Il Museo della Memoria [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 30 gennaio. La città in pillole. Si spera sia la parola più frequentata specie da quando per l’ONU è il fulcro dell’anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Si chiama memoria e abbiamo l’obbligo di insistere che non sia svuotata di senso ma agita, quotidianamente, perché non si ripeta quella vergogna e sia impedito che a ogni essere umano non sia possibile autodeterminarsi. Agire memoria è allora qualcosa di più che ricordare; ha un ruolo attivo che oltrepassa le condizioni ostative che impediscono a un singolo o a una comunità di dimenticare. E’ parente di quell’adagio ciceroniano su cui i professori insistevano: memoria minuitur nisi eam exerceas. Ammoniva anche che Temistocle sapeva a memoria il nome di tutti i cittadini e Cicerone stesso quelli di padri e avi dei viventi mentre rinnovava il ricordo dei morti leggendo le iscrizioni funerarie. La memoria non è dunque l’estemporaneità o la retorica di un momento. Non a caso Mnemosyne personificazione della memoria, figlia del cielo e della terra, colei che aveva dato i nomi alle cose, era la madre delle nove muse; prova che il compito delle arti è soprattutto costruire e tramandare memoria. La modernità ha inventato un luogo deputato. Si chiama museo e per il Codice dei beni culturali e del paesaggio è «struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio». In Sardegna sono assenti quelli dedicati alla storia recente. E’ ormai tempo che a Cagliari vi sia un luogo dove raccogliere la memoria di coloro che il fascismo mandò al confino nell’isola; dei sardi che morirono nei campi di concentramento, alle Fosse Ardeatine; dei dipendenti pubblici cacciati con le leggi razziali ma anche della lunga e rimossa storia degli ebrei nell’isola. Nel 2008 (17/20 novembre) la Regione Sardegna, l’Università, altre prestigiose istituzioni organizzarono a Cagliari il Convegno Internazionale Gli Ebrei in Sardegna nel contesto mediterranea. La riflessione storiografica da Giovanni Spano ad oggi, a sottolineare che l’illustre studioso, scevro da pregiudizi, aveva pubblicato nel 1875 una Storia degli ebrei in Sardegna. Le istituzioni cittadine e regionali riprendano quell’intuizione e non aspettino il 90° del Giorno della memoria per promuovere il Museo della memoria della Sardegna. *Foto: Museo della memoria. Caen -Normandia |