalità, all’investimento sulle strutture per l’infanzia, alle forme di sostegno alla maternità e alla paternità nei luoghi di lavoro, e ancora altre, che andrebbero prese senza più accontentarsi di misure estemporanee e non strutturali. Davide Prosperi (Comunione e Liberazione): Sostegno a scuola e formazione. Un’ottica sussidiariaVicepresidente della Fraternità di Comunione e Liberazione 1) Occorre investire molto di più sul processo educativo, migliorando il sistema di istruzione: penso alla formazione professionale, a politiche di diritto allo studio e contro l’abbandono scolastico, al sostegno della scuola paritaria che sta svolgendo un ruolo indispensabile insieme alla scuola statale. Inoltre occorre sostenere le startup innovative e offrire incentivi all’occupazione giovanile. È una scommessa che vale più del calcolo dei rischi. Sono tutte cose che all’estero sono praticate da anni e hanno prodotto solo bene, essendo il motore dello sviluppo dell’intera società. 2) Come ha sempre sottolineato don Giussani, servono luoghi che educhino l’io a un rapporto positivo con la realtà. Un giovane deve incontrare adulti che lo guardino con una stima profonda e siano in grado di accendere in lui il fuoco del desiderio di bellezza, verità, giustizia e felicità. Solo partecipando di veri ideali egli potrà percepire l’utilità di un contributo alla vita di tutti, nello studio, nel lavoro, fino alla politica. Per meno di questo si stancherà, lo vedo con i miei figli. Perciò anche in politica c’è bisogno di testimoni: è l’idea di politica come carità di cui ha parlato recentemente papa Francesco. In una situazione di disinteresse generale, di fronte all’astensionismo crescente, qualcuno può cominciare a muoversi e questo può muovere altri, mettendosi insieme. Si sta già vedendo qualche tentativo promosso anche da soggetti di ispirazione cristiana. Non è una questione da addetti ai lavori, perché per un cristiano in tutti gli aspetti del vivere, anche nella politica, è in gioco la natura della fede. Le scadenze elettorali rappresentano un passo per verificare la portata della fede nella vita, come capacità di cogliere i bisogni della gente e di immaginare risposte adeguate ad essi. 3) La difficoltà a fare famiglia è un segno di quello che papa Francesco chiama “cambiamento d’epoca”. «Non metterò mai al mondo un figlio. Con che coraggio condanno un altro poveretto all’infelicità?», ha dichiarato un giovane a una cena. Si tratta di una crisi antropologica, che nessuna riforma o legge potrà risolvere, perché affonda nell’autocoscienza di ciascuno e in una mancata educazione ideale della persona. Perciò, le politiche pubbliche dovrebbero rimuovere gli ostacoli che impediscono a tanti giovani di mettere su famiglia e che scoraggiano chi vorrebbe avere figli: penso, per esempio, a una politica tributaria meno gravosa, alla conciliazione tra lavoro e incombenze familiari, a sussidi adeguati alle famiglie numerose, a servizi di cura più accessibili e a una maggiore attenzione nelle politiche sulla casa. La famiglia è un bene essenziale per la società, ma ha bisogno di essere protetta. In termini positivi, ogni intervento pubblico non dovrebbe prescindere – in un’ottica sussidiaria – dalle iniziative di persone e realtà sociali che dal basso costruiscono risposte ai problemi. Roberto Rossini (Acli): Sistema formativo da rafforzare e più partecipazionePresidente Associazioni cristiane lavoratori italiani 1) Uno degli effetti più evidenti della crisi è quello di aver accentuato la polarizzazione sociale nel mercato del lavoro, penalizzando in particolar modo i giovani e le donne. Per questo, occorre agire sulle leve che possono avere ricadute positive in termini occupazionali. Inoltre, se è vero che la sfida posta dai mercati globali e da “industria 4.0” si gioca sul terreno delle competenze, della loro centralità nel continuo allineamento rispetto alle mutevoli esigenze del tessuto produttivo, la proposta per lo sviluppo del Paese non può che essere un piano d’azione per rafforzare il sistema formativo, soprattutto quello iniziale (IeFP, IFTS e ITS), per garantire a tutti i giovani il diritto e la possibilità di accedervi, tenendo conto dei bassi livelli di occupazione dei nostri diplomati e laureati rispetto ai loro coetanei che vivono in altri Paesi europei. Inoltre, riteniamo che il fisco possa essere un driver dello sviluppo. Occorre uno straordinario piano di investimento che derivi da un nuovo patto fiscale, dove vi sia più semplificazione, più trasparenza e una maggiore capacità di intervento anche attraverso una tassazione finalizzata a specifici ambiti. 2) Da una recente ricerca dell’Iref (l’Istituto di ricerca e formazione delle Acli), risulta che i giovani sono distanti dalle forme di partecipazione tradizionale, in primis i sindacati. Nonostante ciò, esprimono una propensione all’autorganizzazione e a nuove forme di solidarietà sul lavoro. Bisogna ripartire da qui. La frattura tra i cittadini e la politica potrebbe essere in qualche modo ricomposta se ci fossero adeguati canali per promuovere la partecipazione dal basso, il pluralismo sociale e una semplificazione dell’attività di governance, per rendere più efficace e trasparente l’azione dello Stato a tutti i livelli. 3) Fare famiglia è un impegno pubblico, che la Repubblica ha il dovere di riconoscere e tutelare. Sul lavoro, per esempio, le biografie delle donne e dei giovani risultano molto frammentate. E, molto più di prima, i soggetti sembrano richiedere sostegno nelle fasi centrali della vita lavorativa. Tra le proposte allo studio, ad esempio, citiamo quella per le giovani madri: si tratta di una misura che tende ad aumentare il valore dello stipendio netto in caso di figli. In questo modo la donna che lavora non subirebbe danno rispetto al suo futuro trattamento pensionistico ma nel contempo potrebbe godere subito, quando effettivamente le serve e non rimandandolo nel tempo, del vantaggio di avere un maggior reddito disponibile, senza essere incentivata a ridurre o interrompere il proprio rapporto di lavoro. Carlo Costalli (Mcl): Mantenere le promesse. Un welfare per i figliPresidente Movimento cristiani lavoratori 1) Il problema è la capacità di mantenerle, le promesse elettorali. A campagna elettorale nel vivo da mesi siamo abituati a sentire di tutto: e tutti (anche chi promette) sappiamo che sono proposte irrealizzabili, visto il debito pubblico, i vincoli di bilancio, ecc… Sull’attendibilità delle promesse fatte basti ricordare la recente Conferenza nazionale sulla Famiglia, di fatto completamente “dimenticata” dall’ultima legge di stabilità. Abbiamo davanti una nuova legislatura: non ha senso quindi procedere per una tantum, con provvedimenti pensati solo per catturare consensi: dobbiamo programmare interventi strutturali di medio e lungo termine. Serve un piano industriale propulsore di una crescita vera, reale, costante e omogenea su tutto il territorio nazionale. Servono una rete efficiente di trasporti, intensificare la lotta al crimine organizzato e investire sulla formazione del capitale umano. Sempre nel rispetto della sostenibilità ambientale, ma attenti anche a creare le condizioni per superare tutta una serie di “No” che bloccano ogni forma di investimento, pur se indispensabile al Paese (Ilva e questione rifiuti ne sono esempi). La realtà è che solo una ripresa economica complessiva può dare risposte e un lavoro vero, buono e continuativo ai giovani, e non solo a loro. 2) Con i giovani dobbiamo essere trasparenti e non fare proposte illusorie e irrealizzabili, che finirebbero con l’aumentare la sfiducia e la disaffezione lasciando campo libero ai populismi. Dobbiamo fare un ragionamento chiaro sulla formazione, sempre più “fattore chiave”, che richiede investimenti ’veri’: una formazione che non sia generica ma miri a creare figure professionali in grado di governare gli strumenti complessi del nostro tempo. 3) Sono tante le cose che servono per rilanciare la natalità e sostenere le nuove famiglie: dal bonus bebè, a sgravi fiscali mirati per i nuclei numerosi… Ma in primis serve ridare fiducia e speranza al Paese e alle nuove generazioni: quindi un lavoro buono, coerente con i corsi di studio, un welfare che permetta di conciliare lavoro e famiglia, politiche abitative che incentivino i nuovi progetti familiari (il tema della casa è ancora molto sentito in tempi di precarietà). Insomma, c’è un’emergenza e ben vengano anche i bonus, ma è indispensabile un impegno di medio e lungo termine. Su tutto ciò si misura l’adeguatezza di un governo: il metro di valutazione sta nelle risposte che dà sulle politiche del lavoro e per un welfare adeguato alle nuove esigenze. Salvatore Martinez (RnS): La società come motore e nuovi leader formati dal basso Presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo 1) Sembra quasi che sia sempre troppo quello che le forze politiche propongono e poi stentano a realizzare, quando, alla resa dei conti, serve una vera “rivoluzione” che decentri sulla società civile il vero motore dello sviluppo. Spesa sociale, innovazione tecnologica, infrastrutturazione del Meridione, implementazione di un welfare a misura di famiglia, riforma del sistema fiscale, un vero patto occupazionale e generazionale sui migliori standard europei in materia di lavoro, non possono più tardare nell’agenda del nuovo Parlamento. 2) Occorre ripartire dal Discorso di Papa Francesco in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze 2015, un programma di laicità cristiana di grande portata storica. Una risposta è il Progetto nazionale “LAB.ORA 1000 giovani per una leadership di servizio”. Un’iniziativa innovativa e interdisciplinare, che raduna un esperto e rappresentativo gruppo di laici, ecclesiastici e accademici del Paese, che hanno deciso di mettersi in gioco sul piano della testimonianza personale, gratuita e generosa, a servizio di giovani che si distinguono segnalati dagli stessi Vescovi. Lo scopo è quello di creare una nuova generazione di leaders, in special modo attraverso l’innovazione nella valorizzazione delle risorse territoriali e delle buone prassi in modo sistemico. Servono padri e testimoni che si mettano a disposizione dei figli, dei giovani, senza servirsene, ma servendo un loro nuovo protagonismo sociale e politico, proprio a partire dalle comunità dove essi vivono. Serve una nuova classe dirigente. Servono nuovi modelli e nuove rappresentanze sociali. E un leader non s’improvvisa, né s’impone dall’alto! 3) La crisi dell’istituto familiare è figlia di una scarsa voglia di futuro che sta passando tra le due generazioni a cavallo del secondo e terzo millennio. Una sorta di egoismo generazionale che ha abdicato a una cultura della vita e all’educazione cristiana. Tanti ritardi vanno colmati e pochi sono disposti a guardare lontano: nelle case, nelle scuole, nelle chiese, nelle istituzioni. Le misure sono da tempo proposte, ma è la volontà sistemica che manca. É più facile, infatti, fare della famiglia un “oggetto” e non un “soggetto”, così da ridurla al malato da curare più che vederla come il medico che può sanare e risollevare una società impoverita e rassegnata. Saprà il nuovo Parlamento guardare la realtà senza compromessi ideologici, ascoltando il grido di giustizia e di equità sociale che viene da tutte le famiglie? Se lo Stato salva la famiglia, la famiglia salva il Paese! Rosalba Poli e Andrea Goller (Focolari): Un buon mercato, imprese responsabili e cittadini attivi Responsabili del Movimento dei Focolari in Italia Dal confronto con quanti nel nostro Movimento sono coinvolti più direttamente in ambito politico, sono emerse delle prospettive di fondo: il buon mercato, la buona politica, le imprese responsabili e la cittadinanza attiva dei consumatori e risparmiatori critici. Da realizzare attraverso alcune proposte:
2) Aiutiamo i giovani a tirar fuori i propri talenti, a sognare mete alte: questo il compito di noi adulti e di una società che si vuole “generativa”, valore sotteso a tutta la nostra Costituzione. E quindi, spianiamo le strade di accesso alla partecipazione: dalle elezioni di un rappresentante di istituto, ai consigli comunali <+CORSIVOA>junior<+TONDOA>, a tutte le forme che possano avvicinare alla gestione della cosa pubblica. Come sostenerli? Potenziamo l’alternanza scuola-lavoro in modo creativo, favoriamo le opportunità di viaggiare, inseriamo i giovani e le loro idee nei servizi per il territorio, ma soprattutto, attiviamo un canale di ascolto, che significa investire tempo, spostare schemi mentali, aprirsi a elementi di rottura, rischiando la sicurezza del “si è sempre fatto così”. In una parola, amiamo tutto ciò di cui le nuove generazioni sono portatrici. 3) In contrasto con la Costituzione, la legislazione italiana di fatto penalizza chi decide di accogliere un figlio. Il fenomeno della denatalità è più complesso per chi, sperimentando la mancanza di futuro, si sente condannato all’incertezza. Le misure una tantum o i bonus incentivanti sono espedienti inefficaci davanti a una precarietà che interessa gran parte dei giovani come delle famiglie. La piaga di una diseguaglianza crescente si cura con l’accessibilità effettiva ai servizi sociali di qualità e con un lavoro degno che non sia minacciato nei suoi diritti fondamentali. Ciò comporta la necessità di scelte strutturali in sede di bilancio che salvaguardino, ad esempio, la sanità come l’istruzione pubblica e una politica della casa sottratta alla speculazione finanziaria. Barbara Battilana e Matteo Spanò (Agesci): Dare fiducia ai giovani perché sviluppino i talenti Presidenti Comitato Nazionale AGESCI 1) Non siamo in grado di suggerire ricette, ma possiamo sottolineare alcuni aspetti importanti che andrebbero considerati quando si affronta l’annoso tema del lavoro e del mondo giovanile. La capacità di innovare, di creare opportunità di crescita e occupazione trarrebbe impulso da un incremento degli strumenti di sostegno e facilitazione alla creazione di impresa. I giovani hanno talenti e nuove idee da sviluppare, occorre una struttura sociale che sia feconda nell’accogliere questa positiva voglia di mettere in gioco le proprie competenze e i propri talenti. Pensiamo, ad esempio, all’accesso al credito, ma pensiamo anche che il lavoro è la condizione per esercitare la piena cittadinanza, nello spirito della Costituzione, e che – quindi – deve poter produrre valore sociale e contribuire a quel patrimonio di umanità e di coesione sociale che è il senso vero dello sviluppo. Dare Fiducia ai giovani è una strada da percorrere. Significa riconoscere e incoraggiare questa spinta di “generazione” capace di dare forma a quel desiderio di Bene che genera sviluppo, non solo come crescita economica ma anche e soprattutto come equità e giustizia umana. 2) La distanza delle nuove generazioni dalla vita politica e sociale non può che crescere se continuiamo a pensare che non siano possibili contaminazioni tra generazioni. Non serve un giovanilismo sterile, o l’idea di “quote giovani”. Serve un percorso comune di rappresentanza, partecipazione, anzi ancora meglio: i giovani, chiamati a contribuire, sapranno abitare gli spazi del presente ed il tempo in divenire della loro storia. Non dobbiamo dare loro l’idea di essere dentro un recinto protetto, che una retorica sul mondo giovanile propone con sempre più forza. Se chiamati ad un protagonismo autentico, i giovani non possono non innamorarsi di quell’arte del possibile che è la Politica, che oggi deve ritrovare la forza immaginativa (e perciò generativa), quella forza che incide nella storia quando vi penetra, appunto, per contaminazione. 3) Tutte le politiche volte a premiare il coraggio di generare futuro sono politiche buone. Non si intende solo sostegno economico – sicuramente fondamentale – ma anche prospettiva culturale, di studio ed educativa, di inclusione, insomma umana. Contributi economici ed agevolazioni fiscali sono importanti, ma pensiamo anche a strutture sociali, educative, sportive e culturali, come spazi e occasioni per crescere e luoghi di umanità in cui abitare. Gabriella Serra (Fuci): Valorizzare l’apprendistato e dare stabilità alle nuove famiglie Presidente Nazionale FUCI 1) È necessario intervenire in maniera organica, andando a consolidare e ripensare la formazione professionale all’interno del sistema educativo. Tanti sono i giovani che non vogliono proseguire negli studi superiori: lo studio è vocazione e non tutti siamo chiamati a svolgere lo stesso lavoro. Al giovane va data la possibilità di apprendere la materia per la quale si sente portato, insegnando un lavoro e valorizzando l’apprendistato. Per favorire l’occupazione dei giovani laureati, occorre investire in stage e posti di lavoro che siano retribuiti: non si può chiedere di lavorare gratis e per ottenere un lavoro non si può pretendere un curriculum di esperienze se l’esperienza bisogna farla sul campo. Investire nel giovane è la risposta concreta. Non con investimenti a fondo perduto, ma occorre investire sul merito, sulle idee, sulle potenzialità. Il giovane non può essere ostacolato dalle tasse, dall’eccessiva burocrazia, dal non avere sicurezze. Non vuole fare il mantenuto, ma vuole lavorare, ideare per poi investire lui stesso a sua volta. Vuole poter essere lui la macchina che contribuisce a far muovere il sistema. Quindi investimenti veri e propri in progetti concreti, reali e realizzabili. 2) Nella società di oggi i giovani sono spesso lasciati ai margini. Non ci si può dimenticare che il giovane è il futuro della società. Ha bisogno di essere accompagnato. Le nuove generazioni hanno voglia di impegnarsi, di darsi da fare, ma bisogna lasciare loro spazio per respirare e per agire, perché non ci si può sentire soffocati dal peso e dal controllo degli “adulti” che continuano a voler essere protagonisti e a fingere di fare i giovani. Per evitare il distacco delle nuove generazioni dalla partecipazione politica e sociale, bisogna iniziare ad essere sinceri e limpidi nei progetti e nella realizzazione di questi. I giovani si allontanano perché non vedono più un ideale nella vita politica del Paese, non vedono più la voglia di combattere per qualcosa in cui si crede davvero. Il giovane ha bisogno che la politica sia credibile. La classe politica è spesso molto, troppo anziana, ancorata alle sue poltrone senza voglia né capacità di ascoltare le nuove generazioni che sono il futuro della società. 3) Per favorire la formazione di nuove famiglie e di conseguenza le nascite è necessario creare stabilità e sicurezza lavorative. Il giovane, infatti, ha bisogno di sentirsi supportato, di non essere solo, ma allo stesso tempo di camminare da solo nella creazione del proprio futuro. Molto spesso si commette l’errore di pensare che i giovani non credano più nel valore della famiglia. Questo, a prescindere dalla fede, non è affatto vero. I giovani vogliono costruire una famiglia, ma si sentono spaventati e scoraggiati dalla situazione di precarietà che vivono fino al raggiungimento, se tutto va bene, dell’età adulta. Quindi qual è la soluzione? Sempre la stessa: investire e credere nel giovane, lasciandogli il giusto spazio di azione.
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