Corpo e sapienza: paura delle donne [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 6 marzo 2018. La città in pillole. E’ Giacomo Leopardi che più di altri rielabora l’antico come metafora della modernità mentre sta varcando le porte della polis contemporanea. Ma la sua rivoluzione non abita nelle “magnifiche sorti e progressive” quanto nei modi in cui la donna si autodetermina come protagonista della sua vita e della sua sessualità. La geografia e il racconto di questa, da millenni principium individuationis, tra osceno e sacralità, del femminile, andavano modificandosi. Già nel Settecento, la mutazione antropologica con il romanzo erotico e sentimentale, la filologia, l’archeologia, il museo, la moda ci consegna intellettuali che parlano con voce diversa e qualcuna con voce di donna. La discontinuità si coglie in “Aspasia”, scritta a Napoli nel 1834, in cui l’io narrante si identifica sia col poeta sia con la donna che l’antichità riconobbe come amante di Pericle, colta e intelligente, ma per molti una prostituta. Nei versi di Leopardi s’intravvede un sottotesto sulla paura della sapienza delle donne e del loro corpo. Non a caso donne autonome e sapienti come Elena, madre di Costantino, o Teodora, moglie di Giustiniano, sono raccontare di origine ancillare o postribolare. Viene il sospetto che l’antica prostituzione sacra, ovvero la mercificazione della sessualità e la sua trasfigurazione, non sia altro che la nobilitazione della schiavitù sessuale o della prostituzione. Femminili le divinità preposte dal Vicino Oriente all’occidente. La “madre” di tutte si chiama Astarte. Oscura nell’origine è, nell’ascendenza fenicia e nei sincretismi col nome di Tanit, Afrodite, Venere, signora della geografia urbana di Cagliari perché si manifesta in tombe, in edifici pubblici e privati. Una tradizione vuole la sua residenza, dedicata alla prostituzione sacra, nel monte Sant’Elia, perchè nel1870 Filippo Nissardi vi rinvenne un’iscrizione, in caratteri punici, con la dedica di un altare. L’uso del materiale di spoglio a Cagliari interroga sulla provenienza del reperto e sul sito. Gli studi di Vinciane Pirenne-Delforge, storica delle religioni, chiamata l’anno scorso al Collège de France, e di altre studiose stanno mettendo in dubbio le fonti antiche e gli studi sulla prostituzione sacra preferendo tematizzare la storia della donna antica sottraendola alla mitopoetica e alla falsificazione. |