L’uomo che salvò l’Anfiteatro [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 23 gennaio 2018. La città in pillole. L’Assemblea Generale dell’ONU ha proclamato Giorno della Memoria l’anniversario del 27 gennaio 1945, quando l’Armata Rossa entrò ad Auschwitz e mostrò al mondo l’orrore. Hannah Arendt lo riassunse in “La banalità del male” che tutti interpella ogni volta che diminuiscono memoria e umanità. Il primo passo verso l’orrore è infatti la progressiva crescita  dell’amnesia storica e del negazionismo.

Per ovviarvi chi fa parte della società educante  deve assumersi la responsabilità di praticare un’intensa pedagogia della memoria; si scoprirebbe che anche nell’isola il fascismo ebbe il suo carnet di vittime. Non solo Gramsci, Lussu, Spano, Mannironi ma tanti invisibili di cui è necessario ricostruire geografie, biografie, genealogie. Tra essi confinati e vittime delle leggi razziali.

A Cagliari una di queste ultime, Doro (Teodoro) Levi, sarà ricordata sabato dall’ Accademico dei Lincei Louis Godart. Fu professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana a Cagliari, dove fu anche Soprintendente  alle Opere d’antichità e d’arte della Sardegna dal 1935 al 1938, quando, nell’ottobre, fu costretto all’esilio. Sono suoi gli scavi della necropoli neolitica di Anghelu Ruju ad Alghero, dell’insediamento nuragico di Serra Orrios a Dorgali, delle necropoli punico-romane di Funtana Noa, Abba Ona, Juanne Canu ad Olbia.

A Cagliari, a monte del Palazzo delle Poste, la cui messa in opera nel 1927 aveva restituito una testa di Iside/Venere, sposa di Osiride/Adone, nel luglio del 1938 iniziò lo scavo del tempio di via Malta, dedicato al loro culto, e identificato con quello tetrastilo raffigurato in una moneta della fine del I sec. a.C. che ha nel dritto i sufeti punici Aristo e Mutubal Ricoce.

Doro Levi, tornato  in Italia nel 1946, non dimenticò Cagliari. Salvò l’Anfiteatro dalla distruzione. Vi eseguì scavi e rivide il rilievo di Vincenzo Crespi del 1866. Secondo le metodiche del tempo, ricostruì porzioni del settore orientale; e definì il podio, le gradinate in diversi ordini, gli accessi a questi e i relativi corridoi coperti, i passaggi dal podio all’arena, gli ambienti per gli animali.

La Sardegna e Cagliari, nell’80° dell’esilio, celebrino, dedicandogli finalmente scuole, musei, piazze, colui che salvò dall’oblio generazioni di Sardi e arricchì il mondo con i loro oggetti.

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