Il rispetto della forma urbana [di Maria Antonietta Mongiu]

cagliari

L’Unione Sarda 20 febbraio 2018. La città in pillole. Una delle domande più frequentate insiste su cosa sia la città contemporanea. Le risposte possono declinarsi in molte definizioni a seconda delle aggettivazioni usate. Qualcuna di queste assurge al rango di invarianza: la forma urbis e la relazione col territorio.

Nel caso di Cagliari interpella luoghi che valicano la cintura daziaria per approdare ad uno spazio definito città metropolitana che una riforma ha sovrapposto alla provincia.

Nell’attuale forma urbis di Cagliari, dalle stratificazioni millenarie, riconosciamo una serie di tappe, niente più che tessere,  restituite da fonti archeologiche, archivistiche, o cartografiche. Tra le ultime la più celebre, rappresentazione della città di pietra ma anche insostituibile immaginario, è  la xilografia Calaris Sardiniae Caput di Sigismondo Arquer, edita a Basilea nel 1550,  contenuta nella  Cosmographia Universalis del luterano ed ex francescano Sebastiano Munster.

Vi si legge: “ Ha tre sobborghi questa città, come dichiara la dipintura qui aggiunta ed è cinta di fortissime mura”. L’ insuperata rappresentazione della città murata del  magistrato cagliaritano, che accomuna Cagliari alle più celebrate città europee, fu ragione dell’accusa di eresia e della sua condanna al rogo nel 1571 a Toledo.

Complessità ed eterodossia  di Arquer nella descriptio urbis rispetto ai conformismi locali, stravaganze e spleen di luoghi e di persone diventano il fascinoso intreccio di storia e di invenzione in Le fiamme di Toledo di Giulio Angioni in cui le interdipendenze tra passato e presente sono la cifra di Cagliari.

Quella forma urbis è il palinsesto resiliente anche con i piemontesi nonostante le mille modifiche, la Strada Reale,  i Piani regolatori che, abbattendo le mura, rimettono in dialettica la rocca e la città d’acqua.

Ma sarà la rappresentazione di Cagliari e della prima cintura di borghi di Alberto La Marmora nel 1833 l’impronta della relazione fondante tra l’antica metropoli (città madre), le sue gemmazioni o le conferme di antichissimi insediamenti.

Quella madre, nodo di una rete la cui matrice affonda nel neolitico e si consolida in periodo nuragico per diventare città- territorio, accogliere o andare per il mondo, oggi soffre. La città dell’oggi non riconosce più le antiche reciprocità metropolitane o le riduce a sparse membra.

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