In Sardegna le ferrovie esistono dall’Ottocento ma la politica le ha dimenticate [di Franco Annunziata]
In Sardegna esiste una leggenda metropolitana che vuole che nell’ Isola non esistano le ferrovie. E’ quindi necessaria una cultura che affermi il contrario partendo dalle realtà esistenti di linee a scartamento ordinario, di linee a scartamento ridotto e di linee turistiche (mi si dice di 450 km, probabilmente comprensivi di alcune linee a scartamento ridotto). Si tratta di infrastrutture che indubbiamente, ma non totalmente, vanno adeguate nei tracciati e nei mezzi di trasporto, se si vuole dare un’alternativa all’uso forzato della propria autovettura¸ ma questo significa anche che non è sufficiente che i tempi di viaggio siano uguali a quelli dati dall’autovettura. Deve essere un servizio più sicuro, più confortevole e più veloce. Non abbiamo un Piano Regionale dei Trasporti approvato dal Consiglio Regionale, e deve essere tale perché esso contiene scelte politiche di organizzazione del sistema dei trasporti, che concorra a determinare l’ organizzazione del territorio. Il Consiglio Regionale, tanto attento alla Legge Urbanistica, deve comprendere l’ importanza strategica del Piano Regionale dei Trasporti. Nel lontano 1980, a Roma/Palazzo dei Congressi, si tenne la prima – e forse unica – Conferenza Nazionale dei Trasporti; ne nacque una parola d’ordine – sistema integrato ed intermodale. Questo concetto avrebbe dovuto guidare le pianificazioni e le progettazioni anche del territorio: è rimasta parola inascoltata. Il governo del territorio, del sistema dei trasporti, e quindi della mobilità interna e rivolta verso l’esterno, deve essere fondato sul concetto di sistema integrato ed intermodale, che significa sinergie tra infrastrutture e modi di trasporto. Il P.R.T. deve avere come obiettivi prevalenti la continuità territoriale (e quindi l’accessibilità territoriale), e la realizzazione dei differenti reti/nodi di trasporto rispondenti ai concetti di integrazione ed intermodalità. Gli stessi interventi infrastrutturali – ambientalmente ed economicamente sostenibili – che ne deriveranno, che si tratti di adeguamento e/o di nuova realizzazione, devono essere progettati e realizzati secondo obiettivi, criteri e priorità che siano espressione di una visione di sistema. E’ tempo di superare le contrapposizioni tra i diversi modi di trasporto ed è tempo di vedere le complementarietà tra strade e ferrovie, le interconnessioni tra queste ed i porti e gli aeroporti e, nelle aree urbane, l’integrazione tra infrastrutture/linee di trasporto collettivo, le biciclette e le aree/strutture per la sosta ed il parcheggio. E’ tempo di creare una nuova cultura dei trasporti, come elemento importante delle pianificazione territoriale, superando l’usuale concezione delle infrastrutture viarie – utili unicamente allo spostamento di cose e persone – per pensarle come parti di un disegno di riqualificazione funzionale, ove le stesse periferie siano oggetto di attenzione colta e parte integrante di una nuova organizzazione urbana, fondata sul superamento del rapporto di dipendenza tra centro e territorio periferico e marginalizzato.
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