Bitti: La centrale eolica che avanza e il silenzio di un paese [di Diego Asproni]

Bitti

All’inizio spuntavano in Su Campu, Santu Juanne, Berchiniai, Sa Patzata, Santu Matzeu, nelle cime e nei crinali battuti dal vento, nell’orizzonte lontano. Ora le vediamo nascere a poca distanza dal paese.  Dopo aver visto spuntare l’ultima, alta, dietro i tetti del liceo, aspettiamo la prossima magari a Cucureddu o a Sant’Elias, sopra l’abitato.

Di chi sono le pale eoliche? Alcune sembra siano proprietà di aziende agricole del posto, altre si dice siano di imprese straniere, francesi forse. Società che per sistemare una pala in un terreno privato pagano 20.000 € subito, o un canone di affitto di 200 € mensili per venti anni. Insomma, nel nostro territorio abbiamo una centrale eolica da 2,5 MW, con 30-40 pale.E’ un investimento importante, forse cinque forse dieci milioni di euro. Ma per dire il vero sappiamo poco, molto poco. Sappiamo poco e sembra che siamo anche poco interessati a conoscere. Eppure è una faccenda che ci riguarda. E’ il nostro territorio coinvolto, quello più lontano e anche quello vicino alle nostre case.

Non dobbiamo preoccuparci? Oppure si? Ci sono rischi di inquinamento acustico? Paesaggistico? Perchè di una presenza così importante si parla così poco? Perchè neanche una parola nel programma elettorale e nelle dichiarazioni programmatiche all’atto dell’insediamento del Consiglio Comunale?

La storia si ripete sempre, ma noi facciamo fatica a ricordare. Centocinquanta anni fa accettammo la distruzione delle nostre foreste: i nostri alberi divennero traversine per le ferrovie europee. I sardi si convinsero di vivere da sempre in un’isola arida e spoglia: persa la memoria della foresta con gli alberi alti 30-40 metri.

Cento anni fa le società minerarie francesi erano presenti nell’Iglesiente e anche a Lula. Portavano via la ricchezza e qui lasciavano 60 centesimi di paga giornaliera. Della petrolchimica che ha ingoiato migliaia di miliardi nulla è rimasto. Solo le malattie e i tumori, in eredità. Inquinato il territorio, distrutta l’economia agricola.

Quaranta anni fa arrivò a San Giovanni a Bitti, un imprenditore tessile. Il miracolo delle quattro fabbriche e delle 180 operaie che trovarono lavoro durò appena 12 mesi.Poi, intascati i dieci-venti miliardi del tempo,  il bergamasco se la svignò senza che nessuno gli chiedesse nessun conto.E il paese si avviò ad essere abbandonato:  dal 1981 al 1991 perdemmo 1000 abitanti.

A chi conviene questo affare delle pale? Non mi sembra poi un grande affare, 200 € al mese di affitto in cambio di una servitù che ricade non solo sul terreno, ma anche nel paesaggio. Chi è che ci guadagna veramente? A cosa serve chiedere riconoscimenti all’UNESCO sulla bellezza e unicità del nostro territorio, se poi noi stessi non siamo capaci di apprezzarne e tutelarne il valore?

A che serve far parte del  PARCO DI TEPILORA se non esistono vincoli e luoghi da rispettare? Sessanta e cinquanta anni fa vennero cancellati gli affreschi nella volta della chiesa di San Giorgio e venne distrutta la chiesa di Nostra Segnora del Miracolo. Anche allora buona parte del paese rimase muta, aspettando la distruzione. Ma con il passare degli anni, il rimpianto per quella grave perdita si è fatto strada nel cuore di ognuno di noi e non ci ha più lasciato.

Stiamo attenti: il destino di un territorio non è segnato da una strada obbligata.Possiamo, dobbiamo essere noi gli artefici del nostro destino. Non possiamo venderci per così poco. (Così scrivevo il 3 luglio del 2017)

Ora, a metà febbraio 2018, da una denuncia del deputato Mauro Pili, veniamo a sapere di una grande centrale eolica da 45 MW, progettata nelle montagne dei comuni di Bitti e di Orune.  A leggere il progetto, presentato al Ministero dell’Ambiente il 29 dicembre 2017, capiamo subito che i guadagni andranno alla Società Siemens-Gamesa.

Il vento, la risorsa dei paesi delle alture, diventato energia  e ricchezza da esportare non porterà nessun beneficio a Bitti e Orune.I territori di queste comunità, anzi, verranno danneggiati nell’immediato e nel tempo, irrimediabilmente. Questa centrale eolica (ma anche le altre pale già installate nel territorio) ci impoveriscono perchè prendono molto senza lasciare nulla di significativo in cambio.E’ nostro dovere lottare per fermare questa rapina.

Bitti 5 marzo 2018

 

One Comment

  1. Sella Vittorio

    Contro la pirateria moderna in forma di poesia

    Le memorie natie
    di Vittorio Sella

    Siano tenuti lontani dai nuraghi
    i moderni faccendieri,
    se amore c’è in questa terra.
    Che non vedano pozzi sacri,
    tombe di giganti
    e antiche pietre
    in cerchi crescenti senza calce.

    Le memorie natie
    lasciatele sotto il cielo
    coperte di siepi e spine.

    I mercanti del vento
    teneteli lontani
    dalle cime dei monti
    e dalle torri.
    Perché amano
    lo stridore
    del ferro che ruota
    con raffiche di vento
    a coprire il canto degli antenati.

    Le memorie natie
    non sciupatele,
    non spartitele nei mercati.
    Vegliatele silenti nel tempo.
    Solo cosi vivranno
    nel grembo della madre terra.

    Da “Versi per un’isola ferita”
    NovaConnoschentzia 2017

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