I luoghi, i progetti e il futuro [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 13 febbratio 2018. La città in pillole. Topologia è parola antica che, nel suo primo senso, significa studio di un luogo. Il suo ampliamento ai territori della linguistica, della matematica, della filosofia la riferisce anche ai campi disciplinari della geografia delle parole, delle teorie filosofiche, delle formule matematiche. Descrivere i luoghi implica, di conseguenza, frequentare diverse discipline interdipendenti e pensarli in una dimensione in cui l’essere è necessariamente centrale. E’ altro amministrarli? No di certo. Lo si legge nel Protagora, dialogo di Platone, in cui Socrate interpella il suo interlocutore sul governo della città, sulle technai (virtù) necessarie per amministrarla, sulla trasmissione di queste. Per il filosofo greco non può esserci una città i cui luoghi non siano connessi all’essere, alle technai, alle pratiche educative. Il suo governo è summa di valori etici: sapienza, temperanza, giustizia, santità trovano sintesi in quella techne, vertice delle altre, che si chiama politica e che, come le altre, è trasmissibile perché oggetto principe della pedagogia. Ogni volta che è agita pienamente fonda democrazia. Nel caso di una città di lunga durata come Cagliari, dove persino il nome si retrodata di circa quattromila anni, il rapporto essere-tempo-spazio è inscindibile. Pare il tratto peculiare di un’unitarietà originaria che si perde nella notte dei tempi. Non si possono immaginare, per citare una delle fasi della storia della città, le diffuse presenze neolitiche nel monte Sant’Elia, nel sito dove insiste il Consiglio regionale, nel Molentargius, a Santa Gilla, a Monte Claro se non come manifestazione dell’esser-ci dell’essere che va oltre la residua cultura materiale conservata nel Museo Archeologico. Ridottissima rispetto all’intensità di quegli illimitati primi millenni. Gli infiniti vuoti che si registrano, lungi dall’essere mancanza o assenza, accentuano la densità di cui scandiamo, come ragionieri, la temporalizzazione. Non di scoperte di domus, di grotte, di terme, di mura allora si tratta ma di un continuo disvelamento intrinseco allo spazio dell’insediamento. E quindi non tanto di succedersi di eventi quanto della storia dell’essere che attende maggiore cura. Solo così è possibile il progetto della città futura. L’assenza della prima pregiudica il secondo. |