Il Parco Eolico di Sa Gomorretta; una ferita nel cuore della Sardegna! [di Mauro Gargiulo]
Come se non bastassero le proposte di Centrali termodinamiche nel Campidano di Cagliari e nel Nord Sardegna, le serre fotovoltaiche di Narbolia e di Campu Giavesu integrate da una coltre di pannelli solari da tempo distesa sul suolo sardo, la frammentazione dello skyline dei crinali montani indotta da torri e rotori, ecco spuntare la proposta dell’ennesimo campo eolico in un santuario della memoria e del paesaggio sardo quale è quello che abbraccia i territori di Bitti e Orune. La speculazione energetica non conosce soste, né ritegno, e continua a fare incetta di suolo e risorse isolane, mentre una classe politica, pur delegittimata dalla recente tornata elettorale, assiste passiva, incapace anche di mera indignazione. I tredici aerogeneratori, governati in remoto, alti 145 mt (un palazzo di 50 piani!), che si vorrebbero impiantare a sa Gomorretta a un tiro di schioppo da Bitti, su uno di quei rari pianori destinati da secoli all’allevamento dovrebbero essere, secondo la proponente Siemens- Gamesa, non solo immuni da impatti ambientali negativi, ma costituire l’ennesima proposta di volano economico per un territorio reso esangue dalla modernità nelle sue migliori risorse. Ma Bitti non ci sta! Le donne, ancora una volta le donne sarde, prendono le redini della comunità e respingono l’ennesimo tentativo di predazione da parte di una multinazionale nei confronti della Sardegna, costituendo il Comitato popolare Santu Matzeu, ennesima risposta collettiva all’arroganza del capitale. Ed a fianco a loro sono gli intellettuali e gli artisti, la radice autentica della cultura identitaria. Esemplari in tal senso sono gli articoli di Bachisio Bandinu e Diego Asproni, apparsi di recente sui quotidiani regionali. Esemplari sia per la complementarità sinergica dei contenuti, sia per la spontanea manifestazione di amor filiale che trasuda da ogni lemma dei due scritti. Essi sono la voce dell’intera comunità e soprattutto di quel mondo pastorale che nella dignità del silenzio cerca con diuturna fatica risposta al suo diritto di esistere. E’ quel diritto che noi ambientalisti ci ostiniamo a tutelare e che i falsi profeti della modernità calpestano ed è in difesa dell’inalienabile principio dell’autodeterminazione delle comunità che Italia Nostra ha fatto la sua scelta di campo. La speculazione energetica ha ormai da tempo messo le mani sulle fonti rinnovabili, supportata da una disponibilità di capitali spesso di dubbia provenienza e da una legislazione permissiva che ha utilizzato il grimaldello della deregulation per scardinare l’armatura della pianificazione. Un attacco senza precedenti all’ambiente ed al paesaggio che ha costretto noi, da sempre paladini della diffusione distribuita delle rinnovabili, a dover difendere territori e comunità dalla concentrazione dei sistemi industriali di sfruttamento. Ancora una volta il Mida-Capitale ha trasformato nella ricchezza di pochi quella che poteva e doveva essere un presa di beneficio collettivo. Le cospicue risorse economiche drenate dallo Stato ai cittadini inconsapevoli si sono trasformate per incanto nella tragedia dei beni comuni e nella rendita passiva del capitale finanziario. E’ in conseguenza del perseguimento di una tale logica distruttiva che da tempo siamo costretti a combattere con armi spuntate l’ennesimo sacco dell’immensa risorsa della Sardegna: i giacimenti energetici. Bitti, come Cossoine, Gonnosfanadiga, Guspini, Decimoputzu, S.Quirico, Vallermosa, Villasor, Narbolia e tante altre comunità hanno quasi per partenogenesi visto la nascita di Comitati, sorti a difesa dei territori, inedita forma di partecipazione democratica, nuova coscienza civile, destinata , ne siamo certi, a sostituirsi ad una classe politica autoreferenziata, incapace di esercitare una Governance del territorio se pur limitata alla sola formulazione normativa, che pretende, dulcis in fundo, di dare lezioni a “Scuola di paesaggio”! *Referente Italia Nostra Sardegna Settore Energia |
Sempre lo stesso film che si proietta, riavvolge e riproietta in Sardegna sempre uguale da oltre 15 anni in qua. E perché? Perché gli anticorpi culturali e istituzionali di questa nostra Isola non riescono ad espellere un approccio totalmente subalterno rispetto ad ogni iniziativa industriale che si dispieghi abilmente camuffata con il colore “verde” nel miraggio di una ricchezza che vale solo collanine per qualche appassionato ma che ipoteca e svende quella di un intero popolo ovvero il suo capitale naturale. Anche stavolta non si doveva arrivare a discutere sul si o no al progetto di centrale eolica industriale (non “parco” eolico) di Gomoretta. Semplicemente gli anticorpi istituzionali (piani, leggi e governi) avrebbero dovuto rendere chiara dall’inizio l’impossibilità di stravolgere l’ambiente di Gomoretta. Ma tant’è che siamo ancora qui a dolerci di intraprese così devastanti da oltre 15 anni in qua (vedasi per esempio quella non distante di Budduso’ nell’omonimo altopiano) senza che coloro cui è affidato il compito inequivocabilmente e democraticamente di impedirle si assumano le responsabilità di farlo. Viva a chi almeno dissente perché oggi come oggi in questa nostra Isola vuol dire che ha proprio un bel coraggio!